Avatar 2: il produttore Jon Landau spiega perché c’è stato bisogno di tempo per realizzarlo

Avatar 2 dichiarazioni del produttore Jon Landau

Avatar 2 è uno dei prodotti cinematografici più attesi nel 2022, nonché uno dei film che potrebbe più sconvolgere – positivamente parlando – la critica, per quel che concerne le sue rappresentazioni e le sue caratteristiche. Il film, diretto da James Cameron, rappresenta il sequel del tanto amato successo del 2009, che a lungo ha conquistato lo scettro di film che ha incassato di più nella storia del cinema. Eppure, nonostante questo elemento, per attendere l’uscita del secondo film c’è stato bisogno di aspettare diversi anni, sognando la possibilità di osservare una prosecuzione della linea narrativa inaugurata nel 2009. Avatar 2 è stato osservato, da parte di alcuni addetti ai lavori, attraverso alcune sequenze che anticipassero il contenuto del film: il produttore, Jon Landau, ha spiegato perché c’è stato bisogno di tanto tempo per realizzarlo.

Avatar 2: perché per il sequel del grande successo c’è stato bisogno di così tanto tempo?

Il produttore di Avatar 2, Jon Landau, ha spiegato – all’interno di un’intervista relativa alla possibilità di osservare alcune sequenze del sequel di Avatar – quale sia il motivo per cui c’è stato bisogno di aspettare così tanto tempo per ottenere un nuovo film diretto da James Cameron. Dal 2009, quando il film è stato distribuito caratterizzando un successo di incredibile valore in tutto il mondo, sono passati diversi anni, e i prodotti cinematografici si sono evoluti mostrando una volontà di realizzazione sempre più ricca di particolari; per questo motivo, anche le modalità narrative che erano state inaugurate in Avatar non sono più rimaste uniche, ma sono state accompagnate da tanti altri prodotti che hanno funzionato in maniera pressoché analoga.

Jon Landau ha spiegato che il motivo principale del silenzio prolungato è stato determinato dalla scrittura – in contemporanea – di quattro film che funzionano come sequel del prodotto del 2009: si tratta di una volontà comune, che permetta di creare una linea narrativa completa in cui ogni episodio non sia legato necessariamente al precedente, ma al primo film del 2009; in questo modo, spiega il produttore, sarà possibile approfondire ognuna delle narrazioni pensate in Avatar. Al di là della scrittura di quattro film, che ha richiesto del tempo, Jon Landau ha spiegato anche che James Cameron ha avuto bisogno di tempo per sé, dedicandosi alla sua passione per gli oceani che gli ha permesso di ottenere uno stimolo artistico impeccabile.

Avatar 2 sarà distribuito in 3D

Così come James Cameron, anche il produttore di Avatar 2 ha dichiarato di credere ancora nelle potenzialità dei film in 3D; la tecnologia – che si è diffusa rapidamente in sala per mezzo dell’utilizzo di occhialini – è stata presto accantonata, in virtù di un mancato successo duraturo per la stessa; tuttavia, realizzare film in tre dimensioni è ancora possibile, così come servirsi delle tecnologie specifiche per osservarne i contenuti. Jon Landau ha spiegato che Avatar 2 sarà distribuito anche in tre dimensioni, così come altri prodotti cinematografici che sono stati pensati per una fruizione differente.

Si tratta di un elemento in più che ha determinato l’aumento del budget per il film: i costi di produzione di Avatar 2 sono elevatissimi, tanto da aver fatto pensare al prodotto cinematografico in quanto film più costoso di sempre. Secondo il produttore, però, si tratta di un elemento che non deve interessare gli spettatori: “Tanto il cinema non si paga un tanto al chilo: all’aumento della quantità, il prezzo del biglietto per voi rimane uguale. Certo noi stiamo attenti a come usiamo i soldi, ma è chiaro che parliamo pur sempre di grandi produzioni.” E sul discorso 3D, Landau ha spiegato quale sia il suo pensiero a tal proposito: “Il 3D non serve a portare quel mondo da voi, serve a farvi entrare in quel mondo. Perché è stato abbandonato? La verità è che il 3D enfatizza tutto: ciò che è bello diventa più bello, ciò che è brutto diventa più brutto. Ma a me sono molto piaciuti i film pensati in 3D come Hugo Cabret di Martin Scorsese e Vita di Pi di Ang Lee”.

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Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.