Recensione − Monica: il film sul tema transgender in concorso a Venezia 79

La recensione di Monica, film in concorso a Venezia 79. Diretto da Andrea Pallaoro

Monica è un film presentato in concorso alla 79esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, diretto dal regista italiano Andrea Pallaoro; dal 1 dicembre è distribuito nelle sale cinematografiche italiane. Incentrato sulla tematica transgender, è un film che non ha convinto la critica italiana ed estera dopo le proiezioni a Venezia. Il cast vede Trace Lysette come interprete di Monica; accanto a lei gli altri membri del cast sono Patricia Clarkson, Emily Browning, Joshua Close, Adriana Barraza, Graham Caldwell, Ruby James Fraser. Ecco la trama e la recensione del film di Andrea Pallaoro: Monica.

La trama di Monica, film presentato in concorso a Venezia 79

Monica, la protagonista come da titolo del film, torna a casa per la prima volta dopo una lunga assenza. Ritrovando sua madre la cui vita è appesa a un filo data che è malata di cancro, e il resto della sua famiglia, dai quali si era allontanata da adolescente, intraprende un percorso nel suo dolore e nelle sue paure, nei suoi bisogni e nei suoi desideri.

L’allontanamento da tutti nel momento del cambio di sesso di Monica, non le ha permesso di rivelare la sua nuova identità, facendola cadere in uno stato di frustrazione e solitudine. Finirà per scoprire dentro di sé la forza per guarire le ferite del proprio passato. Il ritratto intimo di una donna che esplora i temi universali dell’abbandono e dell’accettazione, del riscatto e del perdono.

La recensione di Monica, il film di Andrea Pallaoro sul tema transgender

Il film presentato in concorso a Venezia 79, Monica, è girato nel formato 4:3 per rendere una certa idea di freddezza e claustrofobia delle immagini. Pallaoro decide di tenere la macchina da presa quasi sempre concentrata sul corpo cambiato della sua protagonista, in preda a crisi di nervi, depressione e voglia di riavvicinarsi gradualmente alle persone che ha deciso di escludere dalla sua vita in precedenza. La madre ormai morente, meravigliosamente interpretata da Patricia Clarkson, scatena il flusso di vividi ricordi in Monica, ancorata ad un passato che non sente più suo.

I continui primi e primissimi piani su Monica, che sia sul letto in interni o a ballare in esterni, provocano una certa lentezza nel ritmo del film. Infatti, la scelta del regista può risultare troppo azzardata sia per lo scorrere della narrazione, sia per il modo in cui cerca di veicolare il contenuto dell’opera. Monica è dentro il corpo che ha sempre desiderato, si trova a suo agio; il problema non è con sé stessa dal punto di vista fisico, quanto quello psicologico. La protagonista cerca gradualmente di avvicinarsi a suo fratello Paul e sua madre, ricordando in loro compagnia l’infanzia vissuta in un corpo maschile.

Le problematicità del film consistono nella scelta di suscitare freddezza con il ritmo e il formato, respingendo lo spettatore e non riuscendo a coinvolgere emotivamente con le immagini. Monica non riesce mai ad esprimersi come vorrebbe, non riesce nemmeno nelle azioni a risultare libera. Il film, come la sua protagonista, non si lascia andare e resta imprigionato nella morbosità della messa in scena, fin troppo autocompiaciuta. Il risultato è una pellicola che non ingrana, mette un rigido distanziatore tra sé e lo spettatore senza comunicare come dovrebbe. Un tema importante, la ricerca della propria identità e dell’accettazione individuale, viene appiattito dall’imperturbabilità delle immagini, non abbastanza seducenti, artificiosamente esploratrici. La poeticità è desiderata nell’effetto finale, ma non viene raggiunta da un tenue sorriso di Monica a succedere la morte di sua madre, che nel frattempo ha capito la vera identità della figlia.

L’emozione potrebbe abbondare ma resta in superfice, eccessivamente minimal nella mancanza di leggerezza nell’ora e quaranta circa di film. Monica di Andrea Pallaoro si scioglie nella sua densità, non comunicando quanto voluto e allontana con immagini spigolose.

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Christian D'Avanzo
Cinefilo dalla nascita e scrittore appassionato. Credo fermamente nel potere dell'informazione e della consapevolezza. Da un anno caporedattore della redazione online di Quart4 Parete, tra una recensione e l'altro. Recente laureato in scienze della comunicazione - cinema e televisione presso l'università degli Studi Suor Orsola Benincasa.