Il traditore (2019): la recensione del film di Marco Bellocchio su Tommaso Buscetta

Il traditore (2019): la recensione del film di Marco Bellocchio su Tommaso Buscetta

La tradizione cinematografica italiana propone, molto spesso, prodotti che – sul grande schermo – acquisiscono una grande importanza non soltanto dal punto di vista tecnico e realizzativo, ma anche e soprattutto per quel che concerne dinamiche contenutistiche. In linea di massima, esistono diversi temi che sono oggetto di grande trattazione cinematografica e televisiva all’interno della storia italiana, in virtù di una serie di personaggi e vicende storiche che facilmente sono richiamabili alla memoria collettiva. Il traditore, film del 2019 che vede la direzione di Marco Bellocchio, si iscrive a questa particolare lista di elementi che contiene un numero incredibilmente alto di prodotti ma che, allo stesso tempo, non sempre riesce ad essere garanzia di una qualità elevata o di una narrazione puntuale. Nel caso specifico del film su Tommaso Buscetta non si può che dir bene, non soltanto per l’interpretazione di un Pierfrancesco Favino certamente eccelso, ma anche e soprattutto per quel che concerne una trama e una dinamica di elementi ben organizzati nel film. Vale la pena considerarli nel dettaglio attraverso una visione d’insieme.

La trama e il cast di Il traditore

Il traditore di Marco Bellocchio è un film realizzato nel 2019, che tratta della figura di Tommaso Buscetta, mafioso e collaboratore di giustizia che – per la prima volta nella storia della mafia – ha avuto modo di offrire un grande supporto attraverso nomi di mafiosi, organizzazioni, movimenti e azioni che sono state realizzate da Cosa Nostra nella sua storia. Per quanto abbia sempre rifiutato di definirsi un pentito, Tommaso Buscetta (interpretato da Pierfrancesco Favino) ha offerto un elenco incredibilmente prezioso di personalità, tradendo il codice d’onore della sua “famiglia” e diventando sostanzialmente un traditore.

Il film affronta i numerosi processi, confronti e atti che hanno portato Buscetta non soltanto a fare nomi a Giovanni Falcone, ma anche ad affrontare in tribunale nomi importanti, tra cui quello di Giulio Andreotti. Infine, si può osservare la trattazione degli ultimi attimi di vita negli Stati Uniti, dove Buscetta è morto – come voleva, nel suo letto – nel 2000.

Perchè Il traditore è un film perfettamente realizzato per il suo tema?

Riuscire a parlare di mafia e di criminalità organizzata non è certamente difficile per la tradizione cinematografica e televisiva italiana, da sempre impegnata in realizzazioni di questo tipo. Riuscire a parlarne in una chiave che non sembri essere ridondante nei suoi aspetti, tutt’altro, è piuttosto raro, dal momento che la cultura italiana è già troppo pregna – e quasi sovraccaricata – di prodotti che tendono a concentrarsi su aspetti simili, talvolta con nessuna fantasia di fondo che si accosti alla volontà meramente narrativa e descrittiva.

Il film di Marco Bellocchio su Tommaso Buscetta ha il grande pregio di andare oltre certi schemi precostituiti, affrontando il delicato tema dell’onore percepito in Cosa Nostra e, soprattutto, cercando di restituire una delicata rappresentazione di un’organizzazione che potrebbe essere vista attraverso più chiavi di lettura ma che, allo stesso tempo, vuole essere approfondita per ognuna delle sue nature intestine. Ne deriva una rappresentazione fedele, esatta e allo stesso tempo emozionante di una pagina di storia italiana molto importante, che ancora determina conseguenze nel presente e che, allo stesso tempo, offre rimandi importanti alla storia che tutti conoscono e che tutti hanno avuto modo di percepire (dal punto di vista sociale e collettivo) con la tragica scomparsa di Giovanni Falcone.

L’importanza degli attori e dei personaggi del film

Iscrivendosi ad una tradizione cinematografica già perfettamente consolidata e conosciuta all’interno della storia italiana, Il traditore poteva fungere da ennesima pellicola che mirasse a riflettere alcuni caratteri della cultura e della storia della penisola. Ciò funziona, in alcuni casi, soprattutto per quel che concerne la trattazione dei personaggi, che talvolta vivono di una spinta sensazionalistica maggiore o di una trattazione non esattamente fedele o rientrante in alcuni aspetti caratteristici.

Il traditore rappresenta una pellicola che riesce a mettere ogni tassello esattamente al suo posto, rendendo ogni personaggio esattamente come è stato, ed è in alcuni casi, nella realtà, non volendo necessariamente incensare o glorificare un volto e cercando di andare oltre una sterile caratterizzazione ideologica di Cosa Nostra. Attraverso questa chiave di lettura si può guardare al ruolo di Giovanni Falcone, interpretato da un perfetto Fausto Russo Alesi, che risulta essere più marginale di quanto ci si potrebbe aspettar e che, in linea di massima, appare soltanto nel momento giusto della pellicola, non essendo invadente rispetto ad altri aspetti che la stessa vuole risaltare.

E’ stata particolarmente felice anche la scelta di Luigi Lo Cascio, già noto per l’interpretazione di Peppino Impastato, che nella pellicola riesce ad essere perfetto nel suo ruolo e in grado di dare grande vigore alla trattazione cinematografica del prodotto. In linea di massima, senza doversi necessariamente soffermare su ognuno dei ruoli e tralasciando la perfezione interpretativa di un Pierfrancesco Favino eccelso nel suo ruolo, il film riesce a godere della giusta armonia tra le parti, soprattutto per quel che concerne la caratterizzazione dei ruoli, e ciò restituisce al prodotto un grande equilibrio strutturale che lo spettatore può notare ad occhio nudo.

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Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.