Recensione – Scream VI: altro sequel della famosa saga horror

Ecco la trama e la recensione di Scream VI, horror con Jenna Ortega

Scream VI è un altro seguito della famosa saga horror ideata e diretta da Wes Craven fino al quarto capitolo, per poi lasciare l’eredità alla coppia composta da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett. Il terribile Ghostface è tornato ad inquietare, ma questa volta non più nella città americana di Woodsboro ma nella grande metropoli quale è New York. La durata del film è di circa 123 minuti, ed è stato distribuito in sala in Italia a partire da giovedì 9 marzo 2023. Il cast è composto da ritorni e aggiunte: Jenna Ortega, Courteney Cox, Hayden Panettiere, Dermot Mulroney, Melissa Barrera, Mason Gooding, Jasmin Savoy Brown, Roger L. Jackson, Devyn Nekoda, Josh Segarra, Jack Champion, Liana Liberato, Tony Revolori, Samara Weaving, Henry Czerny. Ecco la trama e la recensione di Scream VI, sequel della famosa saga horror.

La trama di Scream VI: proseguono le vicende familiari di Sam e Tara

Il sesto capitolo di Scream è incentrato sulle figure delle due sorelle Sam (Melissa Barrera) e Tara Carpenter (Jenna Ortega), insieme ai gemelli Chad (Mason Gooding) e Mindy Meeks (Jasmin Savoy Brown). Sono i quattro sopravvissuti alle vicende del quinto film in cui Ghostface ha ucciso gran parte dello storico gruppo di amici a Woodsboro. Ma i protagonisti, proprio per lasciarsi alle spalle quanto accaduto, iniziano un nuovo capitolo trasferendosi nella grande metropoli di New York, così da concentrarsi sulla vita all’Università e su un roseo futuro. Ma un nuovo Ghostface compare anche qui, e sembra più assetato di sangue che mai, dettando nuove regole e sorprendendo tutti. Come affronteranno la complessa situazione i personaggi?

La recensione di Scream VI: un film che vorrebbe diversificarsi dagli altri

Dopo l’addio di Neve Campbell nel ruolo di Sidney Prescott, personaggio storico della saga di Scream, il nuovo capitolo incentrato sulla terribile maschera del Ghostface ha dovuto tracciare un altro percorso che non include l’ormai adulta Sidney. Già nel quinto capitolo questo passaggio è stato sancito con dovizia, ma nel sesto lei non compare anche e soprattutto a causa di problemi extra schermo, e dal punto di vista narrativo è ormai fuori dai giochi, anche giustamente. Tutto ciò che il personaggio di Sidney ha potuto dare alla saga di Scream, lo ha ormai dato, ed è tempo di reinventarsi nei nuovi film. Sara e Tara Carpenter sono due sorelle che affrontano diversamente quanto accaduto nel quinto capitolo: la prima è tacciata di essere una killer spietata che ha incastrato Richie, il Ghostface del film precedente; Tara non ha bisogno del sostegno psicologico (secondo lei) e prova a dimenticare il passato concentrandosi sulla vita universitaria composta da studio e svago quale feste e serate tra amici. Ma nella grande metropoli di New York, il Ghostface non si risparmia e torna più violenta che mai, o almeno queste sembrano le premesse.

Scream VI, come il quinto, è anche un’eredità raccolta dalla coppia di registi formata da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, che nel film precedente erano riusciti grosso modo a ricomporre la tensione meta cinematografica caratteristica della saga attraverso il discorso sui “requel”. Tuttavia, il nuovo capitolo di Scream mette insieme diverse sequenze senza un’idea ben precisa, dove a farla da padrone sono i cliché piuttosto che la caratterizzazione dei personaggi, sia primari che secondari, e soprattutto vengono impiegate due ore per non raccontare pressoché nulla. La saga di Scream è una delle più linfatiche e riuscite nell’ambito horror-slasher, ma si può tranquillamente affermare che questo sesto episodio è il più problematico e il meno riuscito per diversi aspetti. Innanzitutto, a distanza di così poco tempo dall’uscita dello scorso film si nota abbondantemente la mancanza di idee sull’inserimento della componente meta cinematografica all’interno della narrazione. Gli elementi propri al genere horror vengono evidenziati didascalicamente, e in maniera anche piuttosto pedissequamente, all’interno di due o tre passaggi nei dialoghi. La tensione manca poiché non c’è una buona gestione dei tempi e del ritmo, sfidando caparbiamente la sospensione dell’incredulità dello spettatore. Inoltre, ogni attore è in over acting perenne e sembrano quasi tutte delle macchiette che enfatizzano le vicende attraverso le espressioni facciali “da mascherona” in quanto stereotipi. Nemmeno da questo punto di vista Scream VI è credibile.

