Lupin e il controverso articolo del Corriere della Sera: uno scivolone da evitare?

Se anche voi siete soliti utilizzare Twitter o leggere i giornali, avrete notato che per molti giorni ha dominato Lupin, la nuova serie di Netflix che sta facendo in questi giorni ascolti da capogiro. Lupin però è entrato in tendenza non tanto per la qualità della serie, quanto piuttosto per un articolo di un famoso quotidiano.

Lupin e l’articolo sul Corriere della Sera, la controversia

Lupin, la nuova serie targata Netflix e di cui attualmente è disponibile soltanto la prima parte della prima stagione, è una delle serie di punta del momento. La serie parla di Assane Diop, interpretato da Omar Sy, un uomo determinato a scoprire il mistero dietro la morte di suo padre.

Ma cosa rende unico il personaggio? Assane si rifà alle gesta del ladro gentiluomo Arsène Lupin, creato dalla penna di Maurice Leblanc. La serie è piena di riferimenti ai suoi racconti, che si intrecciano con l’ambientazione moderna. Ciò che ha riportato in tendenza su Twitter le ricerche a tema Lupin però non è stato Omar Sy che ringraziava i fan per il successo, quanto un controverso articolo pubblicato dal quotidiano Corriere della Sera.

Uno scivolone che si poteva evitare?

L’articolo, di fatto, non parla tanto della serie, quanto piuttosto si impunta sulla scelta di Omar Sy per interpretare Lupin e rimanere nel politically correct.  Nello specifico, l’articolo non tiene conto del fatto che Assane non è davvero Lupin, ma un fan del personaggio. Si parla di come il personaggio di Leblanc abbia subito blackwashing, ossia sia stato reso di colore soltanto per compiacere gli amanti dell’uguaglianza.

Nei fatti, si è parlato davvero poco di Lupin quanto più del fatto che al giorno d’oggi deve essere tutto per finti perbenisti. Il problema, come avrete notato però, è che qui non c’è nulla di politically correct.  Sempre nell’articolo si parla di come grandi compagnie come Netflix si adattino al politically correct soltanto per introiti, senza tenere conto del personaggio originale. L’articolo è stato aspramente criticato per essere considerato razzista e fuori luogo.

Qualche parola sul politically correct, quello vero

Il politically correct è qualcosa alla quale ogni giorno ci stiamo abituando, ed è giusto che ci sia. Per molti anni nei media ci sono state tante persone che non si sono mai sentite rappresentate. Mentre i media del passato tendevano quindi a nascondere o rappresentare in modo erroneo, oggi si cerca di portare tutto alla luce e dire al mondo che esistono tante realtà. In pratica, si cerca di evitare di commettere gli stessi errori del passato, come il blackwashing (ossia attori bianchi che si dipingono il volto di nero), oppure gli stereotipi sulle persone asiatiche o su altre nazionalità, culture ed etnie.

Se il politically correct allora è una cosa buona, perché c’è chi lo vede in modo così negativo? Ebbene, ci sono persone che, una volta fuori dalle solite convenzioni, quando confrontano una realtà diversa sono sotto shock e non si sforzano minimamente di comprendere o accettarla. È così che dunque partono e si sfogano sul media di turno, dicendo che è fatto solo per finti perbenisti o cose del genere.

Non si sentono più rappresentati in stereotipo x o y di un determinato personaggio. Non tengono però conto del fatto che non tutti si sentono rappresentati allo stesso modo. O che alcune rappresentazioni fanno male e che sono associate a stigma. È il caso di quello che è successo con Lupin, ma può succedere (e succederà) con tanti altri media. E allora come fare ad affrontare queste situazioni? Il vero politically correct invita a comprendereascoltareaccettare anche altre realtà.

Quindi niente saltare alle conclusioni, niente nascondersi dietro ai pregiudizi. Solo cercando di aprire la propria mente alle novità si può accettare una nuova cultura e un nuovo mondo. Morale della favola? Per favore, cercate di essere più aperti mentalmente. Informatevi, ne guadagnerete anche voi.

About the Author

Anna Grimaldi
Studiare sei lingue è ancora poco per me. Principalmente interessata all'animazione, in particolare anime, e a film live action o di azione.