Jujutsu Kaisen: l’ennesimo centro di MAPPA (Recensione)

Jujutsu Kaisen: l'ennesimo centro di MAPPA (Recensione)

Particolarmente apprezzato dal pubblico, tanto da aver provocato una crescita sostanziale anche nella vendita dei manga di riferimento (un destino analogo aveva interessato anche Demon Slayer), Jujutsu Kaisen è sicuramente uno dei prodotti più interessanti che siano stati distribuiti negli ultimi anni, in un’ottica di rinnovamento del mercato anime che inizia ad arricchirsi di prodotti senza dubbio interessanti, innovativi e sperimentali. L’ennesimo centro di MAPPA, che si è occupato della Final Season di Attack on Titan – producendo un miglioramento riconoscibilissimo -, Jujutsu Kaisen è un prodotto ricco di pregi e, soprattutto, pregno di chiavi di lettura molto interessanti, che rendono possibile un’aspettativa molto elevata per le prossime stagioni.

La narrazione di Jujutsu Kaisen e i temi presenti all’interno dell’anime

Prima tipologia di analisi, a proposito di Jujutsu Kaisen, poggia naturalmente sulla narrazione dell’anime e sui temi che sono stati presentati all’interno del prodotto diretto da Sunghoo Park. La storia raccontata – sulla scia di tante altre narrazioni che hanno interessato il mercato degli anime negli ultimi anni – permette di vivere una compresenza particolarmente netta tra il mondo degli umani e quello delle maledizioni, che si sovrappongono ai primi in luoghi che sono carichi di emozioni negative. La presenza degli stregoni, che sono addetti alla sconfitta delle maledizioni, sarà funzionale non soltanto a salvare gli umani nel momento in cui le maledizioni si rendono visibili: il vero compito degli stregoni – suddivisi in livelli – è quello di recuperare le 20 dita di Sukuna, per sottrarre il potere alle maledizioni e sconfiggere, definitivamente, la più potente di queste ultime.

Il ruolo di protagonista è definito dal brillante (ma svogliato) atleta Yuji Itadori, un liceale appassionato del paranormale che viene a contatto con una maledizione e che – per salvare i suoi amici – decide di mangiare un dito di Sukuna: una sola possibilità su un milione di sopravvivere è quella che riguarda il protagonista, che riesce a vivere contemporaneamente come Itadori e come Sukuna, sopprimendo la sua essenza e acquisendone i poteri. Sulla base di queste premesse, l’anime mostra tutta l’incredibile crescita del protagonista, oltre che la presenza di una miriade di personaggi secondari e di antagonisti che arricchiscono e colorano la narrazione.

La gestione dei personaggi all’interno dell’anime

Se l’impianto narrativo dell’anime appare convincente, recando grandi aspettative allo spettatore sulla base di una storia presentata quasi all’inizio del prodotto, non si può certamente dire che sia l’unico elemento di rilievo all’interno di Jujutsu Kaisen. A ben vedere, infatti, alla storia raccontata si affianca anche una gestione dei personaggi più che convincente, grazie a due fattori: in primo luogo, non ci si risparmia nell’inserimento di eroi, stregoni e ruoli secondari di grande spicco; in secundis, pur con un limite strutturale dettato dalle sole 24 puntate dell’anime, Jujutsu Kaisen riesce ad approfondire la psicologia di ogni personaggio presente sullo schermo, talvolta dedicando puntate (o parti di esse) a singoli personaggi, pur non snaturando la narrazione complessiva e rinunciando ai pedanti filler.

Si assiste, così, alla presentazione dei due co-protagonisti, Megumi Fushiguro e Nobara Kusigaki, che rimandano ai fasti dei ben più celebri Sasuke e Sakura nel contesto di Naruto. Megumi, infatti, è un personaggio la cui caratterizzazione appare ancora in via di completa definizione: un talento puro e incredibile, che necessita ancora di una crescita mentale completa, che manca di quella spavalderia tipica del protagonista, Itadori, ma che presenta un potenziale in grado di conquistare addirittura la più grande e potente tra le maledizioni; l’espansione del dominio, alla fine della stagione, è l’elemento che appariva sicuramente più atteso dai fan, in grado di elevare Megumi al pare di un grande stregone.

