Messiah, cancellata la seconda stagione della serie del 2020: ma era davvero necessaria?

La notizia relativa alla cancellazione della seconda stagione di Messia, la serie TV che ha spopolato su Netflix a partire dal marzo del 2020, conquistando parte degli spettatori e facendo discutere particolarmente la critica, ad è stato particolarmente scalpore, facendo pensare circa l’investimento che la piattaforma di streaming ha deciso di stanziare relativamente alla serie televisiva, che affronta un tema certamente non inedito nell’ambito della cinematografia e del piccolo schermo, ma che lo fa attraverso un originalità e uno sguardo completamente differenti rispetto a ciò che si è tradizionalmente abituati ad osservare. Fin da quando si è avuto modo di apprendere della cancellazione della seconda stagione di Messiah, comunicata con grande tristezza da uno gli attori della serie, Will Traval, in molti si sono chiesti se una seconda stagione di Messiah fosse davvero necessaria, dato il possibile finale aperto che la prima, per motivi di natura televisiva, aveva offerto agli spettatori. Per comprendere se fosse davvero necessaria una seconda stagione che, al momento, sembra non ci sarà, è opportuno comprendere quali siano le caratteristiche di una prima e, ad oggi, unica stagione della serie televisiva.

La trama di Messiah

Al fine di comprendere quali siano le determinazioni fondamentali di Messiah, serie televisiva messa a disposizione del pubblico di Netflix a partire dal marzo del 2020, non può essere ignorata la trama dello stesso prodotto televisivo, certamente non innovativa nei suoi contenuti ma nel modo in cui questi stessi vengono portati sul piccolo schermo. Il contesto di Messiah si sviluppa attraverso un parallelismo che, molto presto, finirà per diventare parte integrante del processo di costruzione della serie, e dettato dal lavoro di spionaggio e controllo globale della CIA da un lato, dagli sviluppi politici e sociali che si osservano all’interno del mondo mediorientale dall’altro.

La serie televisiva pone l’accento su un particolare protagonista, di cui non si conosce il nome, che inizia a compiere una serie di miracoli salvando il popolo arabo dagli attacchi ormai quasi definitivi dell’ISIS, proclamandosi come nuovo messaggero di Dio; il suo successo lo porta ad essere incredibilmente amato dal popolo arabo che risulta essere pronto a seguirlo fino al confine con Israele, dando vita ad una problematica di rilievo internazionale, che coinvolgerà anche gli Stati Uniti che sono adibiti al controllo del confine e del territorio israeliano. Intanto, i miracoli del giovane Messia si moltiplicano, fino ad ottenere rilevanza anche all’interno della realtà statunitense, e l’uomo la cui identità resta celata fino alla fine del prodotto televisivo ottiene sempre più credito, che si accompagna alla polemica e al dubbio riguardante la sua figura. La serie televisiva si conclude con un finale aperto, relativo al possibile miracolo compiuto dall’uomo a seguito di un aereo, che l’avrebbe dovuto rispedire in Siria, fatto volontariamente dirottare dalle forze politiche statunitensi.

E’ davvero necessaria una seconda stagione di Messiah?

La cancellazione della seconda stagione di Messiah è stata comunicata dall’attore Will Traval, che lavora all’interno del contesto della serie televisiva e che, nell’ambito della prima stagione, ha interpretato uno degli uomini della polizia americana, adibito al controllo e alla supervisione dell’uomo senza identità, che coinvolge sempre più persone all’interno della realtà siriana e statunitensi. L’attore si è detto particolarmente triste della notizia, oltre che orgoglioso del suo lavoro all’interno della serie televisiva, che ha apprezzato particolarmente e nella quale ha amato lavorare. Stando a quelle che sono le indiscrezioni rivelate, la cancellazione della seconda stagione di Messiah sarebbe stata dovuta alla pandemia da Coronavirus, che avrebbe reso impossibili la maggior parte delle riprese che, per la natura della serie televisiva, si svolgono in location differenti.

Al fine di salvaguardare la vita e la salute della troupe, Netflix e i produttori della serie avrebbero scelto di cancellare la seconda stagione di Messiah, per ora definitivamente. Vale la pena sottolineare che, per quanto le problematiche di natura strutturale abbiano influito circa la cancellazione di Messia, non sorprende che questa stessa sia stata particolarmente accelerata nel suo processo, e, ad oggi, non si abbiano notizie riguardanti un possibile Ritorno sul set da parte del cast della serie televisiva che ha esordito su Netflix nel marzo del 2020. In effetti, per quanto la serie abbia mostrato una realtà certamente originale è innovativa nei suoi contenuti, è stata colpita da numerose polemiche, riguardanti soprattutto il modo in cui il tema religioso viene affrontato, quasi con troppa superficialità e attenzione verso dettagli di natura tutt’altro che ieratica.

E sulla base di queste polemiche che vale la pena organizzare un discorso complessivo, riguardante la natura di Messiah e, soprattutto, il suo – ad oggi – finale. La serie televisiva affronta sì il tema della religione attraverso uno sguardo innovativo, ma lo fa perdendo di vista il tema della sacralità che, anche in prodotti televisivi analoghi, era stato ben mantenuto all’interno del piccolo schermo. Inoltre, la serie televisiva si chiude con un possibile finale che risulterebbe essere, per gli amanti dei finali aperti, perfetto. Il possibile miracolo, di cui non si può accertare l’esistenza, realizzato dall’iraniano protagonista, è particolarmente discusso dai fan della serie, tra chi ammette che il prodotto televisivo abbia voluto suggerire, nella sua ultima battuta, l’effettiva veridicità del personaggio del Messia e chi, invece, sostiene che si tratti soltanto di una trovata commerciale dei produttori della serie. La grande discussione che si sviluppa in merito a questo tema, il finale aperto che risulta essere molto intrigante e, infine, le polemiche riguardanti la natura dei personaggi e del prodotto in sé, farebbero pensare ad una serie di benefici riconosciuti, nel caso in cui la serie non venga più fatta continuare. In altre parole, fermandosi alla prima stagione, c’è maggiore possibilità che il prodotto televisivo diventi un gioiello di nicchia che piace agli amanti del tema e non sono.

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Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.