Recensione – Ant-Man and the Wasp: Quantumania, nuovo film Marvel

Ecco la recensione di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, nuovo film della Marvel

Ant-Man and the Wasp: Quantumania è il film più recente della Marvel, nella cronologia narrativa imbastita da Kevin Feige per l’Universo. La chiusura della trilogia su Ant-Man, arriva con questo film distribuito in sala in Italia a partire dal 15 febbraio 2023. La linea editoriale Marvel prosegue così il suo percorso. La durata della pellicola è di 123 minuti circa, diretto da Peyton Reed. Nel cast ci sono Paul Rudd, Evangeline Lilly, Bill Murray, Kathryn Newton, Michael Douglas, Michelle Pfeiffer, Jonathan Majors, William Jackson Harper, Randall Park. Ecco la trama e la recensione di Ant-Man and the Wasp: Quantumania.

SEGUE SPOILER!

La trama di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, la chiusura della trilogia sul personaggio

I protagonisti, come da titolo, sono ancora una volta Scott Lang e Hope Van Dyne (Paul Rudd, Evangeline Lilly), qui al loro terzo appuntamento da solisti all’interno del MCU. All’inizio del film si comprende che Scott è quasi come in vacanza, gode della sua notorietà tanto da scrivere e pubblicare un libro. Durante la presentazione e l’incontro con il suo pubblico apprendere però che sua figlia Cassie (Kathryn Newton) è stata arrestata durante una manifestazione. Ma Scott lo ritiene un incidente di percorso e addirittura trova simpatico l’associazione tra le e la figlia, finiti entrambi in gabbia seppur in momenti diversi. Cassie è una ragazzina geniale, e con l’aiuto del nonno Hank Pym (Michael Douglas), riesce a dar sfogo ai suoi prodigi. Riesce a costruire, con lo sviluppo tecnologico fornitogli da Hank, tra cui delle formiche meravigliosamente autosufficienti, un aggeggio in grado di mandare segnali nel Regno Quantico. Janet Van Dyne (Michelle Pfeiffer) è spaventata da questa opportunità e stacca rapidamente la spina del congegno, che prontamente si riattiva e risucchia letteralmente i protagonisti riuniti nella stanza: Scott, Hope, Cassie, Hank e Janet stanno per vivere un’avventura fuori dal normale.

Il mondo che gli si para davanti è colorato, inconcepibile per certi versi dalla loro percezione umana, e apprendono una terribile verità. A governare il Regno Quantico non ci sono solo strane creature, ma anche un nuovo villain noto come il Signore del Tempo: Kang il Conquistatore (Jonathan Majors). Dispersi nel Regno Quantico, i protagonisti tentano di trovare la strada di casa per fermare Kang prima che sia troppo tardi, siccome la sua intenzione è di tornare nella sua linea temporale e continuare la missione interrotta da Janet parecchi anni prima. La stessa Janet, nasconde parecchi segreti, e non aveva mai detto alla sua famiglia dell’esistenza di quel mondo oltre che di Kang stesso. Ma sarà la presenza della giovane Cassie a rivelarsi fondamentale nella battaglia contro Kang, scatenando una rivolta decisiva per fermare, solo per adesso probabilmente, il Conquistatore. Nel frattempo trova spazio anche un altro villain: M.O.D.O.K., una vecchia conoscenza che temporalmente è stato abbandonato diversi anni fa, ma qui ha trovato un’altra dimensione, fisicamente.

La recensione di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, la Marvel alza bandiera bianca

Ant-Man and the Wasp: Quantumania è un film problematico dall’inizio alla fine, e si stenta a credere che possa essere stato approvato da un sempre (almeno finora) minuzioso Kevin Feige. Qui si va ben oltre l’essere semplicemente un film brutto, poiché ciò che traspare dalla situazione Marvel attuale è che si stia mancando il focus. Infatti, il film sembra un inutile episodio filler di una serie TV su Disney Plus in cui c’è la presentazione della grande minaccia che tornerà in tutti gli altri prodotti futuri. Non è un caso che la consueta scritta “personaggio X tornerà”, al posto di scriverci Ant-Man ci hanno scritto Kang. Se il background costruito al potente villain doveva passare per le circa 2 ore di questo film più due scene post-credit, purtroppo le attese sono state dissolte più che rafforzate o vagamente alimentate. Per di più, tecnicamente è senza dubbio alcuno il punto più basso toccato dalla Marvel finora, siccome può ricordare un prodotto televisivo come alcuni di quelli distribuiti sulla piattaforma di streaming Disney. La fotografia è posticcia, ritoccata in post produzione per cercare di nascondere un altro problema evidente del film che è la CGI. Il colore nero presente nelle scene viene accentuato per cercare di rendere inutilmente più buie le inquadrature, nel tentativo di mascherare gli scadenti effetti visivi. Ma nemmeno quando sono in scena altri colori c’è un miglioramento, siccome il viola e l’arancio sono accentuati vistosamente, donando al film un’inutile aura di artificiosità. Più e più volta si nota il green screen alle spalle dei personaggi, dato che la regia è particolarmente scadente, come mai si era visto finora in un film della Marvel; discorso da ampliare a qualsiasi altro reparto tecnico, debacle clamorosa.

