Recensione – The Last of Us 1×06: “Kin”

La recensione di The Last of Us 1x06: "Kin"

Prosegue l’appuntamento settimanale con la serie ideata da Neil Druckmann, prodotta e distribuita da HBO Max: The Last of Us, basata sull’omonimo videogioco. In Italia va in onda su SkyGo (App), su Sky Atlantic in diretta o on demand, e infine su NOW TV (piattaforma streaming). La distribuzione italiana avviene in contemporanea con quella americana alle 03.00 del mattino tra domenica e lunedì (domenica in America). Gli episodi sono in totale 9, ma al momento si è fermi al sesto in attesa degli ultimi tre. La regista Jasmila Zbanic, autrice di Quo vadis, Aida? (2020) ha diretto anche questo episodio della serie. Ecco la trama e la recensione di The Last of Us 1×06: “Kin”.

Attenzione segue SPOILER!!!!

La trama di The Last of Us 1×06, serie TV targata HBO Max Original

Dopo i tragici eventi ricchi di tensione e culminati con l’omicidio di Henry, che ha dovuto cinicamente sparare al fratellino infetto Sam per salvare Ellie. Si è poi sparato egli stesso alla testa, ponendo fine disperatamente alla sua vita dopo il terribile quanto obbligato gesto. Il sesto episodio riprende in ambientazioni che richiamano il vecchio West: il Wyoming innevato. L’azione non si lascia attendere, e si comincia subito con Joel ed Ellie che hanno fatto irruzione nella casa di due anziani per chiedergli dove potessero trovare le Luci e di conseguenza Tommy. Alla coppia di protagonisti viene indicato il punto esatto dove spesso l’uomo anziano ha notato i movimenti di certe persone, ossia nei pressi del “fiume della morte”, acque che hanno trasportato via i cadaveri lì lasciati dalle persone osservate dal vecchio.

Una volta giunti lì, Joel ed Ellie si ritrovano coinvolti in un’imboscata, e successivamente vengono sottoposti ad un controllo purché non risultino infetti. Il cane non fiuta alcun segno della malattia su Ellie, e dunque i due sono salvi e vengono portati a Jackson dopo una cavalcata. La comunità è ben organizzata sotto il segno politico del comunismo, ognuno può prendere ciò di cui necessita senza che l’altro possa dir nulla, perché non esiste il concetto di proprietà privata. Joel trova Tommy, e i fratelli si riabbracciano, anche se il primo è sorpreso dalle condizioni in cui vive il secondo. Fin troppo rosa e fiori la vita di Tommy, Joel si aspettava di ritrovarlo in difficoltà e di doverlo salvare, ma addirittura si è sposato con Marie ed i due aspettano un figlio. Arrabbiato, Joel vorrebbe partire seduta stante, ma in un momento di lucidità spiega a Tommy il vero obiettivo della sua missione e gli chiede aiuto, svelandogli la verità su Ellie.

Ma come se non bastasse, Joel si apre con il fratello e mostra i segni della vecchiaia, per questo crede sia meglio che lo stesso Tommy possa mettersi in viaggio per portare Ellie all’Università abbandonata dove si trovano le Luci, completando così la missione. Però alla ragazzina non va giù la decisione presa autonomamente da Joel, e dopo averlo difeso in un’accesa ma rispettosa conversazione con Marie, apprende la verità sulla figlia del suo accompagnatore. I due si giudicano e si raccontano la propria realtà individuale, dando sfogo ai loro pensieri. Joel torna sui suoi passi e decide che sia la stessa Ellie a scegliere con chi completare il viaggio: la bambina non ci pensa due volte e i due riprendono il cammino insieme. Arrivati all’Università, apprendono che le Luci hanno abbandonato quel punto per spostarsi in un altro, ma nel frattempo arrivano quattro banditi. Nello scontro fisico con uno di loro, Joel riesce sì ad ucciderlo, ma viene pugnalato, ed Ellie lo posiziona sul cavallo per scappare dagli altri uomini. Joel perde i sensi e cade dall’animale, destando grande preoccupazione in Ellie, che adesso dovrà trovare un’altra soluzione per proseguire.

La recensione di The Last of Us 1×06: l’esternazione dei sentimenti genera tensione

Se nell’episodio precedente di The Last of Us si era generata una tensione dovuta al climax dell’azione e al minuzioso piano di fuga che nel finale sfocia in una battaglia al cardiopalma, il proseguo della narrazione è piuttosto pacato ma altrettanto potente. C’è un’altra tipologia di tensione nel sesto episodio, ed è tutta psicologica ed emotiva. Non a caso si è scelta una regista capace di scegliere angolazioni e inquadrature in grado di comunicare, sia attraverso un primo piano sugli attori che con i campi lunghi dove l’orizzonte è in basso. Il Western è il genere prescelto, e nell’ora circa di durata non si fa altro che omaggiare il genere traendone giovamento dagli archetipi che lo hanno contraddistinto nel corso della sua storia. I campi lunghi servono a mostrare la vastità degli spazi, esattamente come i deserti del vecchio West, ma questa volta c’è la neve sullo sfondo a rendere glaciale la scenografia così come i personaggi. La desolazione degli ambienti esterni è in realtà specchio di quella interna, mostrando concettualmente ciò che Joel ed Ellie sono in procinto di provare per quasi tutto l’episodio. Ma anche quando gli uomini arrivano nei pressi del fiume a cavallo e col volto coperto, con tanto di cappello da cowboy, è lapalissiano il richiamo al genere della Hollywood classica. Persino l’incipit, intento a mostrare Joel ed Ellie come dei banditi in cerca di un bottino in una dimora altrui.

