I migliori film da vedere del 2021

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Il 2020 è stato, senza ombra di dubbio e per usare un eufemismo, un anno terribile per il cinema mondiale. La pandemia ha fermato le produzioni, causato ritardi e spostamenti nella distribuzione e – non ultimo – la chiusura delle sale ha inflitto un duro colpo a diverse categorie professionali. La ripresa, tuttavia, non si è fatta attendere e, pur con alterne fortune, si può dire che la macchina del cinema abbia ripreso a funzionare a pieno regime. Il 2021 è stato e continua ad essere un anno ricco di uscite, sia in sala che in streaming, che offrono un ampio ventaglio di scelte, fra vari generi e per tutti i gusti. Difficile tirare le somme e stilare una “classifica” dei titoli più interessanti usciti quest’anno. Difficile, ma non impossibile data l’offerta disponibile finora.

Nell’anno che ha visto la ripresa dei festival con modalità simili a quelle messe in atto nell’era pre-covid, non possono mancare pellicole presentate in anteprima proprio in occasione delle kermesse cinematografiche più prestigiose. È il caso di L’ÉvénementLa scelta di Anne, film che si è aggiudicato il Leone d’oro alla scorsa Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia o di Titane, vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes. Spazio anche all’Italia con film come Freaks Out, secondo lungometraggio di Gabriele Mainetti a lungo atteso o È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, che potrebbe entrare nella shortlist della categoria Miglior film internazionale ai prossimi Oscar. Ecco, dunque, una lista dei migliori film da vedere del 2021 consigliati da FilmPost.it, dove potrete trovare anche una sezione appositamente dedicata a quiz su film e serie tv più popolari.

Freaks Out di Gabriele Mainetti

Il secondo film di Gabriele Mainetti si è fatto attendere e non poco. Ma è proprio il caso di dire che, visto il risultato, ne è valsa la pena. Dopo Lo chiamavano Jeeg Robot del 2015, Mainetti torna a collaborare con Nicola Guaglianone (anche autore del soggetto) per la sceneggiatura di un film che spazia tra i generi ed è insieme una conferma e una sorpresa. Conferma del talento dietro la macchina da presa del regista romano e sorpresa perché con Freaks Out Mainetti alza l’asticella e realizza qualcosa che, in Italia, non aveva mai fatto nessuno, dimostrando un grande coraggio e una sana ambizione. Mainetti sceglie la Roma del 1943, occupata dai nazisti, come teatro dell’azione e innesta in questo contesto un film ibrido tra azione, guerra, racconto di formazione, kolossal e cinecomic.

Freaks Out è la storia degli artisti del Circo Mezzapiotta: Fulvio (Claudio Santamaria), ricoperto di pelo dalla testa ai piedi e dotato di una forza sovrumana, Matilde (Aurora Giovinazzo), che ha il potere dell’elettricità, Mario (Giancarlo Martini), un nano in grado di manipolare gli oggetti metallici e Cencio (Pietro Castellitto), in grado di controllare e comandare gli insetti. Quando il capocomico ebreo Israel (Giorgio Tirabassi) scompare misteriosamente (forse è scappato, forse è stato catturato dai nazisti), i quattro vanno in cerca di colui che, per loro, è come una figura paterna; l’unico ad averli accolti e trattati come una famiglia, come persone “normali”. Ma Franz – un pianista tedesco con sei dita per mano e col potere della chiaroveggenza, stella del Zirkus Berlin – è sulle tracce dei freaks del Mezzapiotta, desideroso di sfruttare i loro straordinari poteri. Freaks Out è un film generosamente sovrabbondante, ispirato, appassionato; con le radici ben salde in Italia ma con un respiro fortemente internazionale. Mainetti vuol bene ai suoi personaggi e porta il pubblico a volergliene, impostando attraverso di loro un interessante (e molto attuale) riflessione sull’emarginazione e la diversità. Per non parlare di Franz, vero villain da cinecomic e gioiello di scrittura, magistralmente interpretato da Franz Rogowski.

Il collezionista di carte di Paul Schrader

Dopo aver trascorso un decennio il prigione, William Tell – ex soldato dell’esercito americano condannato per le torture perpetrate nel carcere di Abu Ghraib – è diventato un esperto nell’arte del contare le carte. Partecipa ai tornei di poker e blackjack sfruttando la sua abilità nel tenere traccia delle carte giocate, non si fa notare, mantiene un basso profilo e si sposta di casinò in casinò perpetrando la stessa routine. Durante un convegno sulla sicurezza che si tiene in un casinò, William incontra il giovane Cirk. Cirk ha bisogno dell’aiuto di William per portare a termine la sua vendetta contro chi ha spinto il padre, a sua volta ex soldato, al suicidio. L’incontro con Cirk e con l’avvenente La Linda, che gli propone di entrare nella sua squadra di giocatori di poker, costringe William a fare i conti con le sue colpe a lungo tenute a freno e con istinti da tempo sopiti.

