Recensione – Argentina, 1985: il film di Santiago Mitre vincitore ai Golden Globe 2023

Recensione - Argentina, 1985: il film di Santiago Mitre vincitore ai Golden Globe 2023

La notte dei Golden Globe 2023 ha regalato numerose soddisfazioni, sia per quel che concerne alcune conferme della vigilia (gli attori di Everything Everywhere All At Once su tutti, Steven Spielberg alla regia, Colin Farrell e Cate Blanchett premiati rispettivamente come miglior attore e migliore attrice nelle rispettive categorie), sia per quanto riguarda alcune sorprese che hanno convinto per la natura della scelta e dell’importanza di quest’ultima. Tra queste, vale la pena citare sicuramente la vittoria di Argentina, 1985, il film di Santiago Mitre che era stato presentato in concorso al Festival del Cinema di Venezia e che ha ottenuto una incredibile vittoria nella categoria di miglior film in lingua straniera. Di seguito, viene presentata la trama e la recensione del film politico, in grado di sbaragliare la concorrenza di RRR, Close e Niente di nuovo dal fronte occidentale nel contesto dei Golden Globe 2023.

La trama di Argentina, 1985

Argentina, 1985 muove i passi dall’evento narrato: lo storico processo contro alcuni degli esponenti della dittatura militare argentina, che avevano cancellato ogni forma possibile di democrazia all’interno del paese e che avevano represso qualsiasi forma di libertà per mezzo di metodi assolutamente barbarici; violenza, sopruso, rapimento e omicidio erano stati alla base di una serie di crimini perpetuati per anni all’interno del paese. In mano a una magistratura civile e in assenza di qualsiasi altra forma di controllo giuridico, l’Argentina decise di intraprendere un enorme processo contro alcuni esponenti più in vista della dittatura militare, tra cui anche il Presidente Jorge Rafael Videla.

Il processo è stato affidato al procuratore Julio César Strassera che, insieme al suo vice-procuratore Luis Moreno-Ocampo, si è occupato di formare una squadra di giovani e inesperti del campo; unica soluzione per combattere l’atteggiamento omertoso di polizia e altri addetti ai lavori, quella adottata dal procuratore si è trasformata nella strategia vincente, basata sulla voglia di riscatto dei giovani e sul superamento di una classe politica altamente corrotta. Nonostante il pochissimo tempo a disposizione, che avrebbe reso il processo impossibile anche per una causa civile di poco conto, il team della procura è riuscito ad ottenere una insperata vittoria, riuscendo – più che a vedere gli esponenti della dittatura militare finire in carcere con ergastolo – a cambiare radicalmente il tessuto sociale, instaurando definitivamente il tema della democrazia e convincendo anche tutti coloro che erano sempre andati a braccetto con i più potenti per passivismo sociale e culturale.

La recensione di Argentina, 1985: il film di Santiago Mitre tra tragedia e ironia

Nello stesso periodo storico in cui è stato possibile osservare Niente di nuovo sul fronte occidentale, film tedesco anch’esso candidato in quanto miglior film in lingua straniera ai Golden Globe 2023, il prodotto cinematografico di Santiago Mitre acquisisce ancor più valore, non soltanto in virtù della sua grande potenza evocativa, ma anche e soprattutto nel confronto con una diversa tipologia di rappresentazione emotiva che vede, come da leitmotiv degli ultimi anni, un diverso approccio alla materia storica. Tra i tanti difetti che sono stati additati al film presente su Netflix, c’è quello di voler strappare l’emozione allo spettatore quasi con forza, per mezzo di una serie di forme rappresentative che appaiono assolutamente pompose e grossolane nella loro forma: la morte del protagonista, allo scoccare dell’orario di armistizio, poi accompagnato dalla serie di extra-diegetiche finali, che descrivono il difficile stato del fronte occidentale nell’ambito della guerra, sono due elementi che estremizzano questo concetto, portandolo all’estremo e ottenendo – paradossalmente – l’effetto opposto.

Il vero risultato di una messa su schermo tale, per chi esagera nella funzione confondendo il meccanismo della finzione con quello della sovrabbondanza empatia, è la noia: Niente di nuovo dal fronte occidentale è un film noioso come Argentina, 1985 non sa essere, pur muovendo da una base, da un’aspirazione e da un obiettivo comune. Il film di Santiago Mitre comprende benissimo quale sia il suo significato politico, che sarebbe in grado di permeare ed essere comunicato allo spettatore anche senza servirsi di eccessiva retorica, o di una pressione costante sul fattore emotività; per quanto gli eventi narrati siano, di per sé, tragici (la violenza, il rapimento, l’uccisione e la repressione operata dalla dittatura militare argentina), il modo di rappresentarli convince, dal momento che permette di restituire una grande fedeltà ai fatti e una lucidità nella narrazione che risiede, naturalmente, nello spogliare di qualsiasi esagerazione il film.