A risaltare la pochezza del totalitarismo digitale di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, è la mancanza della profondità di campo, sia nelle scene d’azione che in un qualsiasi campo e controcampo. La grammatica è assente, i faccioni degli attori sono sempre in primo piano denotando anche la loro scarsa voglia nel riprendere questi ruoli. Jonathan Majors è l’unico che ci prova, ma la lunghe serie di smorfie previste terminano prima del previsto e ciò non giova alla caratterizzazione eloquente del neo villain. Nel montaggio si può riscontrare addirittura una mancanza di fluidità d’azione, con stacchi netti che evidenziano l’anarchia ingiustificata nel collegare un’inquadratura ad un’altra: in una i personaggi sono posizionati in un modo, nell’altra cambiano vistosamente postura, espressione e collocazione in scena. Se non ci si impegna nemmeno a seguire le regole base, allora significa che si sta alzando bandiera bianca. La scenografia è quanto di più derivativo ci possa essere, così come la narrazione. Tutto, letteralmente, è preso dalla saga di Star Wars. I pallini lucenti arancioni o viola che siano, si stagliano sullo sfondo (che sembra di cartapesta) di palazzi futuristici provenienti da qualsiasi altro film di fantascienza, tentando di dare un’idea sulla vita nel microscopico mondo. La banalità, insomma, regna padrona. La Disney cita sé stessa, addirittura provando a proporre un approccio alla Strange World del Regno Quantico, ma la costruzione si limita a ben pochi elementi, anche piuttosto artificiosi tra le altre cose.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania, una narrazione derivativa e senza un tono preciso

La storia di Ant-Man and the Wasp: Quantumania non è più valida, qualitativamente parlando, della scarsissima tecnica con il quale è stato, in maniera sinceramente imbarazzante (bisogna dirsi la verità), distribuito nei cinema. Anche in questo caso manca completamente l’impegno nell’inventare e nel dettare delle regole, dato che queste ultime vengono contraddette tante, troppe volte dall’inizio alla fine del film. La derivazione è palesata, Kang è un villain che è cattivo perché sì, e non gli si dà l’opportunità di raccontarsi anche quando avrebbe potuto farlo. I suoi poteri e la sua psicologia sono un mix tra Darth Vader e Iron Man, dove del primo prende la determinazione nel regnare da dittatore sul suo impero, oltre alla “forza” di poter controllare i movimenti degli altri personaggi. Del secondo, invece, richiama l’egocentrismo appartenente ai primi film del MCU, con dialoghi in cui si evidenziano le sue imprese e la sua proclamata importanza superiore; spara raggi dalle mani, proprio come una qualsiasi armatura già vista in passato. La differenza, unica, è che polverizza i suoi bersagli.

Ma la caratterizzazione non è pervenuta per nessun altro personaggio, né principale né secondario, dando vita ad un goffo gioco di stereotipi con dialoghi di un retorico da far spavento. Ad esempio, l’ipotetica catarsi di Darren, qui diventato M.O.D.O.K., viene ridotta al suo non essere un cazzone, parafrasando quanto viene detto nel film. Esatto, la funzione della temibile macchina della morte è ridotta al suo riscatto nel finale quando disattiva lo scudo di Kang, lasciandolo alle formiche guidate da Hank. Sarebbe stato anche utile far terminare così il suo arco narrativo pressoché ridicolo, siccome anche visivamente induce alla risata involontaria, evidenziando sin da subito quanto gli effettivi visivi non siano mai credibili. Eppure al peggio non c’è mai fine, e nel momento della sua morte, Darren dice di aver sempre visto Scott come un fratello (ma quando?) e afferma di essersi comportato da Avenger. Il tutto, condito dalle facce vistosamente irritate di Scott, mentre la manina di Darren gli sfiora il viso infastidendolo ulteriormente. La comicità della Marvel è fuori controllo, e anche qui sembra di star assistendo a una parodia senza né capo né coda. Qual è, adesso, il tono dei film Marvel? Per giunta, lo scontro finale è randomico, pretestuoso, senza pathos: i personaggi si salvano con intuizioni dettate dall’esigenza narrativa di proseguire in qualche maniera, non importa come. Cassie da il via alla rivolta popolare per far crollare il monarca dittatoriale, ma le comparse in guerra sono forse una decina, contro i droidi palesemente copiati e incollati da Star Wars nelle intenzioni. Un’inquadratura è presa pari pari da Star Wars episodio II, quando vengono mostrati i cloni, qui i robot a formare l’esercito.

