Siccità, Paolo Virzì parla del suo nuovo film: “E’ apocalittico e pazzo”

Siccità film di Paolo Virzì, le parole del regista italiano

Presentato non in concorso nell’ambito del Festival del Cinema di Venezia, Siccità è il nuovo film di Paolo Virzì che ha permesso di offrire un contributo particolarmente importante nell’ambito della manifestazione cinematografica. Attraverso una vera e propria galleria di eventi, rappresentati attraverso un cast corale e a cui è stato chiesto uno sforzo autoironico, Siccità riflette molto di quella spinta autodistruttiva che ha caratterizzato la contemporaneità, ma dalla quale ci si può rivolgere al futuro attraverso una speranza. Attraverso le sue parole, Paolo Virzì ha parlato del suo film, spiegandone i caratteri e raccontandone la genesi.

Le parole di Paolo Virzì su Siccità, il suo nuovo film presentato al Festival di Venezia

Paolo Virzì ha avuto modo di parlare particolarmente di Siccità, il suo nuovo prodotto cinematografico di cui ha raccontato le caratteristiche all’interno di numerose interviste. Si tratta, sicuramente, di un film che eredita molto dalla tradizione del lockdown e del Coronavirus, che ha radicalmente cambiato molte delle situazioni di vita a cui si era abituati. “Il cinema ci sarebbe stato ancora? Ci si domandava questo durante la pandemia, se ci sarebbero state altre storie, che ne sarà di noi, che futuro ci aspetta. Seguivo con divertimento e angoscia i racconti di Paolo Giordano sul Corriere della Sera ed è iniziata questa riflessione sul voler tradurre questo sentimento senza farlo in maniera diretta però”, ha spiegato Paolo Virzì nel corso di una sua intervista.

Il regista ha parlato anche del cast e del senso del film: “Nel momento in cui le strade delle nostre città erano deserte, ed eravamo chiusi ciascuno a casa propria, connessi l’uno all’altro solo attraverso degli schermi, ci è venuto naturale guardare avanti, interrogandoci su quello che sarebbe stata la nostra vita dopo. Ho avuto la possibilità di avere un cast straordinario, ho chiesto loro di prestarsi a questo ballo collettivo, in un momento di sconforto mettendo in scena la loro autoironia. Ciascuno è stato straordinario, un dono che mi ha permesso di comporre questo mosaico. Una galleria di personaggi ugualmente innocenti e colpevoli, un’umanità spaventata, affannata, afflitta dall’aridità delle relazioni, malata di vanità, mitomania, rabbia, che attraversa una città dal passato glorioso come Roma, che si sta sgretolando e muore di sete e di sonno. Di fronte alle difficoltà, anche catastrofiche, le distanze sociali finiscono per accentuarsi. Si alimentano conflitti, verso una dimensione che non è più quella della rabbia della lotta felice, che in qualche modo ha nutrito la mia generazione, ma una rabbia sorda che sembra portare solo all’autodistruzione”.

Il regista di Siccità, Paolo Virzì, ha sottolineato quale sia il punto focale più importante da evidenziare all’interno della pellicola, sottolineato anche dall’attore Silvio Orlando, che ha raccontato con ironia la sua esperienza nella pellicola: “Questo film si poteva chiamare anche ‘Sete’, perché in fondo parla di questi personaggi assetati, di voler tornare a relazioni che invece vengono mediate da cose inutili, moltitudine di individui ognuno messo di fronte alle avversità. Eravamo tutti insieme sullo stesso motoscafo della Bellucci e arrivati qui tutti i fotografi hanno iniziato ad urlarci “levate!, levate!”

Il cast corale di Siccità e il lavoro realizzato all’interno del film

Strutturandosi attraverso la forma del mosaico e degli episodi, che vengono raccontati attraverso un fenomeno di tematizzazione, Siccità non poteva che basarsi su un cast corale di grande rilievo attoriale, in grado di sottolineare la portata della pellicola e non regalando alcun protagonismo all’interno della pellicola. Gli attori scelti, di cui Paolo Virzì ha parlato nella sua intervista incensandone le caratteristiche, sono nomi di grande livello, che hanno reso possibile la traduzione in atto di quanto richiesto dalla pellicola: si tratta di Silvio Orlando, Valerio Mastandrea, Elena Lietti, Tommaso Ragno, Claudia Pandolfi, Vinicio Marchioni, Monica Bellucci, Diego Ribon, Max Tortora, Emanuela Fanelli, Gabriel Montesi, Sara Serraiocco.

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Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.