Recensione – The Quiet Girl: candidato agli Oscar 2023

Ecco la recensione di The Quiet Girl, film irlandese candidato agli Oscar 2023

Distribuito in sala in Italia dal 16 febbraio 2023, The Quiet Girl è un film diretto da Colm Bairéad e candidato alla 95esima edizione degli Oscar nella categoria Miglior Film Internazionale, in quanto rappresentante dell’Irlanda. Si tratta di un primato storico, siccome è il primo film della nazione britannica ad essere presente come Film Internazionale selezionato dall’Academy. La durata è di circa 94 minuti, ed è basato su Foster, racconto scritto dall’autrice Claire Keegan. Presentato in anteprima al Festival di Berlino 2022. Nel cast figurano Catherine Clinch, Carrie Crowley, Andrew Bennett, Michael Patric, Kate Nic Chonaonaigh, Joan Sheehy, Tara Faughnan, Neans Nic Dhonncha, Eabha Ni Chonaola, Carolyn Bracken. Di seguito la trama e la recensione di The Guiet Girl, candidato agli Oscar 2023.

La trama di The Quiet Girl, film irlandese candidato agli Oscar 2023

The Quiet Girl è ambientato nell’Irlanda rurale del 1981. Si racconta la storia di Cáit (Catherine Clinch), una tranquilla bambina di nove anni che da il titolo al film. La sua è una famiglia disfunzionale che non l’aiuta a trovare un equilibrio nel percorso della sua giovane vita, tant’è che ha problemi anche a scuola oltre a casa. Le mura domestiche accolgono la povertà della famiglia, guidata da un padre che tradisce la moglie incinta di un altro bambino, e che scommette i loro averi sui cavalli. Data la situazione, e siccome Cáit è talmente silenziosa che a volte la madre deve correre a cercarla, impegnandosi e preoccupandosi, la coppia sposata opta per mandarla da dei lontani parenti, Seán e Eibhlín (Andrew Bennett e Carrie Crowley) Kinsella.

Cáit non ha mai incontrato la coppia prima di quel momento, consapevole di dover tornare a casa una volta che la madre avrà partorito il suo nuovo fratellino. Ma il padre della bambina dimentica in macchina la sua valigia, lasciandola senza indumenti puliti per i giorni avvenire. I due parenti sono una coppia di mezza età che ha subito un lutto, perdendo un figlio in passato, senza che il tempo venga specificato. Conducono una vita di campagna dignitosa, e si prendono cura con amore di Cáit, dandole i vestiti (seppur maschili) del loro primogenito e trattandola con affetto. All’inizio Seán è più rude e diffidente, non presta particolari attenzioni alla giovane ospite, a differenza di Eibhlín, che sin da subito offre alla bambina tutta la sua premura genitoriale. Ma ben presto nel piccolo neonucleo familiare avviene la magia, fondando un rapporto appassionato.

La recensione di The Quiet Girl, un racconto discretamente trasporto in immagini cinematografiche

La piccola Cáit a causa della sua famiglia è costretta trascorrere l’estate a casa di due lontani parenti mai conosciuti. Nonostante l’imbarazzo iniziale provato quando il rude padre della bimba la lascia nella nuova realtà domestica, i gesti quotidiani evidenziati brillantemente dalle immagini canalizzano l’amore genitoriale cresciuto in Eibhlín e in Seán poi. Si cuce un rapporto speciale tra Cáit e la coppia, e così la luce soffusa e per certi versi chiaroscurale nel suo naturalismo, ben presto lascia spazio a squarci perfettamente illuminati dal calore portato dai raggi del sole. Non c’è dubbio sulla consapevolezza del regista, che consapevole del racconto di base da cui trae il materiale, lo traspone discretamente in immagini da consumare sul grande schermo. Il formato tre quarti della pellicola evidenzia ancor di più le barriere iniziali che gradualmente lasciano trasparire il sorriso della protagonista, una bambina di nove anni non ascoltato e non compresa dai suoi genitori biologici. Eppure basterebbe poco per una costruzione ideale del rapporto genitore-figlio: impartire lezioni con amore, come fa Seán quando insegna a Cáit come lavorare in fattoria; una pettinata al giorno di cento tocchi circa per poter dimostrare la cura; una corsa della quale si tiene il tempo per stabilire gioiosamente un nuovo record ogni giorno. I dettagli ed i piccoli gesti vengono così sottolineati, mostrando l’evoluzione graduale e la costruzione progressiva della relazione appassionata tra i personaggi in scena.

