Recensione – Il primo giorno della mia vita: nuovo film di Paolo Genovese

La recensione di Il primo giorno della mia vita, il nuovo film di Paolo Genovese

Paolo Genovese, regista di Perfetti sconosciuti, torna al cinema dopo appena due anni dal suo ultimo lavoro. Il titolo del nuovo film di Genovese è Il primo giorno della mia vita, distribuito nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 26 gennaio 2023. Questa commedia drammatica è composta da un cast ricco: Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Sara Serraiocco, Gabriele Cristini, Giorgio Tirabassi, Lino Guanciale, Antonio Gerardi, Lidia Vitale, Vittoria Puccini, Elena Lietti, Thomas Trabacchi, Davide Combusti. Ecco la trama e la recensione del nuovo film di Paolo Genovese: Il primo giorno della mia vita.

La trama di Il primo giorno della mia vita, film di Paolo Genovese

Il primo giorno della mia vita è un film incentrato sul racconto umano della vita, avvalorata dall’amore e dalle relazioni imbastite. Le storie intrecciate vedono un uomo (Valerio Mastandrea), due donne (Margherita Buy e Sara Serraiocco) e un ragazzino (Gabriele Cristini), dover convivere tutti insieme per sette giorni a seguito del loro suicidio. Ognuno di loro ha un motivo preciso per essere disperato, tanto da arrivare a chiedersi perché mai dover continuare a vivere: l’uomo non sa perché è depresso ma non riesce più a star bene; la ragazza paralitica non coglie più l’opportunità di poter vivere con gioia dopo la caduta che l’ha costretta a star ferma su una sedia a rotelle, dicendo addio allo sport acrobatico; la poliziotta ha un dolore lancinante ed insuperabile causato dalla perdita improvvisa di sua figlia; il bambino ha problemi alimentari e di bullismo, si sente oppresso dalla volontà dei genitori nel far sì che diventi un famoso youtuber sulla falsa riga di Man vs Food.


Ecco che questi personaggi si imbattono in loro stessi, ostacolati da una sensazione irrefrenabili di tristezza e malcontento. Nel frattempo fanno la conoscenza di un uomo misterioso (Toni Servillo), e quest’ultimo sarà colui che offrirà loro la possibilità di osservare cosa potrebbe accadere nel mondo, quando avranno compiuto il suicidio. I quattro protagonisti avranno a disposizione una settimana per osservare sé stessi dal di fuori, per vedere cosa lascerebbero e come reagirebbero parenti e amici alla loro dipartita. Quest’esperienza rappresenterà per tutti l’occasione di tornare ad apprezzare di nuovo la vita, accettando gioie e dolori. La felicità e la tristezza possono alternarsi vertiginosamente nel corso degli anni, ma gli viene fatto presente quanto tutto questo faccia parte del processo naturale delle cose. Dopo i sette giorni potranno tornare indietro nel tempo a pochi secondi prima del suicidio, e decidere se vivere o tornare a morire.

La recensione di Il primo giorno della mia vita, un deludente ritorno di Genovese

Il ritorno al cinema del regista Paolo Genovese non è dei migliori, anzi. Il primo giorno della mia vita è una pellicola moralista studiata a tavolino sin dalla presentazione dei suoi personaggi. L’Uomo (Toni Servillo) raccoglie alcune persone a bordo di una vecchia Volvo station wagon, dalle sembianze simili a quelle di un carro funebre. Sembra un timido messaggero che non è poi così pronto alla battuta e ai consigli veramente utili, al contrario di quanto dovrebbe. Per di più, se Toni Servillo sembra annoiato dal ruolo, c’è qualcosa di fondo che non funziona. I personaggi bloccati nel limbo ipotetico tra la vita e la morte autoindotta sono quattro: Arianna (Margherita Buy), una poliziotta che ha perso la figlia piccola; Napoleone (Valerio Mastandrea), uno che nella vita fa il “motivatore”, ma non riesce a salvare sé stesso; Emilia (Sara Serraiocco) è un ex campionessa di ginnastica finita su una sedia a rotelle dopo una caduta. Daniele (Gabriele Cristini), invece, è un ragazzino diabetico che è diventato uno YouTuber per volere dei genitori, ma decide di tentare il suicidio mangiando quaranta ciambelle.