Joel ha dei momenti dove sembra spaesato, fuori fuoco, isolato: sono dei veri e propri attacchi di panico che giustifica ad Ellie dando la colpa all’aria fredda. C’è qualcosa di particolarmente congelato, è vero, ma non è soltanto l’aria; i sentimenti di Joel si sono fermati all’incipit, quando perde bruscamente Sarah. Allo stesso tempo, però, il mondo è andato avanti: Ellie è una bambina curiosa dall’alto dei suoi quattordici anni, fa perennemente domande ed è guidata dall’istinto; Tommy sta per diventare padre e sembra un uomo cambiato, messo in riga dalla moglie e dalla comunità di Jackson. Le persone che Joel ama hanno una percezione diversa della vita da dopo l’inizio della pandemia, e sembra afflitto interiormente da un passato burrascoso che lo ha segnato definitivamente. Inoltre, porta visibilmente gli strascichi del lutto per la morte di Tess, ma anche fisicamente è invecchiato e meno lucido rispetto a prima. In un momento di sconforto e di apertura verso l’altro, Joel riesce ad esternare ciò che prova al fratello minore, esponendo tutte le sue sofferenze, i suoi dubbi, i suoi timori. Un momento di catarsi potente, che ricorda quanto il vecchio West sia in realtà sintomo di ricerca umana nello spirito più recondito, ai fini di permettere una riflessione individuale ma allo stesso tempo collettiva.

Tra l’altro, il Western è sempre stato il genere per antonomasia del varcare territori stranieri o difendere i propri confini. Nello specifico ciò lo si denota nelle relazioni umane, dove un personaggio tenta di difendere le proprie convinzioni, l’altro cerca in realtà di penetrarle per aiutare. Jackson è una comunità dove la solidarietà e l’amicizia sono le vere protagoniste, in un mondo dove non sembrava potesse esserci più normalità. Al contrario, qui è possibile scorgere persino una vecchia pellicola in una stanza adibita a cinema di paese, con l’elettricità ricava da una vecchia diga. La suddetta comunità è un altro esempio di organizzazione politica in opposizione alla dittatura e all’anarchia incontrate in passato, ossia la democrazia. L’elemento legato a ciò, da segnalare anche in modo ironico, è che il comunismo si è concretizzato solo nel momento di semi distruzione del pianeta, nella quasi totalità della disperazione.

La recensione di The Last of Us 1×06: rapporto Joel-Ellie consolidato

Un pianto o una sfuriata sono dei metodi rigorosamente umani per buttare fuori tutta la verità e i sentimenti repressi fino a un certo momento. Succede esattamente questo tra Joel ed Ellie in The Last of Us 1×06. Hanno una litigata piuttosto accesa riguardo la decisione di Joel di lasciare la bambina nelle mani di Tommy, non chiedendole un confronto; allo stesso tempo Ellie scopre la verità su Sarah, la figlia deceduta di Joel, e gli rinfaccia di non essere lei. Il botta e risposta è piuttosto violento, con Joel che specifica di non essere assolutamente suo padre. Ma è un dialogo che non scade mai nell’essere retorico o eccessivo, risultando penetrante come una lama affilata che sfiora la pelle. La sensazione inflitta allo spettatore è quella di un costante bruciore dovuto al dolore psicologico ed emotivo nell’osservare un’imminente rottura tra i due protagonisti, che nel frattempo si sono raccontati esprimendo le proprie sofferenze.

In un mondo così, nella nuova realtà degli infetti, della distruzione e dei gruppi umani, è chiaro come il sole degli orizzonti qui inquadrati che non è facile poter trovare una qualsivoglia totale serenità. Le ferite sono aperte, è complesso nonché impossibile che possano rimarginarsi completamente a seguito del lutto di una persona amata. Lo spirito di sopravvivenza, d’altronde, così come il tempo, il pessimismo misto all’amore prettamente umano, sono i costanti fili conduttori presenti nella serie TV. Joel ed Ellie, dopo aver discusso con foga esternando ciò che provano, riescono finalmente a trovare quell’equilibrio da sempre cercato. Ellie non capiva fino a quel momento perché Joel facesse lo spigoloso, sia con lei che evidentemente con lo spettatore, ma poi comprende e lo accetta.

The Last of Us si conferma ancora una volta una serie TV che rispetta lo spirito della materia di base per poterne allargare la visione totale, intingendo di diverse sfumature le personalità calorosamente umane dei suoi personaggi, protagonisti e secondari. Il modo con il quale questo prodotto è in grado di raccontare l’emotività, non solo risulta empatico, ma è anche essenziale per specchiarsi: questa è una caratteristica antica nell’arte cinematografica, e che un prodotto seriale se ne serva strumentalizzando con solidità un genere classico, è un evento prodigioso. Non c’è timore di spingersi troppo oltre, l’equilibrio avvolge la narrazione e l’estetica di The Last of Us, rendendo ogni informazione enunciata degna di nota e intrinseca di valore. Il cliffhanger finale è pressoché lo stesso del videogioco, ma con la differenza sulle modalità in cui Joel si procura la ferita. Ellie dovrà prendersi cura del suo papà putativo.

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Christian D'Avanzo
Cinefilo dalla nascita e scrittore appassionato. Credo fermamente nel potere dell'informazione e della consapevolezza. Da un anno caporedattore della redazione online di Quart4 Parete, tra una recensione e l'altro. Recente laureato in scienze della comunicazione - cinema e televisione presso l'università degli Studi Suor Orsola Benincasa.