Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere: cosa non ha funzionato nella serie basata sugli scritti di Tolkien

Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere: cosa non ha funzionato nella serie basata sugli scritti di Tolkien

Il Signore degli Anelli – Gli anelli del potere, è una serie TV del 2022 prodotta e distribuita da Amazon Prime Video. Lo show segue le avventure di diversi personaggi di diverse stirpi (uomini, orchi, nani, elfi, hobbit) accadute nella Terra di Mezzo durante la Seconda Era. Si tratta certamente di un prodotto ambizioso e ben realizzato dal punto di vista degli effetti speciali e visivi, ma non privo di imperfezioni che hanno contribuito ad abbassare il livello generale delle puntate. Ecco tutto (o quasi) ciò che non ha funzionato nella prima stagione de Gli anelli del potere.

Ritmo della narrazione

La prima stagione de Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere conta ben otto episodi. Si tratta di otto episodi che si prendono tutto il tempo necessario per presentare i personaggi e fare un quadro generale della situazione. Il problema sta nel ritmo con cui si sviluppano le vicende narrate. Si alternano infatti puntate molto veloci, ricche di azione, pathos e con importanti rivelazioni ai fini della trama, ad altre in cui il ritmo è blando, l’azione scompare per lasciar posto a dialoghi spesso inutili e troppo dilatati. Questa altalena di emozioni non può essere certamente un punto a favore della serie, che ne risulta pesante e priva di bilanciamento.

Un tentativo di andare alla radice del problema sembra essere quello di indagare chi, da dietro la cinepresa, ha dato forma alle diverse puntate. Si riscontra infatti una certa dinamicità negli episodi diretti dai registi J. A. Bayona e Charlotte Brändström, diversamente da quelli diretti da Wayne Che Yip, molto più lenti e ricchi di punti morti. E il fatto che Che Yip abbia diretto ben quattro episodi sugli otto che compongono la prima stagione, è un punto a favore della nostra tesi.

Morfydd Clark

E’ opinione diffusa il fatto che il personaggio di Galadriel non sia come molti se lo aspettavano. Durante le otto puntate non si è mai vista infatti la grande condottiera elfica, carismatica e determinata, ma dotata al tempo stesso della grazia e della temperanza degli elfi. Quello che abbiamo visto è un personaggio sempre stizzito, nervoso e scontroso. Poco empatica, Galadriel è un personaggio che non riesce a legare con gli altri protagonisti della serie. La performance della Clark pone un freno all’alchimia che dovrebbe crearsi con gli altri attori. Ne viene fuori un personaggio fastidioso per lo spettatore, un personaggio che non riesce in alcun modo a coinvolgere a causa dei suoi atteggiamenti da tuttologo.

Grande colpa è da attribuire sicuramente a un lavoro di sceneggiatura e scrittura del personaggio che lascia molto a desiderare, ma dall’altro lato non si può sottrarre Morfydd Clark dalle sue responsabilità. L’attrice, che abbiamo imparato a conoscere in film come Dickens – L’uomo che inventò il Natale e La vita straordinaria di David Copperfield, sembra non essere arrivata abbastanza preparata a questa prova recitativa.

Licenze sugli scritti di Tolkien

Uno dei pericoli maggiori quando si traffica con la materia proveniente dalle opere di John R. R. Tolkien è costituito dalle licenze che ci si concede. Le possibilità di essere sommersi da critiche e accuse di infedeltà nei confronti del maestro da parte dei suoi fan più accaniti sono altissime. E forse con Gli anelli del potere si è caduti in questa trappola. Diverse sono infatti le libertà che gli autori della serie si concedono, a partire dall’arrivo anticipato degli istar, che nei libri di Tolkien giungono diversi anni dopo quelli in cui è ambientato lo show, per passare poi ai principi e alle proprietà magiche del mithril. Se nei testi infatti questo è un semplice minerale dalla grande resistenza e leggerezza, nella serie esso diviene un catalizzatore della luce dei Valar, strumento quindi in grado di salvare il popolo degli elfi da una malattia mai menzionata da Tolkien. Esso viene anche utilizzato nell’ultima puntata per forgiare i tre anelli degli elfi. Ma questi sono solamente due degli svariati esempi che potremmo fare circa le licenze acquisite dalla serie sulle dinamiche e sugli eventi descritti su carta.

Se a chi non ha letto i libri queste cose possono essere sfuggite, ai fan letterari le stesse non sono andate affatto giù e hanno fatto si che i giudizi sulla serie fossero più negativi di quanto lo sarebbero stati senza.

About the Author

Salvatore Di Filippo
Salvatore Di Filippo, appassionato di film e serie TV, in particolar modo del genere horror. Da sempre aggiornato su news ed eventi legati al mondo dello spettacolo.