Wes Anderson da The French Dispatch al suo nuovo film: i segreti del suo successo

Wes Anderson e il suo prossimo film, dichiarazioni regista di The French Dispatch

The French Dispatch è solo l’ultimo tassello di un puzzle straordinario che richiama la carriera di Wes Anderson, celebre regista statunitense in grado di realizzare numerosissimi capolavori cinematografici e, di sicuro, lavori di grandissimo valore dal punto di vista di regia e cura tecnica e scenografica. Con il film in questione, che riflettere su tematiche che ruotano intorno al mondo del giornalismo, pur non essendo realizzate in modo da celebrarlo, Wes Anderson non soltanto ha messo a punto un sistema particolarmente importante di realizzazione dal punto di vista registico, ma ha anche ho portato a termine un lavoro tecnico di importantissimo valore, che si ispira molto alle realizzazioni italiane, soprattutto per quel che concerne la cura della regia, e che si basano su un metodo di lavoro che lo stesso regista ha definito come internazionale. Sulla base di questo parametro, lo stesso Wes Anderson ha svelato anche che è in lavorazione per un prossimo film, Il quale metterà a punto, ancora meglio, questi stessi parametri, basati sia su una strumentazione specifica e dedicata, sia su alcuni addetti ai lavori che possono permettere una cura ottimale di alcuni elementi. Ecco tutto ciò che c’è da sapere a tal proposito.

Perchè Wes Anderson ha scelto (anche) il bianco e nero per The French Dispatch?

The French Dispatch contiene numerosissimi riferimenti a un certo tipo di cultura che si identifica nell’ambito del giornalismo americano, in particolar modo del New Yorker. Allo stesso tempo, alcune figure specifiche, come quella di Benicio del Toro, sono ispirate a personaggi che sono realmente esistiti nella storia di un certo tipo di cultura e, per questo motivo, il film di Wes Anderson si basa su un proposito che, di sicuro, cura alcuni dettagli nel migliore dei modi. Il regista statunitense non ha mai dato nulla per scontato, soprattutto dal punto di vista tecnico ed estetico, e per questo motivo The French Dispatch spicca soprattutto per la scelta di un metodo di lavorazione specifico e efficace.

A proposito del bianco e nero, utilizzato in gran parte all’interno del film per alcuni personaggi e numerose scene, ad esempio, Wes Anderson ha spiegato quanto segue: «Il mio primo film, un cortometraggio, era in bianco e nero, dunque quell’estetica mi è sempre piaciuta. Di recente ho fatto una chiacchierata con un regista che ha girato una ventina di film, tutti in bianco e nero e in formato 4:3. Per lui è l’unica scelta possibile: dice che è un modo per “semplificare” l’immagine e per garantire sempre una sorta di bellezza. Non è la mia posizione sul tema: anche in The French Dispatch, in cui ho usato principalmente il bianco e nero, passo spesso al colore e cambio continuamente formato. Ma in certi momenti la scelta del bianco e nero è stata obbligata: per il personaggio di Benicio del Toro avevo in mente Michel Simon, un attore francese che non ho mai visto a colori, ma solo in film in bianco e nero. Quindi non potevo immaginarlo diversamente. E poi il bianco e nero ti porta a riflettere molto di più sulla luce. Ho lavorato molto con il mio direttore della fotografia: con il bianco e nero bisogna studiare ogni volta la luce giusta perché, per esempio, un oggetto risalti nell’inquadratura. Mi ha dato grande gioia poter utilizzare tutte queste tecniche diverse, lavorare in modo ancora più stretto con il direttore della fotografia, lo scenografo…».

L’importanza della regia italiana nel film di Wes Anderson

A proposito dell’italianità presente all’interno del film, che passa soprattutto attraverso la colonna sonora di Ennio Morricone, Wes Anderson ha avuto modo di spiegare quali siano le radici e l’origine di alcune scelte. Ad esempio, il regista statunitense ha affermato di essersi ispirato a L’Oro di Napoli di Vittorio De Sica, che si basa su una tradizione particolarmente florida in Italia che porta a realizzare film a episodi, struttura chiaramente ripresa all’interno di The French Dispatch di Wes Anderson.

Per questo motivo, la matrice italiana del film è particolarmente nota è visibile, come spiegato dallo statunitense nei seguenti termini: «Nella colonna sonora ho voluto un brano di Ennio Morricone perché, anche se The French Dispatch voleva appunto essere un film francese, ha origini anche italiane. Un’altra delle ispirazioni è stato L’oro di Napoli di Vittorio De Sica: quando l’ho visto, ho pensato che avrei voluto anch’io fare un film a episodi, che è una tradizione specificamente italiana. Mi piacerebbe girare un altro film in Italia, dopo Le avventure acquatiche di Steve Zissou e un corto che Miuccia Prada ha contribuito a realizzare. Quando scrivo un film penso sempre: “Come potremmo farlo a Cinecittà?”».

Il nuovo film di Wes Anderson e il metodo di lavoro internazionale del regista

Wes Anderson ha avuto modo di parlare anche di quale sarà il suo nuovo film, chiaramente non dando numerosi elementi per quel che concerne trama, cast e altri dettagli di natura prettamente tecnica. Il regista statunitense ha ammesso di aver girato il suo film in Spagna, per quanto l’ambientazione sia quella degli Stati Uniti. Non solo, dal momento che il metodo di lavoro di Wes Anderson, che l’ha portato sempre più ad allontanarsi dalla realtà statunitense, anche quando l’ambientazione è proprio quella del suolo americano, si basa su una serie di elementi compositi che funzionano perfettamente all’interno del suo team e, in generale, su un’ideologia che funziona sulla base di addetti ai lavori e strumenti di diverse realtà geografiche, culturali e realizzative.

Il regista, In particolar modo, ha parlato di uno strumento che viene utilizzato all’interno del cinema francese, che ha deciso di trasferire all’interno della sua strumentazione personale, in luogo di alcuni strumenti più moderni e tecnologici che sono ampiamente diffusi all’interno del cinema contemporaneo. Il metodo di lavoro di Wes Anderson, che si traduce in una serie di film che hanno un impatto estetico ideale, è dunque noto fin dall’utilizzo di una strumentazione mai banale e, soprattutto, curata nei minimi dettagli. In tal senso, Wes Anderson ha spiegato, con le seguenti parole, che cosa intende con metodo internazionale: «Ho già girato il mio prossimo film in Spagna, anche se è ambientato negli Stati Uniti. Il mio primo film l’ho girato in Texas, ma oggi difficilmente lavoro negli Stati Uniti. Il vantaggio è che, ovunque vada a fare un film, qualcosa rimane in quello dopo: per il film girato in Spagna avevo un attrezzista indiano, il reparto costumi italiano, persino un burattinaio inglese… I miei film sono il risultato dell’adattamento del mio team internazionale ovunque capiti nel mondo. Lavorare in questo modo ti insegna un sacco di cose. Per dire: c’è un attrezzo sui set che, in gergo tecnico, chiamiamo apple box, è una specie di cassetta che serve, ad esempio, a mettere una sedia al giusto livello rispetto all’inquadratura. 75 anni fa il cinema francese ha messo a punto un modello di apple box che è totalmente diverso dal nostro, e che io ho scoperto solo di recente: adesso voglio usare solo quello».

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Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.