Maradona in Messico: la docu-serie Netflix sull’esperienza del Pibe de Oro come allenatore dei Dorados

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Tra i documentari che il colosso dello streaming ha dedicato a Diego Armando Maradona, ce n’è uno passato quasi inosservato e che solo recentemente – a causa della prematura scomparsa del campione – ha ricevuto più attenzioni da parte del pubblico. Si tratta di una docu-serie in sette puntate, che racconta l’esperienza del Pibe de Oro sulla panchina deDorados, squadra di Culiacán, la città dello stato di Sinaloa (in Messico) tristemente nota per essere patria del Cartello di Joaquín Guzmán-Loera alias El Chapo. Rilasciata da Netflix alla fine del 2019, Maradona in Messico ripercorre la breve avventura del campione argentino alla guida del club militante nella seconda serie del campionato messicano, durante le stagioni 2018 e 2019. 

L’arrivo di Maradona in Messico 

La durata degli episodi varia da un minimo di 26 a un massimo di 39 minuti, e il primo – intitolato L’arrivo – si apre con la scena dell’espulsione di Maradona, nel corso di una partita disputata il 29 novembre 2018: Maradona polemizza con il quarto uomo per un fallo non concesso e viene mandato negli spogliatoi, dove continua ad inveire in maniera piuttosto accesa. Ad un certo punto si siede, si calma e la sua voce fuori campo fa da cornice all’immagine silenziosa e riflessiva sulla quale il regista decide di indugiare: “Sono un brav’uomo e voglio migliorare il calcio, per il bene della gente. Ma non sono perfetto. Nessuno lo è. A volte mi trovo ad affrontare delle cose che non capisco. Però, nel calcio, non ho paura di niente”. 

La puntata prosegue poi, dopo la sigla, con alcune immagini storiche del Pibe de Oro – dal gol più bello del mondo contro l’Inghilterra ai guai giudiziari e alla tossicodipendenza –, mentre il presidente dei Dorados parla della trattativa che ha portato il campione argentino sulla panchina della sua squadra, in quel momento ultima in classifica. “L’obiettivo è la promozione”, dichiara Maradona ai giornalisti che lo attendono all’aeroporto (dove viene accolto come una rockstar). Ma è difficile per i media concentrarsi solo sul calcio: impossibile, secondo radio, tv e giornali, che un uomo con un passato come quello dell’ex calciatore possa arrivare nella terra della droga e rimanerne indenne. Così, la conferenza stampa di presentazione richiama subito alla mente quella che diversi anni prima, a Napoli, lo vide ricevere domande sulla camorra e che viene ampiamente mostrata in un altro docu-film sulla sua vita presente su Netflix. 

Maradona in Messico: il rapporto con giocatori e tifosi 

Intanto, Maradona conquista con molta facilità la fiducia dei suoi calciatori, grazie a un approccio professionale, diretto, ma allo stesso tempo profondamente umile: Uno di noi è, non a caso, il titolo della seconda puntata. Partita dopo partita, la squadra di Culiacán inizia così a vincere e risalire in classifica: dall’ultimo posto riesce a raggiungere addirittura la zona playoff. 

Nel terzo episodio di Maradona in Messico possiamo assistere all’entusiasmo che i supporters dei Dorados mostrano nei confronti del Pibe de Oro, accompagnato da una passione sempre più crescente per la loro squadra, diventata improvvisamente temibile per le avversarie, non soltanto grazie al nuovo allenatore ma anche per il costante sostegno dei suoi tifosi. E guardando oggi quelle immagini, è impossibile non pensare a come sia fondamentale per i giocatori il cosiddetto “dodicesimo uomo” in campo e come gli stadi vuoti abbiano influito sul mondo del calcio. 

Ma le scene delle vittorie e della gloria si sovrappongono a quelle che mostrano Maradona in tutta la sua fragilità; il suo corpo sovrappeso, giorno dopo giorno, sembra non rispondere più: con le gambe rigide e zoppicanti, il Pibe de Oro si trascina faticosamente da una parte all’altra del campo, raccontando ai suoi collaboratori dei dolori e degli acciacchi che lo tormentano. 

Nulla di tutto questo, però, riesce a distoglierlo dal motivo per cui ha accettato di sedersi sulla panchina dei Dorados, e la terza puntata – intitolata Sogni – si conclude con la realizzazione di quello che sembra essere un vero e proprio miracolo: i suoi giocatori conquistano la finale dei playoff. 

