La regina degli scacchi: quanto c’è di vero nella miniserie? Tutte le analogie e le inesattezze con la realtà

La regina degli scacchi: quanto c'è di vero nella miniserie? Tutte le analogie e le inesattezze con la realtà, errori e analogie

La regina degli scacchi è un prodotto televisivo che ha ottenuto grande successo all’interno della piattaforma di Netflix, conquistando i fan delle serie tv e, soprattutto, tutti gli utenti della piattaforma di streaming più celebre al mondo. Il prodotto televisivo è stato in grado, in pochissimi giorni, di essere il più visto sia all’interno del mercato italiano, sia in quello globale. Per questo motivo, sono stati diversi gli approfondimenti realizzati a proposito di questa miniserie televisiva, dalla durata di 7 puntate e, soprattutto, in grado di portare la – difficile da trattare – materia degli scacchi a ottenere un grandissimo successo, dopo che, in passato, grandi attori e registi avevano provato invano a realizzare un prodotto simile. Ma quanto c’è di vero all’interno della miniserie La regina degli scacchi? Tra analogie e inesattezze, è opportuno effettuare un rapido confronto con la realtà dell’omonimo romanzo a cui è ispirata e, soprattutto, con la reale storia delle competizioni scacchistiche del passato.

Gli americani hanno mai battuto sovietici a scacchi?

Primo elemento di approfondimento rispetto a quanto mostrato all’interno della miniserie del 2020 è relativo all’incontro tra un americano e un sovietico all’interno di una competizione scacchistica. Nella miniserie, nell’ambito dell’ultima puntata della stessa, si può osservare l’ennesimo incontro che c’è tra Elizabeth Harmon e il campione sovietico in carica, Vasilij Borgov. Nella storia degli Scacchi, c’è stata una sola occasione all’interno della quale uno scacchista americano è stato in grado di battere un sovietico, per quanto lo stesso venisse ritenuto come il più grande campione di scacchi che sia mai esistito: si parla della celebre sfida che ci fu tra Bobby Fischer e Boris Spassky, nel 1972, e che vide la vittoria del primo per 12,5 a 8,5. L’incontro, passato alla storia con l’appellativo di incontro del secolo, fu giocato a Reykjavik, capitale dell’Islanda, tra l’11 luglio e il 3 settembre del 1972, divenendo una delle più famose sfide di sempre all’interno delle competizioni ufficiali di scacchi.

Il successo fu così tanto grande da avere determinazioni anche politiche, dal momento che si parlò di Fischer Boom e, soprattutto, di netta vittoria americana contro la leadership sovietica in età di guerra fredda; senza scendere nello specifico delle determinazioni della lunga partita tra i due, l’incontro definitivo si chiuse nell’ambito della ventunesima partita, all’interno della quale Spassky giocò ormai rassegnato e decise di abbandonare telefonicamente, comunicando all’arbitro la sua decisione di non prendere parte alle successive tre sfide. Per quanto fosse stata comunicata una ulteriore mossa da parte del sovietico, lasciata in busta, questa stessa non fu mai giocata, dato il ritiro prematuro del sovietico. Bobby Fischer protestò particolarmente contro questa decisione del sovietico, che non accetterà mai la sconfitta di fronte al suo avversario, dopo aver addirittura fatto perquisire le stanze dell’americano per possibilità di spionaggio avvenuto dallo stesso, ma – convinto dalle regole ufficiali della competizione -, accettò la vittoria che gli fu riconosciuta.

All’interno della miniserie televisiva le 3 partite che ci sono tra l’americana Elizabeth Harmon e il sovietico Vasilij Borgov hanno caratura e caratteristiche completamente differenti e non si inseriscono, se non in rari casi, all’interno dello sfondo politico; in altre parole, nella miniserie non si lascia spazio a tutte quelle caratterizzazioni negative che ci sono state al di là dello scontro tra Fischer e Spassky, trasmesso anche in diretta televisiva. Ovviamente, è opportuno sottolineare che non ci sia mai stato uno scontro di così tanto grande caratura tra una donna e un uomo, sul piano internazionale.

Le analogie tra La regina degli scacchi e la realtà

A questo punto, si possono considerare le analogie che ci sono tra la miniserie la regina degli Scacchi e la realtà delle diverse competizioni scacchistiche. In primo luogo, la maggior parte delle competizioni e dei tornei che si osservano all’interno della miniserie sono reali, e si sono svolti realmente negli anni in cui sono indicati nel prodotto televisivo. Reale è anche il volume Aperture moderne degli scacchi, che viene regalato da Sheibel, il custode dell’istituto religioso che insegna ad Elisabeth Harmon come giocare a scacchi, alla stessa ragazza. Il volume in questione è considerato come uno dei fondamentali degli scacchi, da leggere e approfondire se si vuole avere dimestichezza con aperture, chiusure e medio-gioco.

In oltre, tutte le mosse che vengono indicate, anche se in maniera piuttosto sintetica e non approfondita, all’interno della serie televisiva stessa sono reali. Nella maggior parte delle occasioni si fa riferimento alla cosiddetta difesa siciliana, una delle mosse scacchistiche più complesse e remunerative, in termini di vittoria, che si osservano nelle competizioni, e di cui i sovietici hanno costruito il loro vero e proprio marchio di fabbrica nel corso della storia degli Scacchi. È esistita, in definitiva, anche la rivista Chess Review, che in più occasioni Elizabeth Harmon ha acquistato per scoprire gli eventi scacchistici e, soprattutto, di interviste esclusive.

Le inesattezze della serie televisiva La regina degli scacchi

Quanto alle inesattezze che si ritrovano all’interno del racconto della miniserie televisiva La regina degli scacchi, esse riguardano essenzialmente la trattazione di una donna, in grado di ergersi a campione mondiale degli scacchi, oltre che capace di un confronto con scacchisti sovietici. Nel corso della storia degli scacchi sono esistiti grandi maestri donne, ma, nella maggior parte dei casi, le donne hanno sempre gareggiato in competizioni femminili, in virtù di diverse regolamentazioni relative al gioco degli scacchi. Altra inesattezza riguarda la mancanza di una foto di donna sulla copertina di Chess Review, che non c’è mai stata nella storia della rivista stessa. Infine, non è mai esistita una scacchista di cui ci sia stata documentazione di dipendenze da tranquillanti o psicofarmaci. Piuttosto, la figura dei tranquillanti assunti dalla protagonista è un rimando alla vita dell’autore dell’omonimo romanzo, Walter Travis, che ha assunto psicofarmaci in gioventù, e ha voluto inserire l’elemento all’interno del suo romanzo.

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Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.