La violazione della proprietà privata è quanto di più angosciante e spaventoso possa accaderci. Il mondo del cinema ha sfruttato moltissimo questa tematica. Sono tanti infatti i film in cui i protagonisti si ritrovano a dover affrontare una minaccia che invade la loro stessa casa. Esempi di questo genere di film si trovano nei punti più antichi e remoti della storia del cinema, basti pensare al 1909 con il corto La villa solitaria o ancora al 1913 Suspense. Ma l’elemento comune a tutti i film di questo genere era che il protagonista (o i protagonisti) fosse di razza bianca. Si vedeva sempre dunque, la donna bianca che veniva assalita in casa sua da estranei. Negli ultimi anni la situazione è cambiata, si vedono molte più donne di colore nella parte prima citata, cosa mai vista né concepita prima nella storia del cinema.
Da La villa solitaria a Suspense, il thriller di ieri
Uno dei primi film americani noti per essere stato tra i primi ad affrontare il tema dell’intrusione domestica fu The Lonely Villa (La villa solitaria) di DW Griffith. Rilasciato nel 1909, il cortometraggio in bianco e nero di otto minuti racconta la storia di un giovane uomo ricco che viene rapito in casa sua da alcuni ladri, mentre la moglie e i bambini dell’uomo si nascondono in una stanza nella speranza di sfuggire alla minaccia. Suspense di Louis Weber, uscito nel 1913, ha dato uno sguardo simile al tema dell’intruso, questa volta con una donna che è costretta a difendere la sua casa isolata dall’essere invasa. La Villa solitaria e Suspense sono emozionanti come potrebbero esserlo i film creati più di 100 anni fa, ma soprattutto, mettono in mostra – in 10 minuti o meno! – la paura topica di volti sconosciuti che capovolgono la perfetta armonia della famiglia bianca.
Nonostante i loro brevi tempi di esecuzione, La villa solitaria e Suspense sono stimolanti perché riflettono le paure culturali dell’America bianca del primo Novecento. Il concetto chiave di questi film può essere generalizzato per riflettere una chiara, comune paura della comodità del bianco, prevalentemente qui simbolizzata dalla casa. Una casa invasa dagli “altri”, cioè persone di un’altra razza, classe o nazionalità. Nel secolo passato da allora, non è cambiato molto.
Tra l’uscita di The Lonely Villa nel 1909 e oggi, sono stati fatti molti tentativi cinematografici per affrontare questa paura generalizzata dell ‘”altro”. Audrey Hepburn è stata nominata all’Oscar per il ruolo di una donna cieca che combatte tre uomini che cercano di rubare in casa sua a New York nel film Wait Until Dark del 1967.
Storicamente, i film sulle invasioni domestiche hanno messo al centro donne giovani, graziose e bianche. Ma negli ultimi 10 anni, c’è stato un cambiamento. Ora il protagonista che cerca di riacquistare sicurezza nel caos è una donna nera che protegge i suoi figli o suo marito dall’ira di – nella maggior parte dei casi – un uomo bianco.
Da Us a The intruder, la nuova frontiera del thriller
Uscito da poco tempo nelle sale The intruder segue le vicende di Scott e Annie Russell, una coppia afro-americana benestante che acquista una casa da Charlie Peck (Dennis Quaid), un uomo bianco vedovo. Charlie è possessivo e prepotente; anche dopo aver venduto la casa, appare alla porta di casa dei Russell senza preavviso e senza freni. The Intruder ribalta la paura culturale dell’intrusione mettendo la coppia afro-americana all’interno della casa. Analizza e porta alle estreme conseguenze un razzismo nei confronti delle persone nere, che vengono vessate anche quando hanno lavorato sodo per ottenere belle case e belle macchine.
Ma probabilmente il film più significativo e pertinente al discorso è Us di Jordan Peele. In questo film la famiglia Wilson dovrà affrontare dei “cloni” che rappresentano le versioni più oscure e pericolose di noi stessi. I film di Peele mettono le vite delle persone nere in primo piano per affrontare questioni culturali, razziali ed economiche. Lupita Nyong’o porta il suo ruolo di mamma orso al livello successivo. Ella non solo interpreta una mamma che combatte per salvare la sua famiglia, ma anche una donna che tenta di dare loro una vita migliore.
Uno sguardo al futuro
Mentre il clima politico continua a surriscaldarsi, possiamo solo chiederci se il tema dell’invasione domestica continuerà a crescere come nel secolo scorso. Mettere le donne afroamericane nel ruolo principale dei thriller unisce un pubblico più ampio. Fornisce anche momenti stimolanti che fanno si che il pubblico mediti su cosa significhi socialmente quando le donne dal diverso colore della pelle sono presentate in situazioni diverse ma in scenari simili. C’è molto spazio nella sfera di Hollywood per i volti di diversi background culturali e razziali. L’ascesa della donna nera come volto del genere thriller sarebbe sicuramente molto stimolante per l’ambiente hollywoodiano.