Uno degli esponenti più importanti della storia dell’arte, Michelangelo, faceva suo il motto e il senso “del levare”: dal blocco di marmo, di per sé imperfetto strutturalmente, si elimina l’impurità, al fine di creare il risultato che appare pregevole dal punto di vista estetico: così fa Santiago Mitre con Argentina, 1985, che persegue l’arte del levare e non dell’aggiungere, di sintetizzare e non di sovrabbondare, di alleggerire e non di caricare troppo dal punto di vista emotivo. Certo è che non ci si trova sicuramente di fronte ad un prodigio tecnico o di regia, dal momento che le scelte poste in essere dal regista Santiago Mitre assecondano questa volontà di estrema semplificazione del prodotto: tuttavia, appare francamente difficile aspettarsi un risultato analogo (se non migliore) pensando ad un film che contenga in sé anche i germi di un mero esercizio di stile. La guerra, la lotta, la fame e la violenza non sono gradevoli dal punto di vista estetico: per questo motivo, anche quando l’ironia strappa una risata allo spettatore (come nel caso continuo del cognome del vice-procuratore sbagliato, in una scelta che il popolo napoletano associa con calore ai film di Totò), il tutto è finalizzato alla narrazionezione cruda e crudele di un momento storico che non ha bisogno di essere assecondato o arricchito di elementi, ma semplicemente di essere raccontato.

La vittoria di Argentina, 1985 ai Golden Globe 2025 e l’importanza politica del gesto

Alla vigilia dei Golden Globe 2023 nessuno poteva aspettarsi che Argentina, 1985 riuscisse a ottenere una vittoria nella sua categoria, dal momento che il prodotto cinematografico in questione si ritrovava nella stessa categoria di prodotti come RRR, Close e Niente di nuovo sul fronte occidentale; quest’ultimo, su Netflix, ha ottenuto un grande responso internazionale. Per RRR il fattore Oscar (dove il film non è presente nella lista dei migliori prodotti internazionali, per scelta dei suoi produttori) creava un certo vantaggio competitivo, mentre Close portava con sé un importante discorso di maturazione sessuale, umana e di identità di genere, che anche il cinema sembra aver finalmente raggiunto con coerenza. Tuttavia, l’intento della notte dei Golden Globe 2023 è parso chiaro: non soltanto cercare di mettere una pezza agli errori politici e ideologici del passato, quanto più lanciare un messaggio sociale e politico, che indirizzi verso una strada rappresentativa che vada oltre l’inclusione forzata di temi, immagini ed elementi all’interno di un film.

Argentina, 1985 è un film politico, che si serve della politica in modo attivo e che non appesantisce mai la funzione del suo elemento: a partire dall’ironia sullo schermo fino alle interpretazioni attoriali assolutamente convincenti, ogni elemento del senso del film riesce a restituire l’idea di uno schieramento ideologico lapalissiano e visibile. Negli ultimi anni, non è assolutamente un fattor comune: se si guarda semplicemente al 2022, ad esempio, ci si rende conto di quanto il connubio tra la macchina di finzione e la rappresentazione politica faccia fatica ad essere espresso con coerenza, creando – cioè – dei prodotti che non appaiono staticamente provocatori, ma portatori anche di un ideale di linguaggio e di ideologia che possa pedagogicamente essere comunicato agli spettatori.

Il 2022 è stato l’anno delle grandi polemiche sociali per la rappresentazioni, a tratti oscena, di Blonde e di una Hollywood a tratti inesistente, ma soltanto vagheggiata da un Andrew Dominik che ha compiuto un passo che definire sbagliato è dir poco; ma è stato anche l’anno dell’ennesimo prodotto di Gaspar Noé, Vortex, in un’eterna dicotomia tra chi intende il cinema come macchina di creazione e chi lo interpreta, invece, semplicemente come meccanismo di disfacimento. In ultimo, è stato l’anno del pericolosissimo messaggio politico di Black Adam, di un film che ha parlato di politica e di guerra e fame in un paese orientale, puntando il dito contro l’occidente assente e creando un precedente storico che i prossimi anni si preoccuperanno di risolvere. Per questo motivo, Argentina, 1985 è una boccata d’aria importantissima che restituisce fiducia nel prossimo e che fa ben sperare nel futuro: nell’esatto momento storico in cui si vuole fare un passo in avanti verso un discorso tematico che – finalmente – merita di essere affrontato in modo giusto e coerente, Argentina, 1985 è la risposta su schermo più interessante e concreta che i Golden Globe potessero ricevere. Il risultato, incredibilmente soddisfacente e operato al di fuori dei confinati statistici e numerici, rispetta a pieno l’idea che il messaggio è stato colto.

About the Author

Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.