Recensione − Il Grinch: film d’animazione del 2018

La recensione del nuovo film d'animazione sul Grinch: Il Grinch (2018)

Torna sul grande schermo come film d’animazione, il classico natalizio intitolato Il Grinch: basato sull’omonimo racconto del Dr. Seuss nel 1957, diretto da Yarrow Cheney e Scott Mosier, prodotto dalla Illumination Entertainment (stessa casa produttrice di Cattivissimo Me) e con Benedict Cumberbatch come doppiatore del Grinch in originale, mentre nella versione italiana la voce è di Alessandro Gassmann. Il film è stato distribuito nelle sale italiane il 29 Novembre 2018. Ecco la trama e la recensione del film d’animazione intitolato Il Grinch.

La trama de Il Grinch, film d’animazione prodotto dalla Illumination Entertainment

La trama e il tema principale sono quasi gli stessi del film di Ron Howard con protagonista Jim Carrey; tuttavia ci sono delle piccole ma significative differenze per quanto riguarda la storia (non il tema).

Innanzitutto c’è da sottolineare la diversa traduzione nella versione italiana, poiché il paese di Chinonsò e i suoi abitanti chiamati i Nonsochì, qui vengono tradotti letteralmente con “il paese di Chissarà e i Chissaranno. Il Grinch non viene cresciuto dalle due donne da lui chiamate zie, come nel film del 2000, ma è sempre stato solo e abbandonato nell’orfanotrofio del paese, fino a quando non decide di andare a vivere sul Monte con il suo fedele cane Max.

La piccola Cindy Lu non ha un padre, la madre lavora di notte in ospedale come infermiera e il giorno si prende cura di lei e dei suoi fratelli che qui sono d’età più piccoli di lei, mentre nel live action sono più grandi. Il sindaco non è un uomo ma una donna; e in conclusione c’è un nuovo personaggio: Fred! Una grassa renna che diventa amica del Grinch e di Max; Fred non è presente nemmeno nel racconto originale.

La recensione de Il Grinch, nuova trasposizione del classico natalizio

Un Signor Grinch diverso ma funzionale, odia la solitudine più che il Natale. Il suo nuovo film diverte e scalda il cuore a grandi e piccini.

Ogni cambiamento sopracitato ha un suo perché: Il Grinch è molto diverso da quello che abbiamo sempre conosciuto, è un abile inventore, è più buono nonostante le due taglie più piccole del suo cuore, e più che le feste natalizie odia la solitudine, ma non demorde nel cercare di rubare il Natale: le scene in cui ruba i regali sono abbastanza fedeli all’originale, enfatizzate dai suoi ingegnosi macchinari. La renna Fred ci dimostra proprio che il protagonista è più gentile, dato che lo accoglie nella sua piccola famiglia, diventando buoni amici. La giovane Cindy Lu non avendo un padre, ha un rapporto speciale con la madre che serve a far capire allo spettatore il vero spirito del Natale. Per quanto riguarda le relazioni tra i personaggi, il Grinch non ha un rapporto con gli altri Chissaranno e non lo ha mai avuto, non c’è la rivalità tra lui e il Sindachi, che qui è una donna che non si vede quasi mai.

Tutto ciò è una ventata d’aria fresca che non guasta i personaggi e la loro storia, anzi, la ripropone alle nuove generazioni con un film d’animazione divertente ed emozionante.

 L’unico cambiamento che lascia un po’ perplessi sono le origini del personaggio, decisamente migliori nel film con Jim Carrey per due ragioni: non essendosi mai relazionato più di tanto con i Chissaranno non si riesce a ricreare la profondità del rapporto tra lui e Cindy Lu Chi, nonostante il salvataggio finale e la riconciliazione a Natale; essendo cresciuto in un orfanotrofio e non tra gli altri bambini, non viene deriso e di conseguenza non odia le persone. Inoltre si nota il marchio della Illumination proprio nel Grinch, rendendolo un Gru (protagonista di Cattivissimo Me) più peloso e verde: fin troppo inventore, fin troppo buono per i nostri canoni, come ci dimostra il rapporto tra lui, Max e Fred. Questo comunque non rovina la visione del film, per quanto possa essere non condivisibile la scelta di cambiare le origini e dei tratti della personalità del protagonista.

Nota di merito per i due registi che dimostrano personalità nelle inquadrature talvolta geometriche talvolta virtuose, aiutati da un montaggio perfetto nel legare un’immagine e l’altra, rendendo il racconto molto fluido; fa la sua figura anche una colonna sonora sempre accattivante e mai fuori posto, composta da un Danny Elfman che finalmente torna a far udire qualcosa di davvero bello dopo qualche anno opaco. Le note sono dosate abilmente per mescolare malinconia e gioia, prediligendo la seconda in questa dinamica opera d’animazione.

Il film cambia in parte la forma ma non lo spirito del nostro amato Grinch, ricordandoci la bellezza del vero significato del Natale che non è fatto solo di giocattoli e regali, ma di amore e unione. Fortunatamente per gli amici di Chissarà, anche il loro amico verde alla fine lo ha capito, non si sente più solo e il suo cuore è cresciuto di ben due taglie! Il Grinch del 2018, in conclusione, è un film d’animazione che rielabora, in parte riuscendoci, in parte no, il classicismo portato nell’immaginario collettivo dal film live action degli anni 2000, diretto da Ron Howard. Per la sua breve durata, quest’opera d’animazione riesce nel suo intento di divertire grandi e piccini, riuniti davanti ad uno schermo nel periodo più armonioso dell’anno. Consigliato se si ama il personaggio, e soprattutto se si è alla ricerca di qualche nuovo titolo natalizio.

About the Author

Christian D'Avanzo
Cinefilo dalla nascita e scrittore appassionato. Credo fermamente nel potere dell'informazione e della consapevolezza. Da un anno caporedattore della redazione online di Quart4 Parete, tra una recensione e l'altro. Recente laureato in scienze della comunicazione - cinema e televisione presso l'università degli Studi Suor Orsola Benincasa.