Come accennato, i dialoghi sono inudibili, con frasi come “la mia vita è un disastro ma tu sei l’unica cosa bello che ho fatto”, afferma Scott a Cassie. Le allusioni sessuali tra Janet e Krylar (Bill Murray) sono fuori luogo, mal poste e mai divertente, neanche per sbaglio. E per sbaglio fanno ridere tanti passaggi nel film, dunque su questo sono stati sfortunati gli sceneggiatori, ma sono riusciti a sfornare qualcosa di incommentabile. Nemmeno i rapporti tra i personaggi sono approfonditi, non c’è una sola relazione che scavi oltre la superficie. Scott ama Cassie, non si era capito già dal primo film? Era bene ribadirlo a distanza di anni e anche nel terzo film, non si sa mai. Ant-Man non è quasi mai in azione, il che è strano in un film che parla di Ant-Man (o di Kang?). Quando potrebbe avere una scena per sé stesso, invece di approfondire le barriere mentali individuali, si preferisce ridurre la presa del nucleo richiesto da Kang ad una ennesima scenetta comica dove l’amore per Hope e Cassie salva Scott dalla follia. In questo breve viaggio che di folle ha ben poco, in realtà, Ant-Man vede la proiezione infinita di sé stesso e fa battute a riguardo. Nemmeno qui visivamente ci sono trovate interessanti, siccome l’inquadrature è riempita dalla figura di Scott riproposta digitalmente per un milione di volte o possibilità, come si dice nel film. L’elemento più audace è vedere un Ant-Man gigante che si sfilaccia, ma in confronto alle scene di Doctor Strange ed altri film sugli Avengers, perde vistosamente di valore essendo l’ennesima idea riciclata.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania, non si salva nulla

Nel film ci sono strani ideali suggeriti da Hank e le sue formiche socialiste, che in un periodo storico del genere fanno ancora più specie da udire e osservare. Così come la prima scena post credit, talmente goffa da lasciare increduli per i connotati che prende. La seconda post credit invece collega il film a Loki, la serie TV distribuita su Disney Plus. I collegamenti non sono chiari, e dopo la visione di un film terribile come questo, nemmeno sembra avere più importanza. Come citato in precedenza, il fatto che ci siano ben due scene dopo i titoli di coda dedicate solo a Kang, prova che si tratta di un lunghissimo ed estenuante filler senza alcun senso pur di introdurre il villain per rivelare qualche vaga informazione sul proseguo del grande disegno editoriale della Marvel. Intanto, poco importa se i personaggi nel terzo film su Ant-Man non sono davvero legati ad esso, seguendo l’idea dei produttori era fondamentale presentare semplicemente Kang, trattandolo come se fosse Voldemort o Darth Vader, di cui è la copia più che sbiadita.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania è, senza mezzi termini, un disastro totale che annuncia il momento di massimo sbando per i piani della Marvel. Si tratta del primo periodo dove non si trova una vera quadra, va detto, ma non si può pensare di far passare al cinema prodotti di qualità infima come quest’ultimo film. La cosa più grave è che non c’è stato nemmeno vagamente impegno, né nella confezione estetica e tecnica, né nella narrazione, resa pedante per un’ora e orribilmente rapida nella seconda. Tutto è sfilacciato, senza un percorso vero e proprio. L’espressione di Scott quando mangia la bruttissima torta nel finale, ha un sapore meta cinematografico, e non può essere altrimenti per un film in cui la falla della morte nera sono le formiche.

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Christian D'Avanzo
Cinefilo dalla nascita e scrittore appassionato. Credo fermamente nel potere dell'informazione e della consapevolezza. Da un anno caporedattore della redazione online di Quart4 Parete, tra una recensione e l'altro. Recente laureato in scienze della comunicazione - cinema e televisione presso l'università degli Studi Suor Orsola Benincasa.