Recensione − Smile: c’era quasi!

Recensione − Smile: il nuovo horror psicologico diretto da Parker Finn

Smile è un film horror psicologico diretto da Parker Finn, distribuito nelle sale italiane a partire dal 29 settembre dell’anno corrente. Nonostante una buona dose di difetti tra cui una durata eccessiva e il suo essere derivato, l’intrattenimento offerto dal film di Finn non è da cestinare, anzi. Alla mancanza di originalità e a delle banali trovate narrative per far proseguire la trama, segue una discreta tensione tra jumpscare poco invadenti ed espressioni inquietanti. Ecco la recensione di Smile, horror diretto da Parker Finn.

La trama di Smile, nuovo horror statunitense

Rose Cotter è una psichiatra affidabile impiegata in un ospedale. Un vecchio trauma tornerà a tormentarla a causa di un incidente: la giovane Laure ha una crisi di nervi fortissima, e nel mentre descrive un’oscura presenza con un macabro sorriso stampato in faccia; l’episodio di isterismo culmina con il suicidio di Laure davanti agli occhi della Cotter.

A partire da quel giorno la protagonista inizierà a nutrire dubbi sulla sua sanità mentale a seguito di strane allucinazioni. Si chiederà se è diventata effettivamente malata, o se c’è qualcosa di sinistro dietro gli eventi. La situazione si complica quando Rose scoprirà la catena di suicidi che sembra avere origine antica. Trattasi di un demone?

La recensione di Smile, horror derivativo ma di buon intrattenimento

Smile è un horror potenzialmente interessante ma che non riesce a spiccare trattenuto da una sceneggiatura derivativa e da durata ingiustificata di quasi 2 ore. Finn ci prova a distaccarsi dal plot di It Follows e The Ring basato sulla cosiddetta “catena di S. Antonio”, ma non riesce a contraddistinguersi rispetto a chi lo ha preceduto. Se It Follows usa l’horror pedinante per parlare della trasmissione delle malattie sessuali, Smile vorrebbe avere una sua morale costruita sul sorriso forzato cui la società contemporanea delle apparenze obbliga. Peccato che quest’aspetto resti in superfice e che banalmente il film si fermi all’utilizzo di inquietanti jumpscare e di una violenza perturbante. Anche la struttura che porta Rose a ritroso alla ricerca di un origine per il quale questo demone ha iniziato ad infestare la vita della gente è un espediente narrativo abusato, anche poco esplicativo dato che non sono chiare le motivazioni d’azione della creatura. Colui che ha interrotto momentaneamente la catena di vittime ha preferito marcire in carcere, ma la paura non lo ha abbandonato.

Note positive ce ne sono, ad esempio una qualità tecnica con idee di inquadrature garanti di fluidità con dei movimenti di macchina anche eleganti; gli effetti visivi risultano credibili, per quel poco che basta; la tensione è ben congeniata tra un jumpscare e l’altro, mai fuori posto e sempre genuini nel loro spavento improvviso. Il demone sarebbe anche interessante se avesse avuto maggior rilievo nelle intenzioni legandolo alla morale alla quale si faceva riferimento, invece si opta per una semplificazione: si nutre dei traumi. E proprio il combattere contro sé stessi è un’idea coerente con quel che si racconta, e Rose ben presto dovrà prendere coraggio ed affrontare la morte della madre che ancora grava sulla sua coscienza. Il finale alza la qualità del film, presentando il demone nella sua forma originale dato che lo si vede sempre tramite l’inquietante ed allucinato sorriso stampato sul volto di persone esistenti. La lotta tra lui e Rose non lascia scampo al pessimismo e rigetta lo spettatore in un loop spaventoso.

Smile, per concludere, ha del potenziale ma è sfilacciato e derivativo; ciononostante riesce ad intrattenere grazie alla sua genuina tensione e al racconto del trauma di Rose. Galleggia tra il buono e il mediocre, senza spiccare il volo per sfortuna. Riuscirà il regista ad espandere il racconto con altri seguiti dato il successo commerciale? Tutto è ancora da vedere, ma nel frattempo è un passo avanti i tanti horror di poca qualità che passano in sala, tra cui il non proprio recente ormai, Obbligo o verità.

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Christian D'Avanzo
Cinefilo dalla nascita e scrittore appassionato. Credo fermamente nel potere dell'informazione e della consapevolezza. Da un anno caporedattore della redazione online di Quart4 Parete, tra una recensione e l'altro. Recente laureato in scienze della comunicazione - cinema e televisione presso l'università degli Studi Suor Orsola Benincasa.