Quentin Tarantino e il premio alla carriera ricevuto a Roma: “I miei film non piacciono a tutti? Pazienza”

Quentin Tarantino e il premio alla carriera ricevuto a Roma: "I miei film non piacciono a tutti? Pazienza"

Si è lasciato andare a una serie di importantissime dichiarazioni, Quentin Tarantino, che ha avuto modo di offrire considerazioni di grandissimo lavoro per quel che concerne il mondo del cinema e della letteratura, di cui ha sempre subito il fascino. Il celebre regista statunitense, noto per la sua realizzazione di lavori storici e di grandissimo valore artistico, è stato insignito del premio alla carriera nell’ambito della Festa di Roma, consegnatogli direttamente da uno dei più grandi volti della cinematografia italiana: Dario Argento. Un riconoscimento certamente importante, che si aggiunge alla grande mole di critiche positive, apprezzamenti e riconoscimenti ricevuti dal regista statunitense nell’ambito della sua carriera. Nella cornice di Roma, Quentin Tarantino si è lasciato andare ad alcune dichiarazioni particolarmente importanti, che meritano di essere citate nel dettaglio.

Quentin Tarantino parla delle critiche negative ai suoi film

Non si può certamente dire che la carriera di Quentin Tarantino non sia stata definita anche da una serie di critiche e polemiche dal punto di vista cinematografico; per quanto il regista statunitense abbia ottenuto un notevole successo in tutto il mondo, non è mai stato al riparo da critiche di qualsiasi tipo, riguardanti – nella maggior parte dei casi – le sue scelte di natura prettamente scenografica e cinematografica. Il suo ultimo prodotto, C’era una volta ad Hollywood, è stato bersagliato dalle critiche per una trama definita come pesante e difficilmente scorrevole, che ha soltanto qualche minuto di azione vera e propria. Si tratta soltanto dell’ultimo tassello di una carriera che ha visto il regista bersagliato anche per Pulp Fiction, Jackie Brown, Django e – soprattutto – The Hateful Eight.

A tutte queste critiche, Quentin Tarantino ha deciso finalmente di offrire una risposta, chiaramente piccata e caratteristiche del suo stile umoristico. Quelle che seguono sono state le sue dichiarazioni a proposito: “I miei film non piacciono a tutti? Pazienza, me ne farò una ragione. Di film ce ne sono tanti in giro per il mondo: mica devono vedere per forza i miei. a me interessa sorprendere il pubblico per poi farlo riflettere su quello che ha visto”. E ancora: “Bisogna credere nei propri principi e non preoccuparsi che alla gente non piacciano. Quando ho fatto Pulp Fiction abbiamo ricevuto una grande attenzione positiva dalla stampa, ma c’erano anche tanti critici che hanno giudicato il film in modo duro. Dicevano che io non ero speciale. Uscirono davvero molti articoli, pezzi lunghi e complessi, tutti a parlare o a sparlare di me. Poi, però, pensai: “Sai che c’è? Ho solo fatto un film divertente su dei gangster, ma che problemi avete?”. Non bisogna farsi prendere troppo da questo genere di cose, perché quando un film esprime lo spirito del tempo e lascia il segno, ci saranno sempre persone a cui non piacerà e reagiranno negativamente. Bisogna avere la capacità di accettare tutto questo, fa parte del dibattito”.

Quentin Tarantino e la presentazione del suo primo romanzo

Il premio alla carriera ottenuto da parte di Quentin Tarantino ha garantito, al regista, anche la possibilità di parlare del suo primo romanzo, che prende iconicamente il nome del suo ultimo film, C’era una volta a Hollywood. Il regista statunitense aveva già parlato, in occasione della sua ospitata a Che Tempo Che Fa di Fabio Fazio, della sua volontà di dedicarsi alla letteratura, sia rievocando i grandi successi cinematografici che l’hanno riguardato, sia innovando i caratteri stilistici e letterari rispetto alla materia di una pellicola.

Eppure, in un primo luogo la base del lavoro doveva essere un’altra, come spiegato dal regista statunitense: “Sono cresciuto leggendo libri basati sui film che ho letto da ragazzo, addirittura leggevo romanzi tratti da film mai visti. Poi, 3 anni fa, ho iniziato a pensarci di nuovo e a rileggerli e ho deciso di fare la stessa cosa per uno dei miei film. Così ho iniziato a scrivere un romanzo basato su Le Iene fino a quando non mi sono detto: “Ma che cazzo sto facendo? Ma ti pare che scrivo un libro del genere?” Era chiaro che dovessi farlo su C’era una volta a Hollywood. Avevo tantissimo materiale, perché avevo fatto una lunga ricerca sui personaggi per scoprire i loro tratti che non avrei poi incluso nel film. Si parla di un romanzo che esplora ed espande il mio film, ma è anche un sottogenere. È soprattutto un romanzo su Hollywood: so che ce ne sono tanti e diversi, ma volete paragonarlo al mio?”. Come ha spiegato il regista, il lavoro è stato realizzato durante il periodo di lockdown a Los Angeles, in cui ha sentito un crescente senso di responsabilità soprattutto nei confronti della sua famiglia e dei suoi figli.

Quentin Tarantino e il suo pensiero sul cinema contemporanea

Nell’ambito delle sue ultime dichiarazioni, Quentin Tarantino ha avuto modo di parlare anche dello stato attuale del cinema, da molto definito come morente, soprattutto in virtù delle grosse difficoltà che il sistema ha affrontato negli anni della pandemia da Coronavirus. Queste le sue dichiarazioni a proposito: “Il cinema, a differenza di quello che pensano molti, non è affatto morto. Dopo la pandemia, l’affluenza nel mio cinema è stata incredibile, era piena tutte le sere, ma sicuramente queste sono delle realtà di nicchia. Non so se i grandi titoli torneranno a fare dei numeri pazzeschi nel weekend di apertura. Però so una cosa: sono fortunato perché abbiamo potuto fare C’era una volta a Hollywood nel 2019. È come essere un uccello che riesce a entrare in una finestra prima che venga chiusa scoprendo che qualche piuma è rimasta incastrata tra i vetri”.

Ovviamente, il regista non ha parlato di quale potrebbe essere il suo decimo (e ultimo, seguendo le sue dichiarazioni storiche) film, per quanto la possibilità di realizzare Kill Bill 3 sia concreta. In compenso, il regista ha spiegato qual è la sua più grande passione cinematografica: i film italiani, rigorosamente di serie B. Queste le sue parole: “Li ho scoperti negli anni 70, subendone il fascino. Anche quelli dimostrano la grandezza del cinema italiano, ricco di una qualità teatrale da ogni punto di vista”.

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Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.