Recensione − Wendell & Wild: il ritorno alla stop motion di Henry Selick direttamente su Netflix

La recensione di Wendell & Wild, il nuovo film Netflix di Henry Selick

Il 28 ottobre 2022, Netflix ha messo in catalogo Wendell & Wild, un nuovo film d’animazione girato con la tecnica dello stop motion, dal regista dei capolavori Nightmare Before Christmas e Coraline e la porta magica: Henry Selick. Il ritorno di questo formidabile animatore dà vita ad una nuova storia divisa in due mondi, quello dei vivi e quello dei morti, offrendo ancora una volta una grande creatività estetica e narrativa. Questo è una prova che quando si ha qualcosa raccontare, l’ingegno è il più potente dei mezzi per poter arrivare a chi guarda/ascolta. Ecco, di seguito, la trama e la recensione di Wendell & Wild, il nuovo film d’animazione targato Netflix e diretto da Henry Selick.

Wendell & Wild, la trama del nuovo film d’animazione Netflix, diretto da Henry Selick

La protagonista del mondo dei vivi è Kat, che nel prologo è una bambina di 8 anni rimasta orfana a seguito di un incidente automobilistico. Col tempo la piccola diventa una ragazza tormentata dai ricordi del trauma, si chiude in sé stessa, essendo per di più stata vittima di bullismo. Il senso di colpa riecheggia nel suo animo, perché purtroppo nel prologo si viene a conoscenza del modo in cui i genitori hanno perso la vita: la causa è stato un urlo di Kat dopo aver scovato dei grotteschi vermi all’interno di una mela caramellata. Il primo pensiero della madre, con la macchina finita già in acqua, è quello di suggerire alla figlia di nuotare via dal finestrino, mentre lei nel tentativo di sganciare la cintura del marito, non riesce a sopravvivere, e con lei anche naturalmente anche il padre di Kat.

Nell’altro mondo nato dalla mente di Selick, vi è quello dei morti: le anime perdute finiscono in un sadico parco giochi gestito dall’enorme demone conosciuto come Buffalo Belzer, in grado di torture le povere anime in modi sempre diversi e, per lui, divertenti. Siccome anche i suoi due figli, Wendell e Wild, hanno tentato di mettere alla luce un parco giochi tutto loro e, contrariamente a quello del padre, volto al divertimento, sono stati punti da Buffalo Belzer. Rinchiusi nelle narici del demone, i due protagonisti scoprono il segreto rigenerante della crema per capelli del padre, intenti a svolgere la loro quotidiana attività di spalmarla sui pori del cuoio capelluto. In quel momento gli si accende la lampadina: hanno l’idea di fuggire dal mondo dei morti per dirigersi verso quello dei vivi, in modo tale da ridare la vita a qualcuno che possa finanziare il loro folle progetto.

Ma non è tutto: la crema per capelli e i poteri che ne derivano, vengono scoperti totalmente per caso dai due piccoli e ignari demoni. Inizialmente la usano come una droga leggera, in grado di fargli vivere un trip dopo aver scosso il pancino, come spiegano; successivamente la fatalità degli eventi fa sì che una zecca sulla testa di Buffalo Belzer venga schiacciata da uno dei due fratelli, che finisce per fargli assorbire un’esima quantità della crema. Il miracolo è presto compiuto, e la zecca riprende a vivere. Tuttavia, si concedono un po’ di sano (mica tanto) intrattenimento uccidendo l’insetto a ripetizione, per poi ridargli vita con la crema per capelli.

