Arancia Meccanica, Malcolm McDowell: “La scena della cura Ludovico mi ha lesionato la retina”

Arancia Meccanica, Malcolm McDowell: "La scena della cura Ludovico mi ha lesionato la retina"

Arancia Meccanica rappresenta uno dei più grandi successi della storia del cinema, senza dubbio alcuno. Del film si può parlare in accezioni differenti, qualunque voglia essere l’oggetto della propria trattazione; dai contenuti alle scene violente, passando per il messaggio che il film ha voluto lasciare. E ancora, la lucida rappresentazione di una generazione, i contenuti del prodotto cinematografico e la presenza dell’attore Malcolm McDowell rappresentano elementi di cui si può discorrere in modo sempre differente. E’ stato proprio l’attore a parlare in una lunga intervista, raccontando quali siano state le sensazioni provate sul set, quale il ruolo del film all’interno della sua vita e, soprattutto, quali le conseguenze all’interno della sua carriera. Non è mancata la menzione alla lesione della retina, avvenuta a causa della scena della cura Lodovico, una delle più iconiche del film. Vale la pena considerare le sue dichiarazioni nel dettaglio.

Le parole di Malcolm McDowell e la sua esperienza sul set di Arancia Meccanica

In una lunga intervista, Malcolm McDowell ha avuto modo di parlare di quale sia stata la sua esperienza sul set di Arancia Meccanica. In particolar modo, l’attore ha parlato dell’importanza di trovarsi su un set certamente molto importante a 27 anni, e a comprendere l’importanza che ciò rappresentava sia per la sua storia che per la storia del cinema in generale. L’attore ha parlato nei termini che seguono: “Avevo 27 anni quando mi ritrovai sul set di Arancia Meccanica. Oggi, nel 2021, Alex (il personaggio) sarebbe un vecchietto anche lui: il bastone che allora usava per picchiare ora lo usa per camminare. È sempre stato molto intelligente, ha senz’altro trovato il modo di sopravvivere, sa approfittare delle situazioni, manipolare le persone. E poi, tutti hanno diritto a una seconda chance“.

Malcolm McDowell ha avuto modo di parlare di quale sia stata la conseguenza fondamentale di quel film; in termini semplici, il suo successo l’ha portato ad affrontare una carriera certamente non semplice, tale da definire la sua interpretazione come una sostanziale arma a doppio taglio. Le sue parole sono state le seguenti: “Per me è stato un’arma a doppio taglio: mi ha dato grande fama ma mi ha segnato. Mi venivano offerti sempre personaggi simili. Tuttavia sono stato fortunato, ho girato un centinaio di film, molte serie tv, e via via sono riuscito a allontanarmi da lui. Ho amato Kubrick. Un vero genio anche se, mentre lavoravo con lui, non me ne rendevo conto. Mi aveva chiesto di partecipare al processo creativo scrivendo delle mie battute e improvvisando. In lui c’era una vena di humour grottesco, per il resto sul set era molto misurato, non alzava mai la voce e trattava la troupe con rispetto. Ma lo infastidivano le regole sindacali, non capiva perché a un certo punto tutti se ne andassero a casa mentre lui sarebbe rimasto all’infinito. Richiedeva molto agli attori, era anche duro. Il film oggi non lo guardo più. Dovrò farlo in occasione della festa che si sta preparando».

Malcolm McDowell e la sua retina lesionata a causa della scena della cura Ludovico

Infine, Malcolm McDowell ha avuto modo di parlare anche della celebre scena della cura Ludovico, che ha determinato alcuni dei più iconici momenti che possono essere osservati nella storia del cinema. Un retroscena piuttosto particolare, a proposito della scena in questione, ha riguardato la lesione della retina dell’attore. 

Queste sono state le sue parole a proposito: “La scena della cura Ludovico mi ha causato una lesione delle retina. Lì per lì non sentivo niente perché mi facevano l’anestesia, ma quando l’effetto scompariva, il dolore era terribile. Sapevo che Stanley non lo faceva per sadismo ma far passare il suo punto di vista. Tutti abbiamo pagato il nostro prezzo, Kubrick e la sua famiglia sono stati minacciati. Ai tempi giravano per Londra degli hooligan vestiti come Alex e i suoi compagni. Era una situazione abbastanza paurosa».

About the Author

Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.