The Shining: Jack Nicholson e quella scena tratta dalla sua vita

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Il capolavoro assoluto di Stanley Kubrick. The Shining uscì nelle sale cinematografiche nel 1980, riadattato dal regista insieme a Diane Johnson a partire dal romanzo omonimo di Stephen King del 1977. La pellicola venne considerata immediatamente un cult dell’horror, con gli appassionati rabbrividiti innanzi alla crudezza del dramma della famiglia protagonista; isolata in un hotel in alta montagna teatro di eventi soprannaturali che porteranno il padre, Jack Nicholson, alla pazzia. Ad oggi, The Shining fa parte dell’immaginario collettivo e viene considerato, a mani basse, il più grande horror mai girato insieme a L’esorcista. Nel corso dei decenni, non si è mai smesso di parlare del film, sia per le sinistre curiosità che lo circondano che per le esperienze degli attori: dai traumi di Shelley Duvall all’eccentricità spropositata di Jack Nicholson, provvidenziale per il successo della pellicola. Proprio quest’ultimo avrebbe, poi, suggerito una delle scene più celebri all’interno del lungometraggio, partendo da una situazione reale vissuta dall’attore in quel periodo e, per questa ragione, completamente autobiografica.

La scena autobiografica di Jack Nicholson in The Shining

Nella pellicola del Kubrick, Jack Nicholson veste i panni del padre di famiglia e dello scrittore Jack Torrance, trasferitosi con moglie e figli nell’isolato Overlook hotel per trascorrere l’inverno in assoluta tranquillità. Il luogo nefasto, però, porterà l’autore verso un ostacolante blocco creativo che gli impedirà di lavorare alla sua ultima pubblicazione. Durante la pellicola, la frustrazione del personaggio si paleserà diverse volte in modi decisamente poco ortodossi. Risulta emblematica, oggi, la sequenza nella quale la moglie dello scrittore, interpretata da Shelley Duvall, fa visita al marito mentre quest’ultimo sta provando a mettere penna in carta, chiedendogli con estrema gentilezza come le cose stessero procedendo e se avesse voglia di farle leggere qualcosa.

Si tratta di un gesto compiuto in buona fede, che la stragrande maggioranza degli autori troverebbe incoraggiante. Ciò nonostante, Torrance si sente colpito in negativo dalle parole della moglie, al punto da inveire contro di lei per il fatto che, ella, fosse inconsapevole del fatto che il marito non avesse ancora scritto nulla che valesse la pena di conservare, nonostante fosse seduto alla macchina da scrivere da diverse ore. Nella scena in questione, Jack si rivolge a Wendy in questo modo: “Wendy, lascia che ti spieghi una cosa. Ogni volta che vieni qui e mi interrompi, stai interrompendo la mia concentrazione e mi stai distraendo. Mi ci vorrà del tempo per tornare dov’ero, poi. Capisci?”. Il tutto, accompagnato da una manifestazione gestuale di aggressività sinistra: Nicholson strappa il foglio e batte la mano sulla sua testa in maniera convulsa.

L’episodio reale che ha ispirato la scena

Come già precedentemente accennato, questa celeberrima scena di The Shining sarebbe stata suggerita da Jack Nicholson a Kubrick stesso, vista anche la natura confidenziale del loro rapporto, a partire da un episodio realmente accaduto nella vita dello stimato attore. Sembrerebbe, infatti, che Nicholson si sia rifatto ad un litigio avuto tra lui e la sua ex moglie. Al riguardo, l’attore si è così espresso alle penne del New York Times: “Ero nel bel mezzo della scrittura di un film di notte. Ero tornato nel mio piccolo angolo e la mia amata moglie, Sandra, è entrata in quello che era, a sua insaputa, questo momento. Lo dissi a Stanley Kubrick e, insieme, scrivemmo quella scena”.

Stando alle dichiarazioni dell’attore, pare che egli si sia rivolto in maniera del tutto simile a quella vista nel film alla sua consorte, dicendo: “Anche se non riesci a sentirmi digitare, non significa che non stia lavorando. Questo è scrivere!”. Riflettendo sulle dinamiche del suo matrimonio fallito, Nicholson sostiene che, una buona parte delle ragioni per i quali abbia divorziato da sua moglie, risieda proprio nel suo comportamento sgradevole nella vita reale. The Shining si presentò, per lui, come un’esperienza catartica: un modo per rimarcare ulteriormente la vita di un personaggio distruttivo, in grado di fare a pezzi il suo rapporto con la famiglia, nonostante il suo Jack Torrance lo faccia, sicuramente, in maniera più pericolosa e violenta.

Luci e ombre sul set di The Shining

In ogni caso, il comportamento e l’attitudine sregolata di Jack Nicholson hanno, spesso, posto l’attore in circostanze discutibili, specie durante gli anni del picco della sua carriera. Il leggendario interprete non è mai stato, del resto, un eroe senza macchia. Ne sono un esempio lampante le drammatiche testimonianze di Shelley Duvall dal set di The Shining, dove divenne vittima delle calunnie e delle pretese estreme del regista, così come dell’attore: genio prediletto dal Kubrick a più riprese. La veridicità delle azioni di Nicholson, riflessesi all’interno della pellicola, dunque, non fanno altro che arricchire la caratura di un film, già di per sé, straordinariamente riuscito. The Shining, oggi, appartiene alla storia della cinematografia moderna. Per questa ragione, non stupisce trovare ancora curiosità interessanti in merito a distanza di oltre quarant’anni dalla sua uscita nelle sale cinematografiche di tutto il mondo.

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Claudio Pezzella
Studente in culture digitali e della comunicazione. Articolista specializzato in contenuti a tema culturale. Appassionato di cinema, serie TV, musica ed arte in ogni sua forma.