5 film imperdibili con Jane Campion alla regia

jane campion

Vince, anche agli Oscar 2022, il rinomato premio alla Miglior Regia, Jane Campion, terza donna ad aggiudicarsi la statuetta, dopo Kathryn Bigelow per The Hurt Locker (2008) e Chloé Zhao per Nomadland (2020).
Dopo il 1994, anno in cui il suo film Lezioni di piano si aggiudica diversi premi tra cui Miglior Sceneggiatura originale, Migliore Attrice Protagonista per Holly Hunter, Migliore Attrice non Protagonista per Anna Paquin.
Candidato in 12 categorie, Il potere del cane, film con cui la regista e sceneggiatrice neozelandese si aggiudica quest’anno l’Oscar alla Migliore Regia, “nasce dalla cooperazione di uno straordinario team“, dice la Campion nell’intervista in backstage, “in particolare mi viene da pensare ai miei attori protagonisti, che davvero hanno dato tutto quello che potevano, e hanno scavato in profondità per rappresentare questi personaggi“, aggiunge poi.

A distanza di 27 anni dai premi Oscar che videro la regista protagonista indiscussa nel 1994, con molteplici nominations e altrettanti premi ottenuti, Jane Campion dichiara di aver attraversato un grande periodo di maturazione e continua evoluzione personale e professionale, fino a giungere oggi alla realizzazione di un film a tratti così cupo e autoriflessivo. Riguardo la sua oscurità intrinseca, la Campion afferma “il buio non mi disturba mai, quello che non mi piace dell’oscurità è quando le persone tentano di nasconderla. Quello che credo sia fantastico è, quando stai realizzando un film, è esplorarla, osservare la sua complessità, affrontarla. Soprattutto questo film è stato scritto da Thomas Savage, che parla di crudeltà, pensando però alla gentilezza“. A partire proprio da Il Potere del Cane, ripercorriamo 5 film meravigliosi firmati Jane Campion.

Il Potere del Cane


Si tratta di un adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1967 di Thomas Savage. Cast di cui fanno parte Benedict Cumberbatch, Kirsten Dunst, Jesse Plemons e Kodi Smit-McPhee, la storia, ambientata nel 1925, è quella di due fratelli del Montana, Phil e George Burbank, ricchi proprietari di un ranch. Il rapporto tra i due, già sul filo del rasoio a causa di una notevole discordanza caratteriale ed attitudinale, si incrina ancor di più con l’arrivo, al loro ranch, della donna che George decide di sposare, Rose, insieme a suo figlio Peter. Phil infatti prende di mira la donna e il figlio, tormentandoli allo sfinimento.

L’innovazione di questo lungometraggio risiede nel fatto che la Campion riprende il genere western, con i suoi cardini prettamente americani e che lo configurano come uno stile prettamente “mascolino”, ponendo lo sguardo più che sull’azione, di cui il film è quasi privo, sui risvolti psicologici e legati alla riflessione.

Un angelo alla mia tavola


Film del 1990, trae il soggetto dall’omonima autobiografia della scrittrice neozelandese Janet Frame, candidata più volte al premio Nobel per la letteratura, scomparsa nel 2004.
Insicura e riservata, figlia di una povera famiglia contadina della Nuova Zelanda, la protagonista si rifugia nella scrittura e nella poesia. Per il suo carattere anticonformista e leggermente fuori dagli schemi, la protagonista è ingiustamente considerata pazza. Il lungometraggio si articola intorno a tre fasi della sua complicata vita, dettando anche uno schema per il quale il film verrà diviso in tre parti e organizzato per tre puntate televisive.

Lezioni di piano


Film del 1993, scritto e diretto da Jane Campion, vince la Palma d’oro al 46º Festival di Cannes, rendendo la Campion la prima vincitrice di questo premio, e diversi premi agli Oscar 1994, tra i quali migliore attrice, migliore attrice non protagonista e migliore sceneggiatura originale, rimanendo fino al 2016, il film australiano con il maggior numero di Oscar vinti.

La trama è quella di una passionale storia d’amore ambientata a metà Ottocento, tra Ada McGrath, interpretata da Holly Hunter, e George Baines, interpretato da Harvey Keitel.
Lei, una donna muta, verrà colpita fin dal loro primo incontro dal fascino di lui, da tutti considerato poco più di un selvaggio, e considerato dalla donna profondamente incapace di godere del giovamento di quello che per lei rappresenta un linguaggio puro e sincero, quello della musica. Tra i due infatti si insinua, galeotto di quello che si rivelerà essere un amore profondo e passionale, uno strumento: il pianoforte.

Ada, tramite il suo essere muta, rappresenta in un’opera stratificata e profondamente allegorica come Lezioni di piano, quella che è un’accezione affermata e predominante della donna, nell’età vittoriana, maschilista e conformista, in cui il film è ambientato. L’unico linguaggio in cui trova spazio è quello della musica, in un periodo storico in cui non è poi tanto fuori dal comune, come caratteristica, quella di non aver voce.

In the cut

Adattamento del 2003, dell’omonimo thriller erotico scritto da Susanna Moore nel 1995, In the cut vede la partecipazione, nel cast, di Meg Ryan, Mark Ruffalo, Kevin Baco e Jennifer Jason Leigh.
La trama è articolata intorno all’omicidio di una ragazza, evento con il quale la professoressa Frannie si ritroverà ad interfacciarsi a seguito della sua ormai assidua frequentazione di bar malfamati della periferia di New York, dovuti alla necessità di conoscere a fondo lo slang per compilare un dizionario metropolitano. Intreccia così una controversa relazione sessuale con il detective a capo dell’indagine, Malloy, da mesi sulle tracce di un serial killer di giovane donne. Tra sequenze erotiche crude e assolutamente prive di sentimentalismi, si intrecciano il poliziesco e il thriller con un neo-noir adattato al dramma familiare.

Bright Star

Film del 2009, verte sugli ultimi tre anni di vita del poeta britannico John Keats. Prende, infatti, il titolo tratto da un sonetto di Keats dal titolo Bright star, would I were steadfast as thou art, scritta come dedica durante la sua relazione con Fanny, sua musa, interpretata nel film da Abbie Cornish.

Ambientato a Londra nel 1818, la storia è quella del giovane poeta John Keats, interpretato da Ben Whishaw, che si innamora di Franny Brawne, primogenita di una famiglia agiata, che, appassionata di cucito e ricamo, confeziona ogni suo originale abito. Il giovane letterato, che vive senza rendita a casa di un suo amico, sceglie la sua musa, o più spesso definita la sua stella, come emblema e allegoria della bellezza, in un film letterato sfuggente, estetico e profondamente evocativo, che si fa esso stesso poesia.

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Federica Feola
Laureanda in scienze della comunicazione, esperta del mondo cinematografico e televisivo in tutte le sue sfaccettature. Amante di serie tv, news e attualità.