La vita davanti a sé, la recensione del film con Sophia Loren candidato ai Golden Globe 2021

la vita davanti sé

Si è mai davvero soli? Quanto valgono i legami che costruiamo nella nostra vita, specie nei momenti peggiori di essa? La vita davanti a sé vuole essere uno spaccato lineare, eppure madido d’emozione in cui, queste e molte altre domande, riescono a trovare risposta con una semplicità quasi infantile; ma mai edulcorata. Che la vita si componga di alti e bassi, è un dato di fatto; eppure, alcune storie sono più tormentate di altre.

Il mondo moderno sa offrire tante opportunità ai più fortunati quante ne toglie ai suoi reietti; trattati come figli illegittimi di una madre già assente, poiché troppo impegnata nel combattere contro le distorsioni che l’hanno resa cupa e, a tratti, cattiva. La vita davanti a sé presenta una trama genuina più che basilare, in cui hanno modo di svilupparsi una serie di intrecci già visti in numerosi format; eppure risultati sorprendenti nei punti in cui la pellicola ha raggiunto il climax.

Che si voglia attribuire al cast d’eccezione, alle interpretazioni magnetiche dei protagonisti o all’intensità emotiva della storia, il successo de La vita davanti a sé è oltremodo meritato. Di seguito, esploreremo i meandri della pellicola, del suo meraviglioso significato e dei grandi pregi che l’hanno reso un esempio straordinario di limpidezza e sincerità.

Il cast de La vita davanti a sé

Protagonisti della storia, di cui parleremo nei paragrafi successivi, la leggendaria attrice napoletana Sophia Loren, nei panni di Madame Rosa ed il giovanissimo Ibrahima Gueye che, al suo debutto cinematografico, ha già dato prova di una grande presenza scenica e di un carisma straordinario; data la difficoltà poliedrica del suo ruolo di preadolescente in pieno conflitto con sé stesso e con ciò che lo circonda, di nome Momo.

Le vicende dei due personaggi principali, si intrecciano con le vite dell’affabile commerciante Hamil, interpretato da Babak Karimi, del comprensivo Dottor Cohen (Renato Carpentieri), del meschino Ruspa di Massimiliano Rossi, di Lola, interpetata da Abril Zamora e Joseph (Diego Iosif Pirvu). La regia di Edoardo Ponti pone ogni ruolo al suo esatto posto e, pur non raggiungendo un climax critico, come premonisce la melancolia respirata fino all’ultimo secondo di girato, riesce a fornire forti spunti di riflessione; viste le atmosfere intense tessute nella trama nei 94 minuti di durata.

La trama di La vita davanti a sè

La vita davanti a sé può apparire come un lavoro pragmatico sotto l’aspetto tecnico, magari troppo sicuro nelle scelte, ma risulta innegabile la minuziosità con cui il carico emozionale è distribuito all’interno della pellicola; regalando allo spettatore attimi di profonda immedesimazione. Il film racconta di Madame Rosa; un personaggio complicato, madido di sfaccettature, interpretato con ineffabile maestria dalla Loren. La donna, ex prostituta, accoglie in casa sua giovani orfani e figli di “donne di strada” (così le chiama lei non nascondendo severità ed apprensione nei confronti di giovani che, come lei, sono state strappate al mondo delle opportunità dall’inesorabilità beffarda del fato) in modo da poter quadrare le spese a fine mese.

Madame Rosa è una vera sopravvissuta; una donna forte, sopravvissuta all’Olocausto che, negli anni, ha perso molto e combattuto ancor di più. La poesia dell’inganno, negli occhi e nella voce, tipiche di una donna-guerriera, continuano ad essere una costante nelle dure giornate di Madame Rosa che, agli occhi dello spettatore, si presenta stanca e rassegnata al suo destino; eppure, ancora legata a tutto ciò che in vita aveva avuto di bello. Sophia Loren lascia trasparire questo e molto di più sullo schermo, confermando il suo status di leggenda assoluta della Settima Arte.