Ogni espediente narrativo è pigro, a partire dalla prima comparsa di Ghostface sullo schermo che ha lo scopo di sviare il leit motiv della pellicola. Anche la psicologia dei personaggi ne esce con le ossa rotta in quanto il tutto viene banalizzato: le relazioni vanno avanti per inerzia e soprattutto, gli scontri-incontri tra le due sorelle sono rapidi nelle continue inversioni di rotta. Il ritmo della prima parte presenta un rallentamento notevole dopo un incipit tra i più scialbi di tutta la saga, dove per poter ingannare chi guarda non basta più un gioco di mise en abyme o di trompe l’oeil. Infatti, il tentativo è di giocare subito con i cliché dell’horror ma in una maniera completamente asettica e priva di identità. Lo schema è il seguente: nei film horror il protagonista si avventura ingenuamente in vicoli bui, allora anche l’esperto di horror cade nella stessa trappola per rimarcare il cliché proposto. Un mero scambio di battute che non serve a nessuno e non porta a nulla se non al rimarcare l’ovvio. In tempi di seguiti su seguiti e continue riprese di vecchie saghe ad Hollywood, arrivati all’ennesimo capitolo si sta dimostrando quanto questi prodotti, per la maggiore, siano raffazzonati e senza cuore. Gale Weathers è una comparsa che regala uno scontro testa a testa con l’assassino, ma il suo personaggio non ha altro da dire e vengono ripetuti passaggi già evidenziati in altri cinque film.

Lo schema proposto in precedenza viene ripetuto allo sfinimento, svilendo ben presto chi osserva e arrivando al disvelamento finale senza una valida motivazione, riducendo il tutto alla vendetta e all’autoreferenzialità. La mediocrità della scrittura è paragonabile alle fan fiction pubblicate sulle apposite community degli amanti di certi cult, e Scream VI ben presto culmina nella noia e nell’immediato oblio. Ogni sequenza horror è eccessiva per quanto goffa e soprattutto poco credibile, anche per una parodia quale è Scream. Le nuove regole sono spacciate per nuove ma in realtà non c’è una vera novità e si scade nella ridondanza, dimostrando come il citazionismo componga il 90% del film senza una minima costruzione estetica e/o narrativa davvero impattante. Prevale la voglia di far soldi e di proseguire una saga commerciale per potersi imporre al botteghino ogni anno, raccogliendo l’eredità di un autore ma perdendone gradualmente lo spirito. La scena della metropolitana è l’unica interessante con l’uso del montaggio alternato, ma si enfatizza una frase che lascia comprendere chi è l’assassino; tuttavia la gestione del ritmo è credibile e intrattiene a differenza di tutto il resto.

Il finale di Scream VI (SPOILER): una totale mancanza di idea

In Scream VI la sovversione delle regole avviene in termini meramente didascalici e privi di identità, modificando piccoli aspetti qua e là nel corso della narrazione. Sam ha l’anima di un’assassina perché figlia di Lumis, ma questo elemento viene proposto come eredità biologica, il che è insensato: come fa ad essere colpa del DNA? Il fatto che Sam sappia che Lumis era suo padre, fa sì che inconsciamente lei ami uccidere in fondo, e che impatto ha questo ai fini del film? A questi quesiti non c’è una vera risposta. Il finale è raffazzonato, citazionista e sopra le righe, come gli attori che lo interpretano. Il poliziotto è il padre di Richie e gli altri due assassini sono i suoi figli, fratelli del vecchio Ghostface. Scream VI viene ridotto allora alla semplice vendetta, vengono moltiplicati coloro che indossano i panni del killer (ben 5 contando i due iniziali e uccisi dai tre successivi), le uccisioni avvengono in luoghi pubblici e ogni personaggio agisce senza farsi troppe domande.

Questi passaggi sono tutt’altro che una novità nel panorama horror-slasher, figurarsi in Scream che con il genere ha saputo giocarci in modo intelligente. In questo caso si scade nel mero citazionismo agli altri film, proprio come se a scrivere il film fosse stato un fan voglioso di rivivere ancora una volta il passato, in particolare con Scream II. Oltre ad essere un finale prevedibile quello del sesto capitolo, è anche ridondante ed esagerato in ogni suo aspetto, dalla recitazione alla resistenza ai colpi inflitti. Sopravvivono tutti anche dopo una ventina di coltellate, in posti mortali tra le altre cose. Tutti tranne i tre Ghostface, che perdono inevitabilmente la vita in modo atroce con scontri appartenenti più al genere action che all’horror.


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Christian D'Avanzo
Cinefilo dalla nascita e scrittore appassionato. Credo fermamente nel potere dell'informazione e della consapevolezza. Da un anno caporedattore della redazione online di Quart4 Parete, tra una recensione e l'altro. Recente laureato in scienze della comunicazione - cinema e televisione presso l'università degli Studi Suor Orsola Benincasa.