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Esterno Notte: la polemica di Maria Fida Moro contro la serie di Marco Bellocchio

La prima della serie televisiva Esterno Notte, diretta da Marco Bellocchio, ha generato grandi polemiche dal punto di vista politico, ideologico e non solo. Presente su Rai 1 in tre date, la serie ricostruisce i 55 giorni di prigionia di Aldo Moro, attraverso la prospettiva e il pensiero di diversi personaggi influenti dal punto di vista politico e storico italiano, tra cui Il Papa, la famiglia e il partito. Dopo essere stata presentata al Festival di Cannes, la serie è stata accolta da parte della Rai: il prodotto presenta un cast corale, con Fabrizio Gifuni nei panni di Aldo Moro, Margherita Buy in quelli della moglie, Toni Servillo (papa Paolo VI), Fausto Russo Alesi (Cossiga), Gabriel Montesi (Valerio Morucci), Daniela Marra (Adriana Faranda).

Le dichiarazioni di Maria Fida Moro, la figlia di Aldo Moro sulla serie Esterno Notte

Esterno Notte è la serie che permette di analizzare, in vesti completamente differenti, i 55 giorni di prigionia che hanno riguardato Aldo Moro prima della sua morte. Attraverso una prospettiva di analisi innovativa, che si basa sui pensieri della famiglia del politico, oltre che sulle dichiarazioni e le reazioni del partito e del Papa, Esterno Notte ha generato grandi polemiche, soprattutto per quel che concerne la volontà di portare nuovamente sullo schermo – in questo caso attraverso il lavoro Esterno Notte, di Marco Bellocchio – le vicende particolarmente conosciute nel tessuto sociale e politico italiano.

Maria Fida Moro, la figlia di Aldo Moro, ha polemizzato particolarmente contro il lavoro in questione, spiegando quanto segue: “La settimana prima di Natale compirò 76 anni e dopo aver avuto l’infanzia, la giovinezza e l’età adulta rovinate dal malefico caso Moro immaginavo, stupidamente, di poter sedere su una panchina al sole, prendere un tè con delle amiche, leggere un bel libro. Ma non è per niente così, avrò avuto sette anni quando un pericolo oscuro e un dolore mostruoso si sono insinuati nella mia vita e non se ne sono più andati. Mio figlio e io viviamo, nascosti in bella vista, col citofono, campanello e telefono spenti, ma ogni giorno un’ondata di tsunami ci raggiunge ugualmente. Non pretendo che gli altri – che non hanno provato – capiscano, ma a dispetto dell’esperienza seguito a sperarci”.

La figlia di Aldo Moro ha aggiunto, in definitiva, che esistono due prospettive di analisi, quando si vuole realizzare un lavoro biografico: attenersi ai fatti storici – misura che, a sua detta, non è stata adottata da parte del lavoro di Marco Bellocchio – o rinunciare, lasciando in pace la famiglia. Queste le sue parole: “È già vergognoso infischiarsene del dolore altrui ed è doppiamente vile usarlo per fare affari. Nel 1963 papà conclude così un discorso credo a Firenze: ‘Lasciamo dunque che i morti seppelliscano i morti, noi siamo diversi, noi vogliamo essere diversi dagli stanchi e rari sostenitori di un mondo ormai superato'”.

Bruno Santini: Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.