Made In Italy, la recensione della fiction sulla storia della moda italiana disponibile su Prime Video

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Prodotta da Taodue e The Family, Made In Italy è stata pubblicata, in primis, su Prime Video, nel 2019, per poi essere portata in onda su Canale 5 dal 13 al 3 gennaio del 2021; ogni mercoledì in prima serata. Si tratta di una fiction godibile; a metà tra il tradizionalismo storico di cui le produzioni italiane di massa tendono spesso a macchiarsi ed una leggera dose d’innovazione; riscontrabile soprattutto sul fronte tecnico.

Made In Italy si pone l’obiettivo di raccontare la nascita e lo sviluppo del prét-à-porter italiano, negli anni dell’ascesa di Milano come capitale della moda internazionale. Sono numerosissimi gli intrecci che si diramano sotto il cappello della trama. Parliamo, del resto, di uno dei periodi storici più ferventi per il panorama socioculturale nostrano; sia per quanto riguarda il mondo della moda che per i repentini mutamenti degli assetti socio-politici, per cui gli Anni di Piombo sono famigerati. La fiction, infatti, è ambientata nel 1974, presentando non pochi riferimenti al dinamismo insito nella vita di quegli anni.

Il Cast della serie Prime Video Made In Italy

Con Made In Italy, la fiction italiana ha voluto omaggiare tutti i grandi nomi della moda, a partire dai suoi principali attori sul campo; arrivando ai giornalisti che gli hanno permesso di finire sulle prime pagine delle loro riviste. Ispirata e dedicata alla figura di Franca Sozzani che, in gioventù con le sue rubriche su Il Corriere ha totalmente ridimensionato il punto di vista degli italiani nei confronti della moda; la serie vede come protagonista la giovane Irene Mastrangelo. Interpretata da Greta Ferro, al suo debutto davanti la cinepresa, Irene è una studentessa molto intraprendente, decisa a trovare il suo posto nel mondo; lontano dagli stereotipi maschilisti della società dell’epoca, pronta a far sentire la sua voce forte e chiaro.

Altro personaggio fondamentale per lo sviluppo delle vicende, quello di Rita Pasini, caporedattrice della rivista di fantasia Appeal, interpretata da Margherita Buy. Lungo il suo cammino, Irene troverà sempre Monica Massimello (Fiammetta Cicogna), sua collega e migliore amica al suo fianco; mentre personaggi come Andrea e Ludovica – rispettivamente Sergio Albelli e Valentina Carnelutti, faranno di tutto per boicottare i piani di rinnovamento che le giovani metteranno in atto appoggiate dalla Pasini. Fulcro delle vicende storiche della trama Filippo Cerasi e Simone; il primo, grafico del giornale, che vive con non poche peripezie il suo orientamento sessuale; mentre il secondo, figlio della Pasini, che si allontanerà dal nido per partecipare alla lotta armata delle Brigate Rosse.

Le figure apprensive, eppure speranzose dei genitori di Irene, addolciscono ulteriormente i fatti. Mentre il padre, Pasquale, è interpretato da Ninni Bruschetta, a vestire i panni della madre, Giuseppina, è Anna Ferruzzo. Completano il cast Raoul Bova, ad interpretare Giorgio Armani, Gaetano Bruno, nelle vesti di Walter Albini, Marco Bocci, che interpreta il fotografo viaggiatore John e Armando Frattini, interpretato da Giuseppe Cederna.

La trama di Made In Italy

La trama di Made in Italy che, ricordiamo essere disponibile su Prime Video, è abbastanza semplice negli intenti. Per questo, avrebbe lasciato aperti moltissimi spiragli d’approfondimento. Possiamo sicuramente affermare che, la serie, ha scelto alla fine, di rimanere ferma al bivio tra tradizione ed innovazione. Come detto, pur risentendo profondamente delle inflessioni d’oltreoceano, alcuni tratti, se vogliamo, populisti, rimangono una costante anche in un progetto come questo, dall’indole rivoluzionaria. Figlia di genitori emigrati dal Sud per ragioni lavorative, appartenenti alla classe proletaria dell’epoca; Irene ha seguito, per tutta la vita un percorso dritto e pressoché spianato; inculcatole dagli ideali umili e al contempo nobili di famiglie come la sua.

L’utopia della stabilità diventava, per i nuclei famigliari dell’epoca, la principale chimera da conquistare, col sacrificio e col sudore della fronte. Nelle prime puntate, vediamo quindi Irene, innocente e, a tratti, anche ingenua, sopire il fuoco del cambiamento, in funzione dei desideri dei genitori. Un fidanzato pronto a chiederle la mano e una laurea in storia dell’arte col massimo dei voti, sembrano per la nostra protagonista, l’unica vetta da raggiungere nella sua vita.

