Alla ricerca di Dory: la recensione del sequel di Nemo

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Nel 2003 Disney e Pixar hanno collaborato all’uscita nelle sale cinematografiche del film d’animazione Alla Ricerca di Nemo. La storia, parla delle avventure del pesciolino Nemo, che si perde nell’oceano e viene ritrovato da suo papà, con l’aiuto di Dory, pesce chirurgo.

La storia di Nemo ha colpito grandi e piccini, affrontando importanti aspetti della vita, come la disabilità e l’iperprotezione dei genitori verso i bambini.

A tredici anni di distanza dall’uscita del cartone di Nemo, nel 2016 è arrivato nelle sale cinematografiche il sequel Alla ricerca di Dory, realizzato dalla Pixar.

Alla ricerca di Dory: la recensione

Nella parte iniziale di Alla ricerca di Dory, è spiegato finalmente cosa stesse cercando Dory nel primo film durante l’incontro con Marlin. La pesciolina stava cercando i suoi genitori, infatti come Nemo anche Dory si è persa quando era piccola, ma per colpa della sua scarsa memoria se ne dimentica con il passare del tempo.

La trama del film prosegue con Dory, che dopo un anno dalle avventure alla Ricerca di Nemo, vive assieme ai pesci pagliaccio. Dory a causa dei suoi problemi di memoria non è molto amata dagli altri pesci, tra cui NemoMarlin. Improvvisamente, in lei tornano alla mente flash della sua infanzia e spinta dalla voglia di ritrovare i suoi genitori, Dory si avventura nell’oceano. Questa volta spetterà Nemo e Marlin riuscire a salvarla.

Alla ricerca di Dory si è dimostrato un film che vuole far riflettere sul tema dell’handicap, o più in generale per qualunque tipo di invalidità. Come dimostrano le scene in cui i genitori di Dory cercano di non farla sentire diversa in tutti i modi. Il tema non è affrontato in modo triste, ma in modo costruttivo.