The United States vs. Billie Holiday, la recensione del film con Andra Day

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Quella della cantante Jazz Billie Holiday fu un’esistenza travagliata, segnata da numerosissime pagine oscure. La leggenda del Blues afroamericano visse nell’ombra del suprematismo bianco, cadendo vittima di alcool e droghe fin da giovanissima. In un’epoca in cui il genere del Biopic ha raggiunto un livello di meticolosità ed eclettismo così elevato, quindi, un film dedicato a Billie Holiday non poteva non essere prodotto. Diretto da Lee Daniels, The United States vs. Billie Holiday racconta della vita della stella dello Swing offrendo una visione d’insieme, limpida e priva delle speculazioni che hanno attanagliato l’esistenza della cantante, sui tratti più cruenti di essa. Relazioni tormentate, dipendenze, ma anche un’indole ribelle ed una caparbietà esemplare resero Billie Holiday un simbolo della lotta all’emancipazione della comunità afroamericana. In quest’articolo, offriremo il nostro punto di vista su The United States vs. Billie Holiday con una recensione.

La recensione di The United States vs. Billie Holiday: i punti migliori del film

Annunciato e girato nel 2019, il ritratto di Billie Holiday ad opera di Lee Daniels vede la musicista e cantante Andra Day al suo debutto davanti alla cinepresa. La novella attrice ha dato gran prova di sé e della sua identità artistica prorompente, conquistando i Golden Globes come miglior attrice in un film drammatico. La pellicola si basa sulle vicende raccontate nel libro di Johann Hari, Chasing The Scream e risente profondamente dell’inconfondibile stile cinematografico di Daniels. Il regista ha conservato con grande maestria i tratti caratteristici della sua opera, pur non disdegnando di offrire dettagliati spaccati della vita di una cantante iconica come la Holiday.

Andra Day è a dir poco magnetica, riportando sul grande schermo gli anni più crudi e intensi della vita della cantante con immancabile eleganza ed immenso trasporto. La tossicodipendenza, il conflitto con le istituzioni, la lotta al suprematismo e l’infinita audacia che ha contraddistinto la donna oltre l’artista, emergono con grande spontaneità, senza lasciare nulla al caso. Si percepisce immediatamente un taglio dinamico e moderno, capace di sposarsi perfettamente con il contesto e le vicende narrate. Scelte coraggiose in montaggio, l’alternarsi nervoso con filmati dell’epoca, rendono The United States vs. Billie Holiday un film piacevolmente poco convenzionale nei suoi punti più importanti. Un plauso meritatissimo, inoltre, va alla protagonista che interpreta con magistralmente la celeberrima Strange Fruit; simbolo rivoluzionario delle lotte della Holiday.

Cosa rende imperfetto il film?

Inutile negarlo, la perfezione non esiste. Anche i lavori più iconici risentono di piccole sbavature che rendono le opere più caratteristiche. L’arte, del resto, senza piccoli e inconfondibili difetti, risulterebbe un mero esercizio se eccellesse, praticamente, in ogni sfaccettatura. Purtroppo, però, lo stesso discorso non è applicabile a The United States vs. Billie Holiday che, in alcuni punti chiave, soffre di un’approssimazione eccessiva, incapace di immedesimare al massimo lo spettatore. The United States vs. Billie Holiday presenta una verve immancabile e, nella nostra recensione, abbiamo avuto modo di elogiare tutti i punti più brillanti che hanno reso il film una piccola gemma.

Eppure, The United States vs. Billie Holiday riesce a lasciare l’amaro in bocca per i medesimi difetti che caratterizzano altri Biopic di grande successo. Il film è episodico, frustrante per i meno avvezzi al genere musicale a cui la cantante consacrò la sua opera e a chi, invece, non ha mai approfondito i tratti fondamentali della sua vita; pur essendo un cultore del suo percorso artistico. The United States vs. Billie Holiday risulta forzato ed eccessivo nella sua relegazione alla struttura tipica di un film biografico, dove la vita del protagonista è costretta a seguire un percorso rettilineo, da un punto A ben definito ad una dissolvenza in B.

La recensione di The United States vs. Billie Holiday, ecco cosa manca al film

Per narrare di alcune figure, la formula sopracitata può funzionare con una discreta efficacia, ma nel caso di un’interprete istrionica, dall’attitudine assolutamente sregolata come Billie Holiday, c’era bisogno di gettare solide fondamenta, studiare le parti in cui la pellicola raggiunge il climax ed includere, all’occorrenza, colpi di scena mozzafiato. Billie Holiday è stata una rivoluzionaria, un’icona socioculturale dall’inconfondibile identità, capace di denunciare le discriminanti di una società razzista e patriarcale al ritmo di vivaci Swing, eclettici Jazz e solenni Blues. In questo senso, The United States vs. Billie Holiday non rende totalmente giustizia alla figura della Holiday, pur rimanendo un prodotto biografico più che valido.

Le conclusioni

Giunti alla fine della nostra recensione del Biopic su Billie Holiday, ci sentiamo di definirlo un film intenso, decisamente piacevole. Parliamo di un prodotto che merita assolutamente i riconoscimenti che gli sono stati attribuiti. Come detto, Andra Day ha dato gran prova di sé con la sua interpretazione della Holiday. Si tratta, del resto, di un ruolo particolarmente poliedrico. Un compito molto arduo per una musicista alla sua prima esperienza in scena. Nel complesso, The United States vs. Billie Holiday avrebbe potuto fare meglio, ma si tratta, in ogni caso, di un film molto valido, con alcuni punti in cui l’apporto emotivo raggiunge livelli decisamente alti.

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Claudio Pezzella
Studente in culture digitali e della comunicazione. Articolista specializzato in contenuti a tema culturale. Appassionato di cinema, serie TV, musica ed arte in ogni sua forma.