Tra i migliori film da vedere del 2021 non può mancare una pellicola che, come Freaks Out, è stata presentata in Concorso alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia. L’ultimo film di Paul Schrader vive e respira col suo protagonista, magnificamente interpretato da Oscar Isaac. La voce fuori campo di William accompagna la narrazione, lasciando allo spettatore il tempo di penetrare fin nei lati più oscuri di un personaggio tormentato e complesso. Isaac dà vita a una delle migliori interpretazioni della sua carriera, centrando il personaggio nei gesti e nelle parole, nei meandri di una personalità sfaccettata. Unica pecca di un film da non perdere, un approfondimento non altrettanto adeguato dei personaggi di Cirk (Tye Sheridan) e La Linda (Tiffany Haddish); va precisato, tuttavia, che gli interpreti sopperiscono con performance più che buone.

Ultima notte a Soho di Edgar Wright

Presentato fuori Concorso alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, l’ultima fatica di Edgar Wright è un thriller psicologico ambientato nella swingin’ London degli anni Sessanta. Un’epoca leggendaria per la capitale inglese cui il regista di Baby Driver dedica quella che lui stesso ha definito “una lettera d’amore”. Edgar Wright è un regista estremamente riconoscibile, per estetica, uso della colonna sonora e linguaggio e Ultima notte a Soho si inserisce perfettamente in questa sua poetica e stilistica personale. La storia è quella di Eloise, cresciuta con la nonna in campagna dopo il suicidio della madre col mito della Londra degli anni Sessanta.

Quando viene accettata in una prestigiosa scuola londinese per fashion designer, il suo sogno di diventare stilista sembra essere a un passo dal diventare realtà. Peccato che la metropoli, per una ragazza abituata al calore familiare dei sobborghi, riservi sorprese non sempre piacevoli. Eloise si rifugia così in un mondo onirico e nei suoi sogni “incontra” Sandie, un’affascinante aspirante cantante vissuta proprio negli anni Sessanta. Il sogno si trasforma presto in un incubo quando Eloise scopre i lati più oscuri della vita di Sandie. Ultima notte a Soho ha un incipit a dir poco folgorante cui fanno seguito una parte centrale e un finale a tratti troppo sovrabbondanti ma comunque estremamente godibili. Fra thriller e horror, Edgar Wright immerge lo spettatore in un viaggio di luci, colori (il rosso domina le parti finali, con un evidente omaggio allo stile di Dario Argento) e musica (la colonna sonora è un fiore all’occhiello, così come lo sono anche scenografie e costumi) ad alto tasso di intrattenimento. Thomasin McKenzie ed Anya Taylor-Joy sono perfette nei ruoli – rispettivamente – di Eloise e Sandie.

È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino

L’ultimo film di Paolo Sorrentino è sicuramente uno dei migliori film da vedere del 2021, nonché il più personale e intimo del regista premio Oscar. E a proposito di Oscar, È stata la mano di Dio è il film selezionato per entrare nella shortlist dei titoli candidati al premio per il Miglior film internazionale ai prossimi Acadamy Awards. Paolo Sorrentino racconta la sua storia fra realtà e immaginazione attraverso la figura di Fabietto Schisa, un adolescente in cerca della sua strada nella Napoli degli anni Ottanta – la Napoli di Diego Armando Maradona. La vita di Fabietto viene sconvolta quando i genitori muoiono in un drammatico incidente; un incidente che avrebbe riservato la stessa sorte anche a lui, se non fosse stato per la mano di Dio. Fabietto sfugge al destino perché il giorno della morte dei suoi genitori, anziché andare con loro nella casa in montagna, decide di andare allo stadio a veder giocare il grande Diego Armando Maradona.

È stata la mano di Dio racconta, in maniera simbolica ma estremamente realistica, la parabola di formazione del giovane Sorrentino. Come e diventato chi è oggi e perché e come abbia trovato la sua strada – e la sua salvezza – rifugiandosi nel mondo dell’immaginazione. Il film è un racconto coinvolgente e ispirato, per certi versi lontano dalla consueta poetica sorrentiniana così divisiva. Filippo Scotti è straordinario nei panni di Fabietto, affiancato da Toni Servillo, Luisa Ranieri, Teresa Saponangelo e Renato Carpentieri.