Wendell e Wild riescono a fuggire dal mondo dei morti per salire in superficie, ingannando il padre. La grazia la devono a Kat, la piccola ormai tredicenne è divenuta una solitaria ragazza amante del punk rock, scopre di essere una “ragazza infernale” e di avere poteri paranormali, tra cui vedere il futuro ed evocare demoni, per l’appunto. Nel frattempo fa ritorno a Rust Bank − la sua città natale dove i genitori possedevano una birreria poi andata in fiamme − in una scuola di rieducazione religiosa per potersi riabilitare dopo anni passati nel carcere minorile. La ragazzina stringe un patto con i fratelli demoni, Wendell e Wild, riguardante uno scambio di interessi: Kat li porta fino al mondo dei vivi evocandoli tramite un orsacchiotto che parla in latino − rubato al guardiano della scuola che in realtà è un cacciatore di demoni in sedia a rotelle − e loro in cambio dovranno riportare in vita i genitori deceduti della ragazza infernale.

Due mondi opposti, quello dei vivi e dei morti, che finiscono con il comunicare per portare in auge una sceneggiatura particolarmente ispirata e fantasiosa, ricca di espedienti narrativi che inducono alla riflessione. Decisamente al passo con i tempi, non scade mai nella retorica anche se rischia più volte di poterlo fare per i temi e gli elementi trattati: tra Raul, ragazzo ispanico transessuale; la coppia del gruppo amministrativo Klaxon, una metafora volta a rappresentare l’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump; un’estetica afroamericana − si vede qui la mano di Jordan Peele come produttore e sceneggiatore − a partire dai demoni, Wendell e Wild, modellati sulle caratteristiche fisiche dell’ex coppia comica formata da Keegan-Michael Key e Jordan Peele, anche doppiatori nella versione originale.

La recensione di Wendell & Wild, un altro mondo in stop motion ideato da Henry Selick

La creatività non conosce limiti, e Henry Selick riesce ad affermarlo con grande convinzione attraverso le sue opere. Se già nei precedenti Nightmare Before Christmas e Coraline e la porta magica, il regista era riuscito a ingegnarsi per far dialogare due mondi antietetici e differenziati sul piano estetico, anche nell’ultima pellicola distribuita direttamente su Netflix, Wendell & Wild, accade egregiamente. Da un lato c’è un mondo spento dai lutti: Rust Bank è una cittadina abbandonata a sé stessa in attesa che qualcuno la rinvigorisca dopo l’incendio della famosa birreria gestita dai genitori di Kat. La morte regna sovrana nel mondo dei vivi, ed esteticamente è tutto travolto dal grigio, dalla malinconia e dalla solitudine, oltre che dalla diffidenza. Dall’altro lato viene presentato un coloratissimo mondo dei morti, strabordante di viola e blu, con le anime a bordo di giostre che in realtà sono strumento di tormento gestito dal demone principe. La vita parte proprio da lì: dalla miracolosa scoperta della crema per capelli con cui Wendell e Wild cercheranno di arricchirsi nello spento mondo dei vivi.

Il contenuto è audace e il target si diffonde ad adulti e piccini, senza mai risultare retorico o banalizzante, tanto meno didascalico. Incredibilmente si suggerisce tutto tramite l’estetica e le trovate visive, evidenziando allo spettatore l’accettazione della transessualità di Raul, la determinazione di sua madre avvocato; ma anche la rabbia implosa e dopo esplosa della protagonista, che ha causato la morte di un bambino intento a prendere in giro Kat facendola sentire sbagliata, il denigrante capitalismo sempre primeggiante negli obbiettivi presenti e futuri dei personaggi quali i Klaxon e il prete alla guida della scuola. La brama e la sete di denaro sono pericolosi, alienanti e disumanizzanti. Non a caso il signor Klaxon è una parodia − né troppo velata né eccessivamente annunciata − dell’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump: statura bassa, pancione, parrucchino color arancio, cravatta rossa e un’indomabile voglia di privilegiare gli interessi personali a discapito del bene comune; in questo caso, è afroamericano, e il discorso può benissimo ampliare i suoi orizzonti straripando dai panni di Trump. Infatti, la Klaxon Corp è un gruppo di conservatori che hanno come finalità la costruzione di un carcere riabilitativo per avere continui finanziamenti e arricchirsi facilmente, spazzando via qualsiasi altro appartamento o costruzione di una certa importanza che si trovi sul suolo interessato. Tante volte si è sentito parlare di Centri Commerciali o grandi catene di negozi o alberghi lussuosi che hanno portato via la casa di tanta gente annullando la vita stessa.

