The Whale, Brendan Fraser parla del suo personaggio: “E’ il più eroico che abbia interpretato”

Brendan Fraser parla del suo personaggio in The Whale

Una delle note più positive del Festival del Cinema di Venezia è stata rappresentata dal ritorno sulle scene di Brendan Fraser, protagonista del nuovo film di Darren Aronofksy – The Whale – presentato in concorso in occasione della 79esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. L’attore statunitense, come in molti sanno, era sparito dal mondo della cinematografia alla fine del 2013, per poi tornare sul set solo nel 2019, anche se per produzioni minori. Dapprima nel nuovo film di Soderberg, poi in quello di Aronofsky, Brendan Fraser sembra essere ormai tornato, in evidente stato di commozione dopo aver avuto modo di osservare la pellicola in cui recita, e ha parlato della sua interpretazione, ritenendo il suo personaggio essere il più eroico che abbia mai interpretato.

Brendan Fraser parla del suo personaggio in The Whale

In occasione della conferenza che ha anticipato la distribuzione del film nel contesto del Festival del Cinema di Venezia, Brendan Fraser, il regista Darren Aronofsky e la giovane attrice Sadie Sink hanno avuto modo di parlare di The Whale, uno dei simboli della 79esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. L’attore, divenuto celebre per La Mummia, è apparso molto commosso quando ha potuto osservare la sua interpretazione nel film, in cui interpreta un uomo di più di 200 chili, soprattutto – si immagina – nel pensare di essere ormai tornato ad alti livelli nel contesto cinematografico, a seguito di tutte quelle problematiche che l’avevano allontanato dal grande schermo.

L’attore ha parlato della sua interpretazione e del suo personaggio in The Whale nei seguenti termini: «Ho dovuto imparare una maniera assolutamente nuova di muovermi. Ho sviluppato muscoli che non sapevo di avere e sentito le vertigini a fine giornata quando mi toglievano la tuta. Mi ha fatto apprezzare chi ha un corpo simile: bisogna essere davvero forti fisicamente e mentalmente. È una storia di ciò che succede dietro una porta chiusa. Questa è stata la sfida più grande per me, Charlie è l’uomo più eroico che abbia mai interpretato. Ha un superpotere: vede il bene nelle persone».

Le dichiarazioni di Darren Aronofsky sul nuovo film diretto dal regista di Requiem For a Dream

Anche Darren Aronofsky, regista di The Whale, ha avuto modo di approfondire diversi temi legati alla pellicola, che concorre per la vittoria finale del Leone d’oro per il miglior film. In occasione della conferenza stampa che ha preceduto la visione del film, infatti, il regista di Requiem For a Dream ha approfondito diversi temi sulla pellicola, relativamente al senso del film, al tema che ha avuto modo di conoscere e sviscerare e, infine, al possibile legame con Moby Dick, di cui il titolo richiama sicuramente l’essenza.

Queste sono state le parole pronunciate dal regista di The Whale: «Mi ricordo di aver letto la recensione sul New York Times. E di aver pensato mi piacesse molto, avrei voluto farne un film perché mi aveva molto commosso. È stato difficile per molti motivi. Nessuno mi colpiva particolarmente […] Poi ho visto il trailer di un piccolo film brasiliano con Brendan e mi si è accesa la lampadina». A proposito del montaggio del film e del formato scelto, inoltre, il regista ha aggiunto: «Molto dipende da come abbiamo mosso la camera, ma anche dalla profondità dello script, di come si scopre sempre più dei personaggi, si rivelano lentamente e ogni scena ha qualcosa». In aggiunta alle parole di Brendan Fraser, che hanno descritto il suo personaggio come eroico, anche il regista ha voluto dire la sua, spiegando quanto segue:  «C’è del cinismo, ma è costantemente in lotta con la speranza di Charlie e la sua visione del mondo. La frase “le persone sono davvero incapaci di non avere a cuore gli altri” è la ragione per cui ho fatto il film. Questo è il messaggio più importante da mettere nel mondo adesso. Tutti si danno al cinismo e all’oscurità, ma quello di cui abbiamo bisogno di capire è che dobbiamo credere negli altri. Dobbiamo aggrapparci a questo».

Infine, per quel che concerne il legame con Moby Dick, il regista ha concluso spiegando: «Insegnavo scrittura e pregavo i miei studenti di scrivere qualcosa di vero e onesto: ho ricevuto cose magnifiche. […] Volevo scrivere una storia su un insegnante di inglese che cerca di connettersi con le persone, poi è diventata la storia di un padre e la figlia, ma la letteratura è sempre stata dall’inizio una componente importante».

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Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.