5 è il numero perfetto: la recensione del film di Igort su Netflix

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La graphic novel che diventa film, il fumetto translato in sede cinematografica e il racconto di una storia noir, genere che – per eccellenza – gode e vive di una complessità rappresentativa che non tutti possono cogliere al 100%. Sono questi gli elementi che animano 5 è il numero perfetto, film del 2019 diretto da Igort Tuveri e presente su Netflix, con un cast di grande rilievo che certamente non lascia spazio a erronee interpretazioni: Toni Servillo, Carlo Buccirosso e Valeria Golino animano il film di 100 minuti, in grado di raccontare una storia di guappi, camorra, sicari, omicidi e ritorsioni personali. Per quanto si possa lodare l’esperimento e la portata sperimentale del film, certamente notevole per alcuni tratti, non si può non sottolineare – allo stesso tempo – un certo limite all’interno del prodotto cinematografico, troppo ancorato a schemi narrativi che rendono il film un ibrido troppo grezzo, e non riuscito in tutto, tra funzione letteraria e grande schermo.

Trama di 5 è il numero perfetto e gli episodi del film

Diviso in cinque capitoli, 5 è il numero perfetto racconta una storia di “guapperia”, relativa alla presenza di Peppino Lo Cicero. Il vecchio sicario della camorra è ora in pensione, ma suo figlio Nino ha seguito le sue orme; al ragazzo viene affidato un compito da don Guarino, storico boss per il quale aveva lavorato anche Peppino. Tuttavia, Nino verrà ucciso da Mister Ics, il quale – a sua volta – rappresentava il bersaglio del sicario. Ciò innescherà un meccanismo di vendetta da parte di Peppino Lo Cicero, resosi subito conto della gravità della situazione: accompagnato da Totò O’ Macellaro, suo storico amico e complice, e da Rita, sua amante, Peppino darà vita a una vendetta che porterà dapprima ad eliminare il suo boss e la famiglia Guarino, poi a bersagliare don Lava, del clan rivale.

In occasione dello scambio di prigionieri (a don Lava suo nipote, rapito, mentre a Peppino l’uomo che aveva ucciso suo figlio), però, una soffiata provoca la morte del camorrista e di suo nipote, oltre che dei loro uomini. Lo Cicero, dopo aver risparmiato Mister Ics, affronta poi gli uomini dei Lava, che erano stati avvertiti proprio dall’omicida lasciato scappare. Quando Peppino Lo Cicero riuscirà finalmente a scappare, raggiungendo una località esotica, potrà raccontare la sua storia a un barbiere del posto, fratello dell’uomo che gli aveva permesso la fuga. Soltanto alla fine del film il vecchio guappo scopre la verità: ad aver architettato la morte di suo figlio Nino era stato proprio Totò O’ Macellaro, che aveva complottato contro di lui sapendo della vendetta del suo complice; in questo modo avrebbe potuto favorire la sua ascesa come boss della camorra napoletana.

La recensione del film di Igort su Netflix

5 è il numero perfetto non è un film che si lascia guardare da qualsiasi tipo di spettatore, prima ancora di conoscere ogni meccanismo della trama e delle interpretazioni dei personaggi. Si tratta di un prodotto cinematografico esclusivo, destinato agli amanti di un certo tipo di letteratura: se è vero che chi ama, brama un fumetto risulta essere particolarmente attirato dal film, è anche vero che le atmosfere noir e le premesse della trama del film sono in grado di convogliare alla visione un’altra fetta specifica di pubblico, a metà tra l’amore per il thrilling e quello per le storie di vendetta, ritorsione e onore familiare.

L’anima del prodotto cinematografico di Igort si arricchisce di una serie di elementi, e questo sicuramente non è un difetto: l’anima napoletana, della camorra e dei suoi giochi di ruolo è ben rappresentata, per quanto estemporanea, e le “riflessioni alla Servillo” che hanno generato il successo dei lavori di Sorrentino certamente non manca. Eppure, nessun elemento sembra essere sviluppato davvero, nell’idea di un enorme mosaico i cui pezzi non sembrano trovare il mix perfetto. In alcuni tratti il film sembra essere inglobato nella tradizione cinematografica della camorra, tra sparatorie, battute rapide in lingua napoletana e altri elementi strutturali; in altri casi, le atmosfere cupe e la distensione della narrazione cedono ai tratti noir, mai espressi al meglio in un film che cerca di tenere incollato allo schermo ogni tipologia di spettatore. Il difetto di questa scelta, per quanto degna di considerazione, è la rinuncia al perseguire il proprio credo letterario, che nel caso di Igort – immaginiamo – avrebbe portato a privilegiare maggiormente la narrazione estemporanea, la descrizione minuziosa degli spazi e la trattazione degli stati d’animo, sacrificando l’azione.

In ogni caso, non si può dir male di un prodotto cinematografico sperimentale, oltre che in grado di inaugurare una stagione rappresentativa che si spera essere interessante per un numero sempre più crescente di spettatori. Sulla base di un certo vuoto storico relativo a tematiche di questo tipo, 5 è il numero perfetto può essere – senza dubbio – considerato come il primo passo verso una tipologia di realizzazione innovativa.

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Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.