Dune di Denis Villeneuve

Viaggio mitico ed emozionante di un eroe, Dune narra la storia di Paul Atreides, giovane brillante e dotato di talento, nato per andare incontro a un destino più grande della sua immaginazione, che deve raggiungere il più pericoloso pianeta dell’universo per assicurare un futuro alla sua famiglia e al suo popolo. Mentre forze malvagie combattono per l’esclusivo possesso della più preziosa risorsa esistente sul pianeta – una spezia capace di liberare tutte le potenzialità della mente umana – solo chi vincerà le proprie paure riuscirà a sopravvivere.

Questa la sinossi ufficiale di Dune, epopea fantascientifica tratta dalla monumentale opera di Frank Herbert, diretta da Denis Villeneuve e presentata fuori concorso a Venezia 78. Dopo i tentativi non proprio favorevoli di Jodorowski e Lynch, Denis Villeneuve porta sul grande schermo una storia considerata impossibile per il mezzo, avvalendosi di un cast stellare che schiera Oscar Isaac, Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Zendaya e Jason Momoa. Il tentativo è da considerarsi pienamente riuscito e il primo capitolo di Dune è un film da non perdere, con un comparto tecnico eccellente. La parte due è già in cantiere, mentre con questa prima parte Villeneuve ha voluto introdurre una storia complessa e ricchissima in un modo accessibile anche per gli spettatori digiuni dal materiale di partenza.

Titane di Julia Ducournau

Tra i migliori film da vedere del 2021 non può mancare il titolo che si è aggiudicato la Palma D’Oro allo scorso Festival di Cannes. Titane è il secondo lungometraggio di Julia Ducournau, regista francese che ha esordito nel 2016 con Raw. Alexia (Agathe Rousselle) è coinvolta in un terribile incidente d’auto insieme al padre. Le conseguenze sono gravi, al punto che ad Alexia viene impiantata una placca metallica nel cranio. Cresciuta, la ragazza si esibisce come ballerina alle fiere automobilistiche con performance ad alto tasso di erotismo. Ha un modo cruento e decisamente drastico di affrontare le attenzioni maschili indesiderate fin quando, un giorno, è costretta a cambiare vita e identità.

Difficile riassumere Titane in poche parole. Audace, estremo e provocatorio, il film spinge lo spettatore al limite, anche dal punto di vista fisico. Julia Ducournau confeziona una pellicola talmente sfrenata ed eccessiva da rappresentare una sfida per chi guarda (alcuni momenti sono al limite del sopportabile). Titane è un body horror, un thriller, una storia di violenza punteggiata da momenti toccanti e a tratti addirittura commoventi. Splendida la prova dell’esordiente Agathe Rousselle, che mostra grande chimica e intensità nelle scene che la vedono accanto a Vincent Lindon.

L’Événement – La scelta di Anne di Audrey Diwan

Con L’Événement, arrivato in Italia col titolo La scelta di Anne, la regista e sceneggiatrice francese Audrey Diwan si aggiudica il Leone d’Oro alla 78ª Mostra del Cinema di Venezia. Diwan adatta l’omonimo romanzo di Annie Ernaux a quattro mani con Marcia Romano e realizza un film dalla chiara e necessaria urgenza, ambientato in un passato che, per varie ragioni, non è poi così lontano. Siamo in Francia, nel 1963 ed Anne è una studentessa brillante e promettente, con un futuro altrettanto luminoso davanti a sé. Ha 23 anni e quando rimane incinta ha chiaro fin da subito di non avere alcuna intenzione di portare avanti la gravidanza. Una scelta che, nella Francia degli anni Sessanta, è illegale e rappresenta un tabù inaffrontabile. L’aborto è l’unica via di uscita per tutelare i suoi progetti e portare avanti le sue scelte di vita, ma legalmente la mette a rischio di andare incontro al carcere.

Lucida e consapevole di fronte al dolore, alla responsabilità e alle possibili conseguenze della sua scelta, Anne porta avanti la sua decisione con determinazione e coraggio. L’Événement è un film crudo, doloroso e sincero, che nonostante il “filtro” del tempo passato impone riflessioni e confronti ancora troppo attuali. Audrey Diwan non risparmia niente allo spettatore, avvalendosi della magnifica performance di Anamaria Vartolomei; una prova fisica e sofferta, straordinariamente intensa.