Nobara, di contro, appare ben definita in tutti i suoi tratti puramente “femminili” di uno shonen: piena di sé, arrogante ma di buon cuore, è il personaggio forse più stereotipato tra tutti quelli presenti all’interno della narrazione: eppure, la sua qualità nel combattimento, il coraggio mostrato in determinate occasioni e la capacità di gestire le maledizioni appaiono dei tratti molto interessanti. Il personaggio che più interessa, tra tutti quelli presenti, è sicuramente quello del Professore Satoru Gojo: un Deus Ex Machina dal valore incredibile, dalle potenzialità assurde e dalla qualità impareggiabile; temuto e rispettato da chiunque, Gojo rappresenta la perfezione nella stregoneria, la maestria nel combattimento e la più alta forma di talento esistente. Interessantissima, a tal proposito, è la gestione del suo infinito, che permette di separare il suo corpo (e la sua anima) da quello dell’avversario.

I villain presenti all’interno di Jujutsu Kaisen

Se nella caratterizzazione dei personaggi principali (e ci sarebbe tanto altro da dire su alcuni secondari come Todo, Panda e Kento Nanami) non si può che dispensare merito al valore di Jujutsu Kaisen, è con la presentazione dei villain che si è ancora lontani da quei fasti che si immaginano essere toccati da parte dell’anime in questione. L’intento è chiaro: Jujutsu Kaisen non vuole essere il nuovo Demon Slayer in quanto a presentazione degli antagonisti; ciò si traduce in una volontà di gestione dei villain: non si osserva una gestione di personaggi finalizzati alla permanenza nella singola o in più puntate, né un succedersi continuo di ognuno di questi ultimi.

Per questo motivo, nelle prime 24 puntate di Jujutsu Kaisen è stato possibile osservare ancora poco rispetto a ciò che l’anime potrà offrire in futuro; al di là di Sukuna, ancora confinato in Itadori, il personaggio che sicuramente ha stupito di più è Mahito, il cui potere è stato mostrato maggiormente all’interno dell’anime. Attraverso la manipolazione delle anime, che rende possibile la vulnerabilità da parte di chiunque (eccezion fatta per il protagonista, Itadori, la cui anima è fusa con quella di Sukuna), il semplice venire a contatto con Mahito o con il suo dominio causa morte certa, il che genera un’interessantissima prospettiva di gestione futura del personaggio.

Il classico antieroe dell’anime, Suguru Geto, è ancora tutto da scoprire: gli si vengono riconosciute doti di intelligenza tattica e di gestione del problema, per quanto abbia mostrato ben poco di sé, a proposito della sua storia e della sua volontà di schierarsi con le maledizioni. Non hanno convinto, invece, Jogo (presto sconfitto da Gojo con la sovrapposizione dei domini) e Hanami, affrontato da Itadori e Todo.

Una narrazione compatta e decisa: il pregio di Jujutsu Kaisen è nella concretezza

Nel voler offrire una conclusione, a proposito di quanto osservato nelle prime 24 puntate dell’anime Jujutsu Kaisen, è necessario sottolineare quale sia il reale pregio dell’anime di MAPPA, che dimostra di saper perfettamente gestire la narrazione diretta da Sunghoo Park. L’anime in questione evade da quella logica tradizionale di prodotto che ha bisogno, necessariamente, di spiegarsi e parlarsi addosso: le spiegazioni di tecniche, combattimenti, storie e pregressi sono ridotte al minimo, al fine di favorire l’azione in ogni punto della serie in questione.

Anche quando i personaggi si raccontano – o spiegano la natura delle proprie tecniche (rendendo possibile la comprensione dello spettatore) -, la narrazione non si ferma, l’azione non si placa e capita, spesso, di osservare una compresenza di combattimento e parola, tale da generare una contemporaneità sicuramente molto gradita. Jujutsu Kaisen non ambisce ad essere un prodotto che si offre pomposamente al dialogo filosofico, alla spiegazione morale o alla gratificazione etica; vuole essere un prodotto di pura azione, di sprezzante fight, di velocità e in questo, naturalmente, riesce benissimo.

About the Author

Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.