Maradona in Messico: dal sogno all’incubo 

La finale che vale la promozione nella massima serie si gioca contro gli Acerrimi rivali – titolo del quarto episodio – della squadra di Culiacán. La partita di andata contro il San Luis termina uno a zero per i giocatori di Maradona, che proprio in questa occasione si fa espellere per un rigore non concesso. Ed è qui che il regista ripropone le immagini mostrate all’inizio della docu-serie, facendoci capire che la partita del 29 novembre 2018 era proprio la finale di andata del campionato. 

Negli spogliatoi, Maradona chiede scusa ai suoi calciatori e spiega loro nei dettagli cosa è successo: “Mi sono lamentato con l’assistente e l’allenatore mi ha detto di stare zitto. In che senso dovrei stare zitto? Tu quante partite hai giocato? E per chi hai giocato? È stato il quarto uomo a fare la spia. L’arbitro non mi aveva visto”. Quelle che seguono sono poi scene di festeggiamenti e aspettative, non soltanto per la squadra ma per tutta la città che comincia a vedere la massima serie sempre più vicina. Il ritorno si gioca in casa e i Dorados segnano subito il gol del vantaggio al trentaduesimo minuto, portando il distacco a due reti. La gioia di Maradona esplode dalla tribuna. 

Ma nei minuti di recupero del primo tempo, gli avversari pareggiano. I Dorados rispondono raddoppiando e il San Luis replica pareggiando di nuovo. Al sessantacinquesimo, la partita è sul due a due, con i Dorados avanti comunque di un gol nella serie. Dieci minuti dopo, però, arriva anche la terza rete degli avversarsi. Il regista indugia spesso sulle scene del Pibe de Oro in tribuna, sempre più agitato, preoccupato e con le mani sulla faccia, mentre i supporters del San Luis gridano in coro “Maradona fa schifo”. 

La quinta puntata – intitolata Incubi – si apre con l’inizio dei supplementari. I rivali segnano e si infrange così il sogno di Culiacán e di un ex campione del mondo a un passo dal compiere per l’ennesima volta un vero e proprio miracolo. Il discorso di Maradona negli spogliatoi è straziante e le lacrime dell’allenatore non possono lasciare indifferente lo spettatore. 

Verso la fine dell’avventura di Maradona in Messico 

Il Pibe de Oro rimane sulla panchina dei Dorados anche nella stagione successiva, ma per problemi di salute salta le prime partite. Fa un certo effetto rivedere oggi quelle immagini che mostrano il ricovero in ospedale, la paura per il suo stato fisico e l’ansia della squadra per il suo ritorno. “Ho avuto un’ernia – racconta Diego Armando Maradona dopo aver lasciato la clinica – e se si fosse ingrandita sarei in un sacco per cadaveri. Ma ho promesso di tornare ed eccomi qui”. 

Maradona li ritrova così com’erano la prima volta che si è seduto su quella panchina: ultimi in classifica. E così come la prima volta riesce a raggiungere l’impresa dei playoff. Nel frattempo – siamo nel sesto episodio – rilascia interviste confessionali molto toccanti, dove parla delle figlie e ironizza su che grande giocatore sarebbe stato senza la droga. 

Serve Un ultimo sforzo – titolo della settima puntata – per vincere la semifinale e incontrare nuovamente gli acerrimi rivali del San Luis. E i Dorados ci riescono, per la seconda volta in due anni compiono un’impresa storica. Maradona incoraggia i suoi giocatori, è il momento della rivincita. La partita di andata finisce in parità, mentre durante il ritorno – alla fine del secondo tempo – il regista ci mostra l’ira del Pibe de Oro contro i supporters avversari che continuano ad insultarlo. Maradona chiede ai suoi giocatori di distruggerli, ma l’impresa fallisce anche questa volta: sempre ai supplementari, sempre per un gol del San Luis. 

Si conclude così l’esperienza dell’ex campione argentino sulla panchina dei Dorados, che coincide anche con la fine della bellissima docu-serie su questo spaccato poco conosciuto della sua vita e della sua carriera, e che – a prescindere dal risultato – ha sicuramente mostrato al mondo come si allena una squadra di calcio. “È stato bellissimo. Per me è stato come toccare il cielo con un dito”, afferma Diego Armando Maradona prima dei titoli di coda.