Eternals di Chloé Zhao

Impossibile non inserire in una lista dei migliori film da vedere nel 2021 il cinecomic Marvel diretto dal premio Oscar Chloé Zhao. Presentato in anteprima europea alla sedicesima Festa del Cinema di Roma, Eternals introduce nello sconfinato universo Marvel una nuova classe di supereroi, gli Eterni. Gli Eterni hanno il compito di difendere la Terra e la razza umana dagli attacchi dei Devianti che i supereroi in questione sembravano aver definitivamente sconfitto. Dopo l’impresa, gli Eterni hanno cominciato a vivere in tutto e per tutto come gli esseri umani, integrandosi con loro. Peccato che il ritorno dei Devianti e una nuova terrificante minaccia per la Terra sconvolga gli equilibri.

La mano di Chloé Zhao è estremamente riconoscibile – come visione ma anche da un punto di vista più tecnico – dall’inizio alla fine di un film stratificato e ricco di sfumature che gioca con la dimensione temporale, fra presente e passato. Non mancano i colpi di scena, belle sequenze d’azione (forse, però, troppo poche), scenografie e fotografia impressionanti e uso impeccabile della CG. Quel che colpisce di più è tuttavia la rappresentazione di questa nuova classe di eroi, imperfetti, complessi ed estremamente umani.

Judas and the Black Messiah di Shaka King

Judas and the Black Messiah è uno dei tanti film che hanno subito uno spostamento nella distribuzione a causa della pandemia e delle sue conseguenze a largo spettro. Inizialmente fissato per l’agosto del 2020, vede la luce in anteprima al Sundance nel febbraio del 2021. Da lì approda nella rosa di titoli candidati agli scorsi Academy Awards per l’Oscar al Miglior film. Oltre a quella più prestigiosa ottiene altre cinque candidature e vince in due categorie: Miglior canzone per Fight for you e Miglior attore non protagonista per Daniel Kaluya. Il film si basa sulla vera storia di Fred Hampton (interpretato proprio da Kaluya), leader del movimento delle Pantere Nere. Siamo a Chicago e il giovane Bill O’Neill (Lakeith Stanfield) accetta di entrare come infiltrato per l’FBI nel Black Panther Party. Lì si avvicina a Fred Hampton, di cui comincia a condividere la visione e col tempo diventa un membro influente del partito. Contemporaneamente le sue informazioni riportate all’FBI rendono O’Neill una pedina fondamentale per il brutale omicidio del leader delle Pantere Nere.

Il punto di vista scelto per la narrazione è dunque quello di Bill O’Neill (il Giuda del titolo); il messia nero è Fred Hampton, leader carismatico di cui scopriamo in parte anche il lato privato. La vera forza del film di Shaka King – oltre a una scrittura efficacissima – sono le interpretazioni di Daniel Kaluya e Lakeith Stanfield. Particolarmente intenso ed emozionante il monologo con cui Hampton parla alla folla davanti a lui riunita al grido di “I am a revolutionary”. Judas and the Black Messiah è un film importante, che sfugge alla retorica e alle semplificazioni e ha il merito di far conoscere, soprattutto fuori dagli Stati Uniti, una pagina di storia fondamentale.

Annette di Leos Carax

Henry McHenry (Adam Driver) è un famoso stand-up comedian protagonista di uno spettacolo irriverente e provocatorio. Ann Defrasnaux (Marion Cotillard) è una diva della lirica apprezzata sia dal pubblico che dalla critica. Non potrebbero essere più diversi, eppure si innamorano perdutamente a Los Angeles e da quel momento la loro relazione è costantemente sotto i riflettori. Sono individui agli antipodi, così come sono agli antipodi anche come artisti, ma il loro amore è smisurato. La loro relazione cambia con la nascita della loro figlia Annette e con l’inizio del declino della carriera di Henry: emergono dissapori, contrasti e la vera natura di ciascuno di loro.

Annette apre il Festival di Cannes 2021 mentre So May We Start degli Sparks (la pellicola è frutto della collaborazione tra Carax e il duo musicale americano) dà il via al film in un prologo metacinematografico magnifico. Adam Driver, Marion Cotillard e Simon Helberg (Howard Wolowitz di The Big Bang Theory, qui letteralmente straordinario) ricevono i loro costumi di scena mentre Leos Carax ci invita a “trattenere il fiato”. Così prende avvio un film che è un musical del tutto anomalo e perfettamente inserito nella poetica del regista francese. Due ore e venti di musica, immagini, messaggi espliciti e meno espliciti che impongono – per una piena comprensione – una seconda visione. E forse una terza. Adam Driver si rende, ancora una volta, protagonista di una performance impeccabile confermando di essere uno degli attori migliori della sua generazione.