I migliori documentari sulla musica rock

migliori documentari rock

Sono pochi gli argomenti e i fatti storici che si prestano al format del documentario quanto la musica. La vita di una rockstar, specie di quelle degli anni d’oro dl genere, è innegabilmente affascinante. Estranea alla routine, distruttiva a volte, edonistica nella stragrande maggioranza dei casi. Le rockstar hanno affrontato esperienze ai limiti dell’inverosimile, in grado di ispirargli le hit con le quali sono ascese all’eternità. Il carisma di un gruppo o di un artista sul palco, del resto, è il frutto di tutto ciò che in vita ha dovuto affrontare e degli eventi più singolari che gli sono capitati durante la sua traversata verso la stratosfera.

Come in ogni produzione audiovisuale, ci sono documentari sul rock che meritano e altri che lasciano a desiderare. Ad oggi, del resto, è buona pratica sfruttare questo format per promuovere nuovi dischi o, semplicemente, per gettare nuovi punti di vista sui trascorsi di un artista leggendario. In ogni caso, alcuni di questi documentari hanno superato brillantemente la prova del tempo, entrando a far parte dell’immaginario collettivo di appassionati e non solo. In questa classifica, vi presentiamo alcuni tra i migliori documentari sulla storia del rock.

Amy

La tragica esistenza della leggenda del blues, Amy Winehouse ha scosso gli animi di milioni di persone. Nelle sue interpretazioni si percepiva a fondo il tormento di un’anima inquieta. L’abuso di sostanze stupefacenti, le pressioni della fama e le relazioni orribili a cui era relegata sono solo una parte, seppur fondamentale, del ritratto degli ultimi anni di vita di Amy che, nel 2011, perse la vita in circostanze catastrofiche, seppur apparentemente inevitabili. Il documentario di Asif Kapadia vuole essere un manifesto oggettivo, ma delicato, della carriera e della vita della star che, per diverso tempo, è stata la migliore della scena mainstream internazionale, senza scendere a compromessi con le sue radici artistiche. Seguendo un semplice approccio biografico, Amy costruisce con minuziosità i punti cruciali della vita dell’artista, fornendone un ritratto profondo e realistico. Amy regala al pubblico una visione maestosa dell’identità artistica della Winehouse, così come della figura insicura ed inquieta della donna oltre il microfono.

One More Time With Feeling

Tra i migliori documentari sul rock, vi presentiamo una entry da non guardare a cuor leggero. La morte del figlio di Nick Cave, nel 2015, avvenne dopo la stesura della maggior parte del disco Skeleton Tree che sarebbe uscito l’anno successivo. Quando la tragedia colpì il leggendario frontman dei Bad Seeds, però, né lui né la sua band avevano ancora messo piede in studio per incidere le tracce. Ovviamente, la perdita influì pesantemente sul risultato finale che fu circondato da un velo di profonda oscurità. Piuttosto che gettarsi in pasto ai giornalisti, però, Cave decise di reagire al lutto collaborando con Andrew Dominick per un piccolo grande capolavoro del genere: One More Time With Feeling. La pellicola permette allo spettatore di seguire passo passo le fasi di realizzazione del disco. Grazie al documentario, Cave poté riflettere su quanto appena accaduto, catturando i suoi sentimenti più oscuri con l’ausilio della cinepresa. Vuotezza, distruzione, amarezza e speranza sono solo alcune delle emozioni con cui l’artista si presenta innanzi al suo pubblico. Cave non si espone apertamente, lascia che le sue interpretazioni parlino per lui con disarmante eloquenza.

Gimme Shelter

Quest’opera definì un’intera epoca. Gimme Shelter cattura i Rolling Stones sul tetto del mondo, a cavallo tra gli anni ’60 e i ’70, mentre erano intenti a girare il globo, lasciando il segno nelle arene più prestigiose con le loro hit incendiarie e, ne sfornavano di nuove attraverso estenuanti sessioni d’incisione nei migliori studio in circolazione. Non solo, Gimme Shelter si pone come un vero e proprio manifesto culturale, immortalando l’esatto momento in cui il sogno hippy lasciò spazio ad una controcultura più oscura, proveniente dalle coste degli Stati Uniti.

Gimme Shelter non è solo un film concerto, avendo come oggetto il famigerato live del 1969 che gli Stones tennero ad Altamont Speedway. Quella sera è ricordata tra le pagine nere degli annali del rock per l’omicidio della diciottenne Meredith Hunter, crudelmente assassinata da un membro degli Hell’s Angels che la band aveva assunto come guardia del corpo. I registi Albert e David Maysels optarono per un approccio esterno e oggettivo; limitandosi a catturare l’esatto momento in cui il caos prese il sopravvento, trasformando un momento di pace in un istante di efferata tragedia.

Don’t Look Back

Se volessimo definire l’esatto momento in cui il format di documentario rock è nato, non dovremmo guardare oltre il 1967; anno in cui D.A. Pennebaker firmò il suo più grande capolavoro, immortalando il mito di Bob Dylan alla sua apoteosi. Don’t Look Back segue il Menestrello del rock durante il suo tour inglese del 1965. Il documentario rappresentò una delle prime occasioni per il pubblico di entrare nella vita di una rockstar fuori dal suo habitat naturale designato: il palco. Come soggetto, Dylan non poteva non essere il migliore. Sulla cresta dell’onda, il leggendario cantautore stava scrivendo e cantando in giro per il mondo alcune delle migliori opere che avrebbe mai rilasciato in carriera. Inoltre, stava giungendo al termine della sua tumultuosa e storica relazione con Joan Baez. Carisma, spirito solitario ed un apporto emotivo smisurato sono solo alcuni dei tratti della personalità straordinaria di Bob Dylan che Don’t Look Back è in grado di proporre sullo schermo.

About the Author

Claudio Pezzella
Studente in culture digitali e della comunicazione. Articolista specializzato in contenuti a tema culturale. Appassionato di cinema, serie TV, musica ed arte in ogni sua forma.