Gli espedienti narrativi sopracitati sono evidentemente finalizzati a giustificare la disperazione individuale di ciascun personaggio, ma finiscono per sottolineare la qualità medio-bassa di una scrittura fin troppo scialba. Infatti, la storia prosegue a fatica e non sa bene su quali elementi soffermarsi, pur essendo una sceneggiatura eseguita a tavolino. Si tenta in tutti i modi di scatenare la lacrima nello spettatore, mettendo in scena delle sequenze fintamente toccanti dove ogni personaggio può parlare didascalicamente di sé stesso, raccontando il proprio conflitto interiore. Se poi il motore d’azione è quanto di più banale ci possa essere, e cioè un futuro ipotetico che mostra come sarà la vita dei quattro dopo il suicidio, la poca originalità andrebbe combattuta con sincerità e valorizzando i dialoghi. Quest’ultimi, al contrario, scadono pedissequamente nella retorica e confluiscono un’aura di pesantezza alle 2 ore eccessive del lungometraggio. Gli eventi raccontati sono scontati, lineari, e senza alcuna voglia di risultare incisivi; ne consegue un film sciatto ed irritante per la pedanteria con la quale insiste nel cercare di far scattare il piano in chi guarda, oltre che per mezzo di frasi fatte e retoriche scopiazzate alla qualunque.

Con dei ruoli così, non c’è nemmeno impegno degli attori nella recitazione, siccome si tratta di personaggi che si recitano da soli. Ebbene si, Il primo giorno della mia vita è una pellicola superficiale nella trattazione di una tematica importante quale il suicidio, che passa per la negazione della vita stessa. Ci si limita a guardare inermi lo scorrere di una narrazione senza idee, finalizzata a gettare nel calderone risvolti malinconici quasi obbligati, con l’unico scopo di voler commuovere attraverso il rimpianto. Ecco che si scoprono nuovi elementi per dare nuovo pathos, illusorio, al film: Napoleone ha una moglie che lo ama tantissimo e che aspetta un figlio da lui; il padre di Daniele, anche se è davanti ad un figlio in coma sul letto d’ospedale, parla come se fosse vivo perché vuole continuare a sfruttarlo. Un fattore che estremizza il concetto proprio per far inveire lo spettatore contro questo personaggio negativo; poi c’è una rivelazione per tentare di stupire: Emilia non è realmente paralitica, sceglie di rifugiarsi sulla sedia a rotelle per trovare una qualche forma di serenità dopo essere arrivata continuamente seconda nelle gare, oltre che per la caduta, la cosiddetta ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le scene danno l’impressione di essere slegate, ma soprattutto poco decisive per dimostrare la tesi del film: basta un bagno al mare e uno spaghetto con le vongole per affrontare la depressione? Oppure essere notate da un ragazzo, così come essere spiegati il senso altalenante della vita. Si fa il giro inverso e si banalizza il tutto, così facendo.

Il primo giorno della mia vita: cosa non ha funzionato?

L’idea che c’è dietro Il primo giorno della mia vita è confusa, mal messa in scena: le regole del mondo rappresentato nel film vengono meno. Ci sono dettagli rivelati dall’Uomo ai quattro personaggi, ma le leggi appartenenti al “limbo” in cui si trovano i protagonisti sembrano andare e venire a proprio piacimento. La sensazione ottenuta dà l’idea di uno sceneggiatore che ha scritto un passaggio inizialmente per poi provare fastidio più avanti, e allora deve contraddirsi per inserire la nuova scena pensata. Non c’è verso, l’importanza primaria del film è quella di far piangere mostrando la morale: la vita è importante, unica, bella e va vissuta appieno. Peccato che in due ore non ci sono momenti seriamente rilevanti, siccome è un continuo battibecco tra Napoleone e gli altri personaggi. Un altro esempio di quanto la scrittura sia studiata a tavolino è mostrare didascalicamente quanto sia ricco lo stesso Napoleone, perché bisogna dimostrare che i soldi non fanno la felicità, vero?

Ma c’è anche modo per far sì che Arianna prenda Daniele sotto la sua ala protettrice, anche in questo caso con passaggi elementari. Lo sviluppo dei personaggi risulta così macchiettistico, arrivato nel filtrato finale perché deve esserci speranza, e questo bisogna trasmettere al pubblico. Il colpo di scena sull’associazione di Napoleone con l’Uomo, in quanto sono la stessa persona, è suggerito dai dialoghi ben prima che la pellicola termini, a prova di un ulteriore passo vistosamente goffo. Tra l’altro, la morte dello stesso Napoleone serve ad aggiungere quel tocco drammatico ad un film che predilige la drammaturgia proprio per la lacrima. La commedia, altro genere che teoricamente sarebbe dovuto essere presente, dove si trova? Non c’è mai un attimo di leggerezza. Insomma, Il primo giorno della mia vita è un film vuoto e senza emozioni genuine, che tenta con modi sgraziati di impartire una morale piuttosto scontata. La furbizia non è una colpa, ma servirsi dell’arte con l’unico scopo di far bagnare gli occhi, non è funzionale.

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Christian D'Avanzo
Cinefilo dalla nascita e scrittore appassionato. Credo fermamente nel potere dell'informazione e della consapevolezza. Da un anno caporedattore della redazione online di Quart4 Parete, tra una recensione e l'altro. Recente laureato in scienze della comunicazione - cinema e televisione presso l'università degli Studi Suor Orsola Benincasa.