120 battiti al minuto: la vita dalla prospettiva dei sieropositivi (Recensione)

120 battiti al minuto: la vita dalla prospettiva dei sieropositivi (Recensione)

Compito del cinema è anche e soprattutto quello di trasmettere e comunicare un messaggio agli spettatori, ed è proprio quando un film si trasforma in denuncia sociale che questo compito viene assolto. L’idea alla base di 120 battiti al minuto è quella di portare lo spettatore nelle vite di coloro che oltre ad essere emarginati per il proprio orientamento sessuale lo sono per la malattia che hanno contratto, ossia l’AIDS. Film del 2017 diretto da Robin Campillo, è stato presentato al Festival di Cannes ottenendo, oltre al Gran Prix Speciale della Giuria, anche il Queer Palm e altri riconoscimenti.

Trama, cast e regia di 120 battiti al minuto

120 battiti al minuto è un film del 2017 diretto da Robin Campillo (Quelli che ritornano, Eastern Boys). Il regista ha dichiarato che l’idea di dirigere questa pellicola nasce dal fatto che storie e problematiche del genere non erano state ancora raccontate e necessitavano della giusta risonanza mediatica. Alcune scene del film, in particolare, sono basate su esperienze realmente vissute da Campillo. Il particolare titolo fa riferimento ai 120 battiti al minuto della musica pop dei primi anni ’90.

Un gruppo di attivisti sieropositivi con sede a Parigi, chiamato Act Up, organizza incontri e pubbliche manifestazioni per sensibilizzare i media sull’argomento AIDS. I membri di Act Up denunciano in particolare scarsa empatia da parte delle case farmaceutiche che studiano un siero per la malattia e si scagliano contro il luogo comune secondo cui ad essere a rischio contagio siano solo omosessuali e tossicodipendenti. Prendono parte alla lotta del movimento Sean e Nathan, che si innamorano l’uno dell’altro. Il loro amore però è destinato a scontrarsi con la positività di Sean all’AIDS.

Cast di 120 battiti al minuto

Diversi giovani attori che hanno preso parte a 120 battiti al minuto hanno visto nascere la propria fama esattamente dopo questo film. Esempio più eclatante è quello di Arnaud Valois, che interpreta Nathan. Valois ha riscosso un successo di caratura internazionale e si è guadagnato la reputazione di nuova rivelazione del cinema francese da parte della stampa e della critica. Al suo fianco, da protagonista, recita Nahuel Pérez Biscayart interpretando il ruolo di Sean Dalmaso. Insieme a loro troviamo anche Adèle Haenel, Felix Maritaud e Antoine Reinartz.

120 battiti al minuto: ciò che gli altri non sanno

Decisamente 120 battiti al minuto è una pellicola di grande impatto che lascia spazio a grandi riflessioni. Un primo tema su cui il regista porta a soffermarsi è quanto la società sia cieca di fronte a problemi come quello dell’AIDS e dell’emarginazione. I protagonisti lottano, protestano e manifestano per far dar luce al proprio volto e forza al proprio grido. La forza di questo film passa proprio attraverso le interpretazioni maiuscole degli attori protagonisti. Da sottolineare infatti la bravura con cui Nahuel Pérez Biscayart riesce a trasmettere attraverso la propria mimica facciale sentimenti quali la tristezza e la gioia.

Una cosa che emerge pian piano attraverso il susseguirsi delle scene è un’evidenza di fondo: la vera protagonista è la vita. Tutto ruota intorno ad essa e a lei i personaggi si aggrappano quando tutto sembra non andare come dovrebbe. La pellicola infatti sembra quasi svilupparsi con un conto alla rovescia sullo sfondo. Questo conto alla rovescia scorre in proporzione allo scorrere della vita dei sieropositivi fino ad arrivare al finale.

Molti potrebbero non apprezzare l’estrema lentezza di alcune scene, che si dilungano a volte per svariati minuti, o anche la scelta di rendere scene di rapporti sessuali probabilmente troppo esplicite. In generale però l’ottima qualità dei dialoghi mitiga gli effetti negativi che potrebbero originarsi dall’estensione di alcune parti del film. Insieme ai dialoghi, degna di nota è di certo la fotografia, che ritrae gli eventi mettendo in luce tutto lo splendore di una Parigi mostrata però sempre un po’ malinconica.

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Salvatore Di Filippo
Salvatore Di Filippo, appassionato di film e serie TV, in particolar modo del genere horror. Da sempre aggiornato su news ed eventi legati al mondo dello spettacolo.