Gli Oscar 2022 hanno decretato un solo vincitore e tanti piccoli sconfitti

Dune vincitore serata Oscar 2022, gli sconfitti degli Oscar 2022

Ogni cerimonia degli Oscar porta con sé una serie di caratterizzazioni, che siano esse positive o negative, e gli Oscar 2022 non sono stati esenti da un discorso generale di questo tipo. Nell’ambito di un’edizione che era già stata connotata negativamente alla vigilia, sulla base di diverse scelte che sono state prese da parte dell’Academy, è importante scendere nel dettaglio e sottolineare il contesto generale di un’edizione che – a posteriori – è apparsa come particolarmente scarsa per contenuti e per livello culturale, fatti salvi momenti scandalistici che, a dire il vero, non erano stati neanche previsti da parte della manifestazione cinematografica. Ecco tutto ciò che c’è da sapere a proposito della notte degli Oscar 2022, relativamente all’unico grande vincitore e ai tanti piccoli sconfitti che escono ridimensionati dal contesto generale della serata.

Dune è l’unico vincitore degli Oscar 2022

Si parte col dare merito all’unico grande vincitore della serata degli Oscar 2022. Dune è il prodotto cinematografico che ha ottenuto più statuette, più premi tecnici e, soprattutto, un numero maggiore di vittorie in rapporto alle nomination che aveva ottenuto. Il prodotto cinematografico di Denis Villeneuve, però, va oltre la semplice dicitura di premio ottenuto e, dunque, non va guardato solo ed esclusivamente per questo motivo se si parla di una netta superiorità mostrata all’interno del contesto generale della manifestazione.

Il film che adatta la prima parte del romanzo di Frank Herbert è riuscito in un intanto che sicuramente poteva apparire, da parte di diversi spettatori degli Oscar, come minore rispetto al contesto generale segnato dalla vittoria di altri premi. Di base, è chiaro, non c’era nessuna aspettativa per il film diretto di Denis Villeneuve nelle categorie ritenute convenzionalmente maggiori: migliore regia, per cui Denis Villeneuve non è stato neanche nominato, miglior film o migliori attori, che non hanno visto addetti ai lavori ottenere una nomination. Il motivo è presto detto: Dune non è un film che deve essere portatore di contenuto, di messaggio di sociale, di una definizione ideologica o politica di chissà quale materia; è, per sua natura, l’adattamento di un ciclo maestoso e, soprattutto, di una realtà che funge da capostipite del genere fantascientifico. In quest’ottica Dune riesce perfettamente in più punti: in prima battuta a ottenere un numero consistente di vittorie in una realtà che difficilmente ottiene così tanti premi nell’ambito della manifestazione cinematografica degli Oscar; in secondo luogo non dando mai l’idea concreta di vedere quegli stessi premi a rischi o minimamente in bilico.

Se è vero, in effetti, che molte delle vittorie degli Oscar sono assolutamente prevedibili, è pur vero che nel caso del film in questione ci fosse un vero e proprio abisso tecnico, rispetto agli altri prodotti candidati, che non potevano che portare al premio in questione: montaggio, fotografia, scenografia, colonna sonora, effetti speciali e sonoro non sono premi per cui c’è bisogno di una definizione oggettiva, che possa essere temprata dal messaggio sociale della pellicola, dall’inserimento di questa o quella etichetta culturale. Si tratta di premi per cui ottiene la statuetta il film oggettivamente migliore, più pronto, più innovatore o – in ultima analisi – in grado di suggerire e comunicare meglio il grande pregio di un lavoro che, molto spesso e a posteriori, viene costantemente sottovalutato.

I grandi sconfitti della serata degli Oscar 2022: Il potere del cane e West Side Story

I due grandi sconfitti nella notte degli Oscar 2022 sono Il potere del cane e West Side Story. Va sottolineato che, in un contesto generale in cui ben pochi premi sono apparsi come realmente convincenti, sia in relazione alle nomination, sia in una considerazione di premi molto didascalici e convenzionali che sembrano non aver mai realmente osato, i due film erano tra i prodotti che avevano ottenuto il numero maggiore di nomination e, per questo motivo, fa scalpore osservare delle pellicole che ottengono così poco nonostante un numero di nomination così tanto elevato. Per Il potere del cane c’è stata la sola statuetta ottenuta da Jane Campion, al suo secondo Oscar per la migliore regia nel corso della sua carriera, su ben 12 nomination totali, mentre West Side Story ha vinto il solo premio per Ariana DeBose, nel ruolo di miglior attrice non protagonista, nonostante un numero di 7 nomination ottenute.

Anche per i due film in questione c’è bisogno di fare una contestualizzazione ulteriore, a conferma del fatto che non è il numero di Oscar vinti a rendere il film meritevole, vincitore o sconfitto (in un’ottica generale, anche Belfast di Kenneth Branagh ha vinto un solo Oscar, ma il suo valore appare come magistralmente superiore rispetto ai corrispettivi presi in considerazione). Per entrambi i film appare chiaro che le vittorie ottenute fossero le uniche e sole possibili, nonostante un numero di nomination elevate; guardando a Il potere del cane, ad esempio, si coglie come per alcune categorie – come migliore fotografia, miglior attore, protagonista e non protagonista e migliore attrice non protagonista – ci fosse un vero e proprio abisso tra chi ha ottenuto una vittoria e gli altri nominati. Se si considera il ruolo di Troy Kotsur, ad esempio, con le sue sfumature di significato e con una qualità impareggiabile da Jesse Plemons e Kodi-Smith McPhee, si comprende ancor più perfettamente quale vuole essere l’analisi, relativa al fatto che la sconfitta non è soltanto sintomatica di uno svantaggio, ma anche rappresentativa di una profonda spaccatura.

Il potere del cane, così come West Side Story, hanno fatto incetta di nomination per una sostanziale mancata di “materia” candidabile da parte degli Oscar in diverse categorie e, se questa poteva apparire come semplice suggestione dal momento in cui sono stati letti i nomi degli addetti ai lavori nominati, è sembrato ancor più chiaro vedendo il poco consistente numero di vittorie dei due film precedentemente citati. In un contesto generale di trionfo con cui questi film erano stati accolti, soprattutto per due colossi della cinematografia come Steven Spielberg e Jane Campion, sembra chiaro che il ridimensionamento ci sia stato.

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Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.