C’è una certa sincerità in The Quiet Girl, lo si evince proprio dai ritmi scanditi con cura e dalla semplicità dei suoi dialoghi, mai retorici. La durata è assolutamente corretta, 94 minuti è il tempo necessario per raccontare ciò che si desiderava condividere con il pubblico, senza cadere in tentazioni di approfondimenti probabilmente pedanti e fuori luogo. La realtà dell’Irlanda di quell’epoca passa, anche in questo caso, nei piccoli gesti. Da un lutto si passa alla cerimonia funebre, per poi passare ad un contraccolpo psicologico che travolge sia la piccola protagonista che lo spettatore, siccome la signora che si offre di ospitare Cáit non fa altro che spettegolare sulla vita della coppia di neogenitori, cercando di captare le abitudini per giudicare negativamente quanto accade nelle giornate altrui. C’è addirittura tempo per un commento cinico nei confronti della famiglia che ha subito il lutto, generando un sentore di disprezzo nei confronti di un personaggio altezzoso quanto dispettoso. Ma la densità di emozioni colpisce per come riesce a colmare i vuoti nella vita della bambina, dato che la coppia di parenti in realtà si rivela avere un ruolo più importante dei genitori biologici di Cáit, fornendole un genuino affetto fisico ed emozionale. Le immagini evocative sono piuttosto contemporanee e lasciano riflettere sul senso stesso dell’arte cinematografica, in grado di dire tutto anche mostrando poco, così come accade in scena tra i personaggi.

Il finale di The Quiet Girl: non funziona del tutto

Unica nota negativa, il finale sembra incoerente con quanto appena descritto. Infatti, una volta che la piccola torna a casa, è tutto talmente evidente che quasi non serve altro. Al contrario, lo scontro tra genitori biologici e putativi non fa altro che rimarcare quanto raccontato fino a quel momento, sottolineando la volontà della bambina di restare con la coppia che le ha dato realmente amore, curandole le ferite interiori. Purtroppo si opta per un atto conclusivo didascalico dove il montaggio, nel momento in cui la protagonista corre verso i due neogenitori, mostra tutto ciò che hanno vissuto insieme quell’estate. Il distacco tra le due realtà era già lapalissiano, tentare di scaturire la lacrima facile nello spettatore è un trucco furbo che si poteva tranquillamente non inserire. Inoltre, la differenza tonale nell’enunciare la parola “papà” da parte di Cáit, diretto al padre biologico assume un significato quasi annoiato e desolante, diretto al padre putativo ha un senso d’affetto caloroso. Dopodiché il film viene tranciato e non si sa come va a finire, e non se ne sente il bisogno siccome è già tutto chiaro. The Quiet Girl è un ritratto silenzioso di un sentimento antico e puro da dover coltivare ogni giorno; peccato solo per quel paio di accorgimenti sul finale che potevano completare la delicata opera in una maniera del tutto convincente. Resta, in ogni caso, un ottimo film quello candidato agli Oscar 2023 nella categoria Miglior Film Internazionale.

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Christian D'Avanzo
Cinefilo dalla nascita e scrittore appassionato. Credo fermamente nel potere dell'informazione e della consapevolezza. Da un anno caporedattore della redazione online di Quart4 Parete, tra una recensione e l'altro. Recente laureato in scienze della comunicazione - cinema e televisione presso l'università degli Studi Suor Orsola Benincasa.