Quando un’opportunità inestimabile bussa con eleganza e forte casualità alla sua porta, i suoi piani rimangono totalmente stravolti. Dopo un insuccesso difficile da digerire all’università, Irene decide di iniziare a lavorare come stagista nella redazione di Appeal. Le idee fresche e, a tratti anche folli, della giovane, appassionano immediatamente la Pasini che, a quel punto, decide di raccoglierla sotto la sua ala protettrice, diventando sua mentore.

A questo punto, anche la trama della fiction prende il volo: Irene esplora sé stessa e le innumerevoli possibilità della vita; mentre Rita prova ad esorcizzare i suoi demoni tentando disperatamente di riavvicinarsi al figlio. In questo marasma emozionale fatto di amore, violenza e disappunto – vista la profonda delusione iniziale della famiglia per le scelte di Irene – si fanno strada le vicende di carattere storico di cui abbiamo precedentemente accennato. Gli Anni di piombo, la lotta armata, e anche tematiche delicate come l’omosessualità, la droga, le malattie, il dolore della perdita e la volontà di rinascere.

Il carattere informativo della serie Prime Video Made In Italy

Ma ecco che in un turbine così variegato di sentimenti, commedia all’italiana e ispirazioni estere, si fa largo un tratto fondamentale; non solo per il successo della serie Prime Video Made In Italy, ma soprattutto per la sua stessa nascita. La fiction, infatti, rappresenta un omaggio, seppur meno dettagliato di quanto ci si aspettasse, alla grande storia della moda italiana.

Nel bel mezzo dei punti più importanti d’interesse storico-sociale, si fanno spazio con una discreta naturalezza, slide show accattivanti, in cui le foto più evocative di stilisti come Armani, Krizia, Versace, Albini, Mila Schön, i coniugi Missoni e Fiorucci, vengono raccontate dalle voci fuori campo delle protagoniste della serie: Irene Mastrangelo e Rita Pasini.

Sembrerà, infatti, assurdo che, a dispetto del legame fortissimo e, a tratti irritante per quanto autocompiacente tra i media italiani ed il patrimonio culturale del territorio, nessuna serie o film, abbia mai raccontato con le dovute accortezze ed i giusti escamotage narrativi il Sistema Moda per i quali veniamo considerati, ormai da anni, un’eccellenza assoluta a livello planetario.

Le conclusioni

Gli spettatori più esigenti, gli esperti di moda e alcuni addetti ai lavori, hanno reputato Made In Italy una sorta di scommessa persa; seppur con non poco rammarico. Emerge lampante, del resto, il fatto che, a dispetto della straordinaria e, a tratti, inaspettata, dimestichezza del cast, della poliedricità della trama e, soprattutto, dalla caratura degli argomenti trattati, la serie, sia stata confezionata come un prodotto pressoché grossolano e, a tratti mediocre. Alla fine, il tradizionalismo conservatore che, molte volte, ha inviso la reputazione italiana in diversi ambiti; ha sconfitto, seppur con qualche difficolta e con sporadici casi di apparente ritirata l’innovazione.

Purtroppo, con la trasmissione in chiaro delle 8 puntate della prima stagione della serie Prime Video Made In Italy su Canale 5, non si è potuto gridare al miracolo. Gran parte degli appassionati avevano sperato fino all’ultimo che, il giorno dopo la prima messa in onda, la fiction avrebbe riempito le prime pagine di testate e telegiornali; aspettativa disillusa praticamente da subito.

In ogni caso, ci sentiamo di premiare l’audacia, sfortunatamente rimasta troppo velata, posta alla base del progetto. Nell’intenzione di voler dare vita ad un concetto nuovo di televisione; pressoché libero dai canoni, a tratti releganti, in cui la fiction italiana sembra essere confinata. Sembrerebbe, in ogni caso, che Made In Italy potrebbe tornare, visto che alcuni risvolti shock abbiano lasciato in sospeso i fan all’ultimo episodio. Con questa premessa, ci auguriamo che la serie possa ritornare in una nuova veste, dopo due anni dalla nascita, più matura e, finalmente, pronta a sfruttare tutto il suo potenziale inespresso. Chissà che Made In Italy non riuscirà, alla fine, a stravolgere le carte in tavola in un sistema chiuso come quello della fiction di massa in Italia.

About the Author

Claudio Pezzella
Studente in culture digitali e della comunicazione. Articolista specializzato in contenuti a tema culturale. Appassionato di cinema, serie TV, musica ed arte in ogni sua forma.