Le serie tv che hanno più deluso le aspettative dei fan

Le serie tv che hanno più deluso le aspettative dei fan

Il mercato delle serie televisive è particolarmente variegato e, ogni anno, permette agli spettatori di osservare diverse realtà seriali che si accumulano sul piccolo schermo. L’esistenza delle piattaforme di streaming ha naturalmente reso più semplice la fruizione di questi contenuti, che possono essere gustati attraverso la propria scansione di tempo e quantità di contenuti osservabili, rispetto alle televisioni che prevedono – invece – una trasmissione standard. In ogni caso, negli ultimi anni sono tantissime le serie che hanno fatto la storia e che hanno portato ad un grandissimo successo in termini di produzione, investimento e cast. In altre occasioni, invece, le serie tv hanno parzialmente deluso le aspettative dei fan, per quanto si presentassero come prodotti in grado di sorprendere o generare dei grandissimi successi. Ma quali sono le serie tv che hanno più deluso le aspettative dei fan e che, per quanto si presentassero come ricche di attesa, non sono stato in grado di convincere per i loro contenuti? Vale la pena prenderle in considerazione nello specifico.

Ares e l’horror mai troppo spaventoso

Prima tra le serie tv che hanno deluso le aspettative è Ares, un prodotto di matrice olandese e che – attraverso la pubblicizzazione di Netflix – si proponeva come horror innovativo e rivoluzionario nei suoi contenuti. In effetti, nei pochi episodi di Ares si può notare una certa attenzione nella realizzazione di dettagli che possano essere in grado, in qualche modo, di tenere lo spettatore sulle spine e di suggerire un’idea di horror che non sia legata soltanto a certi schemi narrativi tipici di una tradizione letteraria molto consolidata.

Ares si perde, però, in un meccanismo narrativo troppo prolisso su alcuni punti, tralasciando fin da subito una trattazione che abbia valore dal punto di vista temporale e cronologico e, allo stesso tempo, soffermandosi su descrizioni, particolari e dialoghi fino allo stremo, rendendo ogni puntata incredibilmente pesante e difficile da digerire. In secondo luogo, l’horror che vuole essere portato sul piccolo schermo fatica a fuoriuscire nonostante le morti, il sangue e tutti gli altri elementi caratteristici che cercano di indirizzare la serie televisiva su certi binari comunicativi. Per questo motivo, Ares ha sicuramente deluso le aspettative di tutti coloro che si aspettavano un prodotto spaventoso e trepidante, mostrando segni di un miglioramento futuro – in termini produttivi – ma sembrando ancora troppo grezzo.

Space Force e la delusione di Steve Carrell protagonista

The Office ha rappresentato, per numerosissimi spettatori, un motivo di risate, attrazione, intrattenimento e non solo; per numerosi fan, addirittura, la serie televisiva di grandissimo successo rappresenta uno dei prodotti migliori di sempre dal punto di vista seriale. Per questo motivo, quegli stessi fan hanno maturato le più sincere aspettative nel comprendere che Steve Carrell sarebbe tornato protagonista di un nuovo prodotto televisivo, di cui sarebbe stato anche produttore esecutivo: ebbene, quelle risate che ci si aspettava e quel grandissimo divertimento che il celebre attore aveva regalato con The Office sono sembrati un lontanissimo ricordo in Space Force, le cui 10 puntate sono sembrate un qualcosa di scialbo e ben distante dagli antichi fasti della serie televisiva.

Per quanto la seconda stagione del prodotto televisivo sia stata confermata, e possa far nutrire nuove aspettative – ma più ponderate – da parte dello spettatore, Space Force ha cercato di replicare una formula che aveva portato The Office al successo, e che si basa sostanzialmente sulla ripetitività strutturale di alcuni atteggiamenti, oltre che di battute, espressioni ed esperimenti narrativi. In questo caso, si passa dall’ufficio alla base spaziale americana, all’interno della quale vivono ironia, satira politica e atteggiamenti polemici che non riescono mai a coinvolgere lo spettatore al 100% e che, per questo motivo, in certi punti addirittura annoiano. Una grande delusione per Steve Carrell protagonista e, in generale, per un prodotto che si attendeva da tempo.

The Handmaid’s Tale e la chiave di volta troppo posticipata

Il racconto dell’ancella è un romanzo sicuramente difficile da leggere tutto d’un fiato, che si concentra minuziosamente sulla descrizione dei dettagli e che, allo stesso tempo, non potrebbe non procedere attraverso questo parametro, trattandosi della narrazione di una vita avara e povera di elementi. Nonostante ciò, il coinvolgimento del lettore è sempre assicurato e determinato attraverso una serie di dettagli narrativi che permettono di proseguire nella propria lettura, vogliosi di giungere verso il tanto agognato finale.

Ciò manca nettamente all’interno della serie televisiva, troppo prolissa nella narrazione degli atteggiamenti che animano la vita delle ancelle e troppo minuziosamente dettagliata anche quando la scansione degli attimi potrebbe essere molto più scorrevole. Ovviamente, il giudizio non è quello che porta a credere che sarebbe stato meglio alleggerire una narrazione certamente difficile, oltre che in grado di raccontare lucidamente un futuro post-apocalittico molto più verosimile di quanto si possa credere; piuttosto, pur in una resa ideale della narrazione della Atwood, le scelse sarebbero potute essere differenti e, soprattutto, più attente alla vivibilità dello spettatore in occasione della visione del contenuto.

About the Author

Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.