Fase 4 della Marvel: i migliori ed i peggiori film

Tutti i film della fase 4 della Marvel: la classifica dal peggiore al migliore

Dopo la fase 3 conclusa con il secondo film di Spider-Man, ma con il grande evento che ha riunito tutti i personaggi contro il nemico comune rappresentato da Thanos, la Marvel ha dovuto attuare una pianificazione a lungo termine valutando quali personaggi introdurre. Ma nella nuova fase 4 non si è optato solo per introdurre novità, bensì si è anche proseguito l’arco narrativo di personaggi più noti. I registi assunti sono stati anche capace di far propri, nei limiti del possibile, i film assegnati. Si tratta di una fase assolutamente transitoria, ma che ha aperto a nuove possibilità future. Per far ordine, ecco la classifica dei film della fase 4 del MCU, ordinati dal peggiore al migliore.

7) Thor: Love and Thunder, di Taika Waititi – 2022

Secondo film diretto dal regista neozelandese e quarto capitolo su Thor. Il Dio del tuono è un personaggio stanco, perso e alla derivata, e Waititi sembra essere interessato solo a ridicolizzarlo per farne una parodia del genere. Il problema è che, non vuole prendersi sul serio nemmeno nei momenti di maggior drammaticità, risultando vacuo e banalizzante. La comicità, se possibile, è addirittura peggiorata rispetto al predecessore, e non c’è dubbio sulla ridondanza del percorso di Thor, ancora una volta spaesato e senza identità. Se le cose stanno così, non avrebbe maggior logica concludere le avventure forzate sul personaggio? L’incipit illude, siccome è la parte migliore del film e dura appena 5 minuti. Infatti, Gorr è un villain dal grande potenziale ma Waititi se ne infischia e lo rilega a poche scenette piuttosto goffe. I combattimenti, a differenza del primo film, sono girati in modo sconclusionato e montati peggio, così come le sequenze comiche che richiedono un cosiddetto “montage”: i momenti scanzonati sono troppi, non si centra il punto. Quando vuole raccontare qualcosa, il film si velocizza bruscamente e termina in una morale retorica e poco credibile data la costruzione. Uno dei peggiori film del MCU, e come al solito, è uno su Thor.

6) Black Widow, di Cate Shortland – 2021

Uno spin-off sulla Vedova Nera a distanza di troppi anni, dove viene finalmente svelato l’evento accaduto a Budapest, spesso citato con Occhio di Falco. Purtroppo, mai come in questo caso, è un progetto di cui si fa fatica a comprendere la distribuzione in questa fase 4, e dunque non può che finire tra i peggiori nella suddetta classifica. Non c’è dubbio che il potenziale di base c’era, ed un film di spionaggio, genere che la Marvel ha già trattato di gran lunga meglio in passato, in questo caso è fin troppo derivativo e poco spettacolarizzato. Le sequenze d’azione risultano ripetitive, abbondanti, e a volte anche gratuite. Uno dei difetti che penalizzano il film sulla Vedova è la consapevolezza di star vedendo un riempitivo su un personaggio deceduto all’interno dell’Universo Marvel, dalla durata eccessiva tra l’altro, ma i produttori probabilmente speravano nel contraccolpo avuto dalla morte di Natasha. Allora questo spin-off non fa altro che diventa un mero collegamento con i nuovi prodotti seriali, una lungaggine didascalica con un villain fin troppo stereotipato che fa il verso ad un noto ex produttore cinematografico. Nonostante l’interessante elemento sulle relazioni familiari, tra genitori biologici e putativi, il film si perde in chiacchiere anche poco vivaci e molto retoriche. Insomma, spin-off fuori tempo massimo che delude le aspettative, anche per ciò che concerne Budapest, finale raffazzonato e fuori da ogni logica anche nel montaggio di due scene, ed il prodotto finale è un semplice espediente per mostrare l’eredità raccolta dalla sorella di Natasha.

5) Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, di Destin Daniel Cretton – 2021

Il primo film di origini per introdurre un nuovo personaggio ed una nuova realtà in questa fase, è presentato in salsa orientale, sia per l’immaginario che per le modalità con cui è girata l’azione. Shang-Chi è un personaggio scritto decentemente nella sua linearità, ed i rapporti con i personaggi secondari rivelano sì i limiti nel trasporre comicità da parte dei Marvel Studios, ma anche il dramma che ricorre nell’eroe. Da una vicenda familiare si passa ad una molto più grande che include, come al solito, il destino del pianeta. I dieci anelli sono realtà e non più leggenda, ma resta da capire come verranno ricacciate fuori in futuro e soprattutto quando. Con Doctor Strange non manca sicuramente l’elemento magico nell’Universo Marvel, ma nel film dedicato all’eroe cinese c’è un modo più orientale nei temi di rivelarla. Il rispetto per la natura è fondamentale, un mantra per la popolazione della madre del protagonista, mentre il padre si è lasciato ingolosire da un potere più grande volto al controllo. L’azione è pulita, dinamica, sfrenata, e per un intrattenimento puro va più che bene, così come le coreografie: ad un certo punto c’è una spiegazione sul perché il popolo presentato verso il finale del film non colpiscono per ferire, ma gestiscono l’emotività diversamente. L’oriente, dunque, è presente in queste minuzie, mentre la narrazione prosegue con semplicità senza troppe pretese. Non nel meglio, non nel peggio: uno standard che ogni tanto fa bene.

4) Spider-Man: No Way Home, di Jon Watts – 2021

Una cooperazione tra Sony e Marvel/Disney genera uno dei film più attesi del 2021, uscito a dicembre ed acclamato: successo al botteghino, nel mondo raggiunge quasi 2 miliardi di dollari. La trilogia sullo Spider-Man di Tom Holland termina la sua corsa momentaneamente presentando, finalmente anche se al terzo tentativo, il dramma del supereroe in maniera grosso modo convincente. Gli espedienti sono sempre teen, e per questo bisogna sospendere di parecchio l’incredulità se si vuol proseguire l’osservazione della storia senza troppi indugi. Non è un film costruito con una sceneggiatura di ferro, ma segue i sentimenti sparsi negli altri film su Spider-Man prodotti dalla Sony, unendo il tradizionale con il nuovo. Se però il nuovo non aveva sviluppato un’identità ben precisa, la tradizione lo porta a rinsavire prendendo una strada ben precisa verso la consapevolezza dei propri mezzi e del proprio ruolo. Un Peter finora goffo nelle sue azioni, anche di combattimento, è conscio della forza ricavata dai suoi poteri, ma soprattutto verrà messo al corrente di ciò che significa avere responsabilità. I villain dei film della Sony non sono tutti sfruttati: risaltano Electro, in parte Doctor Octopus e Green Goblin, ma per il resto sono delle mere comparsate piuttosto inutili, ed è questo probabilmente uno dei limiti più grossi del film. I dialoghi a volte eccedono e diventano ridicoli nel mostrarsi nudi e crudi, esclusivamente per fan e nemmeno è detto che piacciano agli amanti dell’Uomo Ragno. Jon Watts è leggermente migliorato alla sua terza regia, ma gli è difficile fare più di quello che fa qui. Resta da capire il futuro dello Spider-Man di Tom Holland nel disegno Marvel, ma almeno è maturato ed nel tempo si farà sul serio.

3) Black Panther: Wakanda Forever, di Ryan Coogler – 2022

Il secondo capitolo di Black Panther è privo del suo eroe per causa di forza maggiore. Chadwick Boseman è deceduto nella vita reale, che in questo caso influenza la finzione: anche nel film una malattia sconosciuta ne causa la morte, e il Wakanda è alle prese con un momento di angoscia, tristezza e sbando politico. Proprio la geopolitica è l’elemento interessante della pellicola, siccome l’Africa wakandiana viene attaccata durante il consiglio tra i “potenti del globo” per possedere il vibranio, il materiale più potente del pianeta, fonte anche di energia. In tal senso è possibile ricondurre alla contemporaneità la questione, dato che l’energia sta diventando quasi un lusso e c’è un momento di destabilizzazione per questo. L’influenza del colonialismo tocca invece il nuovo popolo presentato: Talokan è figlia della violenza dei dominatori spagnoli, ed il suo sviluppo è improntato alla violenza, al voler dominare per paura che la storia si ripeta con il Wakanda. Namor è il re anarchico di questo popolo, ma è la relazione che si crea con Shuri a dargli ancor più fascino, siccome c’è ambiguità tra i due fino al combattimento finale. A differenza del primo film, le sequenze d’azione sono gestite in maniera più credibile a parte una sul ponte che sembra quasi composta da effetti visivi grezzi, invece questi ultimi sono di ottima fattura. La scena post-credit ha una rilevanza diversa dal solito perché rivela l’esistenza del figlio di T’Challa, pronto a prendere il posto nel padre nel futuro: ottima mossa per “recastare”. L’omaggio a Boseman è fatto in silenzio, senza scadere in passaggi retorici e privi di significato, rendendo assolutamente sincero il tutto. Pregevole la declinazione della donna in più ruoli sfaccettati: regina, guerriera e scienziata. Sono le vere e nuove protagoniste del film.