Wendell & Wild, gli elementi contrastanti e comunicanti nel film d’animazione Netflix

Il film di Selick presenta una dicotomia: se da un lato c’è il vecchio, il conservatore che ha bisogno di generazioni passate magicamente riportate in vita come zombie per aggiudicarsi i voti e la vittoria finale, ciò sta anche a significare che il futuro ha la speranza e l’ottimismo di aver cacciato via tanti pensieri retrogradi. Non è casuale la presenza di un avvocato donna che risulterà decisiva nella presentazione delle prove per condannare la Klaxon Corp, accusata di incendio doloso con annesse vittime (riportate anch’esse in vita per testimoniare); e soprattutto della bontà di suo figlio Raul, che sentiva la necessità di cambiare sesso generando accettazione in sé stesso, negli altri personaggi e nello spettatore affascinato dal suo nobile animo. Grigio e colorato, anche esteticamente, si contrastano e alla fine c’è chi la spunterà nella toccante sequenza finale.

Le generazioni che, dopo essersi scontrati, comunicano tra di loro sono il ponte per un futuro migliore: i genitori di Kat tornano in vita per poco poiché la crema per capelli non ha un effetto duraturo, ma sono attimi di arricchimento reciproco. Stessa cosa avviene tra gli altri personaggi, tra cui Kat e l’altra ragazza infernale ormai cresciuta ma potente e saggia, ossia sorella Halley, in grado di guidare Kat a far pace con i suoi ricordi ed il suo tormento interiore dovuti ai sensi di colpa del tortuoso passato. Raul rappresenta un ponte per l’amicizia, mai sottovalutata, abile nell’ammorbidire la giovane protagonista. Persino i demoni avranno modo di riconciliarsi: Wendell e Wild ritrovano nel mondo dei vivi loro padre, arrabbiato con loro, ma aperto al perdono quando ritroverà anche gli altri suoi figli precedentemente catturati dal cacciatore di demoni. Per risalire nel mondo dei vivi, l’enorme demone ha sacrificato il suo parco giochi delle torture, distruggendolo. Allora sarà insieme ai suoi figli creativi che ne costruirà uno nuovo, per accogliere le anime dei defunti in serenità e gioia. La promessa fatta a Kat, nuovamente rimasta orfana, è quella di offrire un pass proprio ai suoi genitori in modo tale da saperli felici e in pace.

Wendell & Wild, diretto da Henry Selick, si dimostra uno dei film più belli e interessanti di quest’anno cinematografico. Un film d’animazione che si dimostra classico per la tecnica in stop motion rimasta invariata − sempre con un personaggio riposizionato fino a 24 volte al secondo per produrre un girato completo − e, oltre questo, gli espedienti narrativi pur essendo semplici e talvolta prevedibili risultano genuini nel veicolare un messaggio e una bellissima morale, assolutamente contemporanea e quindi necessaria. Tra risate regalate agli spettatori più giovani con battute e personaggi esilaranti, la creatività del regista sforna non solo uno stereo con un occhio come cassa, elemento che aggiunge del grottesco e punk alle atmosfere, ma anche un’estetica afroamericana per parlare di una storia di formazione, sfratti, capitalismo e disumanizzazione. L’accettazione di sé passa per il rispetto del prossimo.

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Christian D'Avanzo
Cinefilo dalla nascita e scrittore appassionato. Credo fermamente nel potere dell'informazione e della consapevolezza. Da un anno caporedattore della redazione online di Quart4 Parete, tra una recensione e l'altro. Recente laureato in scienze della comunicazione - cinema e televisione presso l'università degli Studi Suor Orsola Benincasa.