Paolo Sorrentino: perchè il regista utilizza sempre gli animali nei suoi film?

Paolo Sorrentino: perchè il regista utilizza sempre gli animali nei suoi film?

Il cane con il collare elisabettiano in This Must Be The Place; la giraffa imperante in La grande bellezza e, infine, la capra – emblematica nella sua presenza – in Loro. Il rapporto tra Paolo Sorrentino e gli animali, all’interno delle sue pellicole, è importantissimo e ha portato, in molti prodotti del regista italiano, gli stessi a essere non soltanto inseriti passivamente all’interno del prodotto cinematografico, ma anche ad essere protagonisti e portatori di una certa simbologia certamente importante. Nel corso delle sue interviste, in cui Paolo Sorrentino ha avuto modo di parlare di E’ stata la mano di Dio e dei ricordi della sua infanzia, il regista italiano ha spiegato il motivo della sua scelta e, soprattutto, ha smentito certe tipologie di pensiero, che vedevano – in quella degli animali – una scelta filosofica. Ecco tutto ciò che c’è da sapere a tal proposito.

Le dichiarazioni di Paolo Sorrentino sulla sua scelta degli animali all’interno dei suoi film

L’imminente uscita di E’ stata la mano di Dio, film previsto per il 15 dicembre del 2021 su Netflix e al cinema, caratterizza un motivo di ritorno in auge per Paolo Sorrentino, regista che ha rappresentato l’Italia con il suo capolavoro La grande bellezza, in grado di ottenere un Oscar come migliore film straniero; il film in questione, rappresentativo di un certo tipo di cultura e costume partenopeo, è stato scelto per rappresentare l’Italia nello stesso contesto degli Academy Awards, per quanto non sia ancora possibile sapere quale sarà la decisione della giuria degli Oscar in materia di short list.

Paolo Sorrentino, in ogni caso, è oggetto di particolare attenzione per quel che concerne le sue ideologie e decisioni dal punto di vista sociale e strutturale, oltre che tecnico. Tra le tante curiosità che sono state oggetto di valutazione, c’è quella che riguarda la scelta degli animali da parte del regista italiano, che spesso se ne serve all’interno delle sue pellicole. Per quanto si potesse pensare a un motivo di natura filosofica, Paolo Sorrentino ha smentito questa tipologia di valutazione, spiegando quanto segue: «Molti tendono a vederci dei simboli, la cosa è meno nobile: contagiato da Umberto Contarello il rapporto uomo animale mi fa ridere. Nel Parco c’era un veterinario, uno dei pochi a Napoli a trattare animali esotici. Una sera io e mio fratello rientrando a casa vediamo un pavone. Per settimane tra le macchine parcheggiate del condominio compariva il pavone, coi condomini che pretendevano di dargli da mangiare. Ecco, siccome il pavone è in Amarcord, ho avuto la tentazione di trasformarlo in gorilla».

Quanto gli animali domestici, invece, il rapporto è ancor più significativo: «Prima che io nascessi so che loro avevano due pesci rossi buttati da mia madre nello scarico. Mio fratello e mia sorella disperati, lei allora disse: “Non avete capito, quelli tornano al mare”. In seguito abbiamo avuto due pappagallini. Morti i miei, uno si è mangiato l’altro. Il superstite era un genio, riusciva a aprire la gabbietta nonostante noi la chiudessimo con il laccio del panettone. Usciva e volava per le stanze».

Paolo Sorrentino e il suo rapporto con lo sport

Nominato in occasione del suo Oscar e nell’ambito dei David di Donatello, Paolo Sorrentino ha citato Maradona non soltanto per il suo valore sportivo, ma anche e soprattutto per la sua importanza riconosciuta dal punto di vista sociale e umano; non è un caso, naturalmente, che il nuovo film del regista italiano veda un’enorme dedica al calciatore più forte della storia, come dimostrato dallo stesso Paolo Sorrentino. Per quel che concerne il suo rapporto con il mondo dello sport, Paolo Sorrentino ha spiegato quanto segue, riferendosi alla partita di calcio più nella che abbia mai osservato nella sua vita: «Napoli-Juventus, novembre 1985. Gol di Maradona su punizione di seconda. Un’inspiegabile perizia balistica. Pioveva. Non vincevamo con la Juve da millenni. Ci fu una tale esplosione di gioia che mi ritrovai venti gradoni più giù. E quel giorno non ritrovai più gli amici con i quali ero andato allo stadio».

Riferendosi ad un altro sport, il tennis, Paolo Sorrentino ha parlato di qual è il personaggio a cui piacerebbe dedicare un prodotto cinematografico: «Ce ne sono tanti. Io e. tutti i miei colleghi abbiamo vanamente tentato di avvicinarci alla biografia di Agassi. A me piacerebbe anche raccontare Ivan Lendl. Un aspetto meraviglioso dello sport che alle volte viene trascurato è la capacità di concentrazione dell’atleta».

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Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.