2) Doctor Strange nel Multiverso della follia, di Sam Raimi – 2022

Altro proseguo narrativo con un secondo capitolo di livello, che finisce dritto tra i migliori film della fase 4 nella classifica presente. Strange è in un momento transitorio dopo le certezze acquisite in passato, soprattutto è in difficoltà con le relazioni e i sentimenti: Christine, l’amore della sua vita, si sposa con un altro uomo e inizia una crisi per l’eroe, in conflitto con sé stesso. Ma non è tutto: fa la conoscenza del Multiverso, e ne rimane straniato quando incontra per la prima volta America Chavez, il cui potere è di viaggiare tra diversi universi. Quando però l’oggetto del desiderio viene bramato da Wanda, in continuità con la serie su Disney Plus (per la prima volta in un film Marvel non si può fare a meno di guardare una serie TV), è diventata una strega che è disposta a servirsi delle forze del male pur di arrivare a prendersi la vita dell’altra sé di un universo alternativo: lì ha figli e Visione è vivo. Ma questa sua determinazione folle non guarda in faccia a nessuno, tanto meno a Strange, e la magia si fonde visivamente con gli universi girati dal protagonista per sfuggire alla terribile villain. Sam Raimi è autoreferenziale, ma non è un problema siccome al grande pubblico questi dettagli non balzeranno nemmeno all’occhio, godendosi lo spettacolo Marvel per quello che è, un prezioso luna park intrattenente. Viene introdotto per la prima volta il gore horror, e Wanda (come un personaggio di La Casa) è la minaccia distruttrice. Il significato sul sentirsi sé stessi e diversi rispetto ad ogni altra personalità dell’universo che abbia un corpo simile o uguale, è la spiegazione che forniscono Strange e America Chavez durante dei dialoghi nel film.

1) Eternals, di Chloé Zhao – 2021

Il miglior film della fase 4, nonché del MCU in generale, è firmato dalla regista di Nomadland (disponibile su Disney Plus). Si tratta di un film su una squadra di androidi che da secoli vivono sulla Terra con sembianze umane, poiché ad un certo punto della loro storia si sono dovuti separare e ognuno ha preso la propria strada tra famiglia e carriera. La Zhao prende spunto, anche riflettendoci, dai grandi film di fantascienza quali 2001: Odissea nello spazio e Blade Runner, mettendo in rapporto gli Eterni creati dai Celestiali con dei “difetti” fisici propriamente umani. L’azione è ponderata nella lunga durata, ben girata con inquadrature molto pulite, e senza il minimo eccesso: ogni potere ha la sua peculiarità e viene sfruttato con consapevolezza visiva. I movimenti di macchina accompagnano le sequenze mostrando esattamente ciò che accade. L’ambiguità morale scatenante del conflitto interno finale è la parte più importante del film, con Icaro che sceglie il suicidio lasciandosi bruciare dal sole poiché ha tradito la propria ideologia uscendo sconfitto dal confronto con la sua famiglia di androidi, più umani che meccaniche. I villain sono figli degli stessi creatori degli Eterni, ma con finalità diverse: allora il dado è tratto, la riflessione tocca l’evoluzione, la ita in quanto prodigio della biologia, ma anche la religione in quanto fede. Gli uomini sono delle marionette di fronte l’evoluzione tecnologica (Dio?). I celestiali sono fondamentale per l’equilibrio nell’Universo, ma è giusto sacrificare le vite di innocenti per far sì che ce ne siano poi altre? Morte e vita sembrano legate indissolubilmente da un filo nascosto e ambiguo quale è la giustizia. I personaggi non sono sacrificati, il loro background è costruito con grande consapevolezza di scrittura.

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Christian D'Avanzo
Cinefilo dalla nascita e scrittore appassionato. Credo fermamente nel potere dell'informazione e della consapevolezza. Da un anno caporedattore della redazione online di Quart4 Parete, tra una recensione e l'altro. Recente laureato in scienze della comunicazione - cinema e televisione presso l'università degli Studi Suor Orsola Benincasa.