Il mondo di Rosa sembra stravolgersi quando, alla sua porta, bussa Momo, giovane orfano di origini senegalesi, come lei, rigettato dalla vita. I due sono da subito al centro di una forte tempesta emotiva, lanciandosi fulmini di disappunto reciproco con lo sguardo. Quello che all’inizio sembrava astio, si dirada quando l’amore irradia il sentiero oscuro su cui avevano direzionato il loro rapporto. Cruciale, in questo senso, l’abbandono del nido da parte di Joseph che, intanto, era diventato come un fratello per Momo, permettendo ai due di avvicinarsi. Intorno a loro, aleggiano fate buone; impersonate dalle intenzioni di Cohen, della madre single transessuale Lola, migliore amica di Rosa e del buon Hamil e sciacalli come Ruspa che, sì come accaniti opportunisti, sono pronti a gettarsi con ferocia sulle fragilità di Momo, allontanandolo dai suoi affetti.

Le complicazioni che impreziosiscono La vita davanti a sé

Il rapporto tra Madame Rosa e Momo è già cambiato quando i demoni del passato tornano a bussare con prepotenza alla soglia della psiche fragile della donna. Aggravate da una demenza senile sempre più forte, le inquietudini di Madame Rosa distruggono con aspra spietatezza ogni angolo del suo carattere, all’apparenza inespugnabile. In ogni caso, Madame Rosa affronterà con estrema dignità ed immancabile eleganza il decorso della malattia; rielaborando i traumi con cui la malattia si è fatta largo nei meandri più reconditi del suo cuore.

È in questo frangente che la donna ritrova la sua innocenza; riconquistando i suoi legami con l’infanzia, prima che la Guerra le portasse via il sorriso. Qui, Momo si afferma come una figura fondamentale per quelli che si riveleranno ben presto essere gli ultimi istanti di vita dell’unica donna che aveva saputo amarlo come solo una madre potrebbe, dopo la tragica morte – mai accuratamente specificata – della sua.

Gli ultimi minuti di La vita davanti a sé, mostrano attimi di pura catarsi, esplodendo innanzi all’ascoltatore in un tripudio di emozioni contrastanti e lancinante empatia. Sebbene gli addetti ai lavori non abbiano gridato al capolavoro (non ci troviamo davanti ad una produzione di tale portata), è innegabile quanto la pellicola combaci perfettamente con dei canoni stilistici ben definiti e, soprattutto, con la volontà di portare all’attenzione dello spettatore dei tratti emozionali potentissimi; spesso andati ingiustamente perduti nella frenesia della vita moderna e nell’artefazione di altri lavori di differente caratura. La vita davanti a sé si presenta con grande candore; levandosi sommesso con un’eleganza ed una sincerità disarmante, catturando gli ascoltatori con nozioni semplici e d’impatto.

Riconoscimenti e la nomination ai Golden Globe 2021

La vita davanti a sé è il risultato del riadattamento cinematografico di un romanzo omonimo, scritto da Romain Gray e, già portato sul grande schermo nel 1977. Nelle sue incarnazioni originali, sia la pellicola che il libro si svolgono su sfondo parigino. Nel nuovo film con Sophia Loren, le vicende di Madame Rosa e Momo prendono vita tra le animate stradine della città pugliese di Bari. Il film sarebbe dovuto essere distribuito nelle sale dal 3 al 5 novembre del 2020.

A causa dell’emergenza pandemica da COVID-19, il pubblico ha avuto modo di goderne grazie a Netflix, su cui è disponibile a partire dal 13 novembre del 2020. Mentre il New York Times ha inserito quella di Sophia Loren nella lista delle migliori interpretazioni del 2020, al sesto posto; il 2021 ha visto La vita davanti a sé conquistare due nomination ai Golden Globe come miglior film in lingua straniera e per la migliore canzone originale; su cui vale la pena spendere qualche parola in più. Si intitola Io sì, ad opera di Diane Warren, Laura Pausini e Niccolò Agliardi.

Si tratta di una ballata dai tratti languidi ed avvolgenti. Una strumentale semplice si intreccia meravigliosamente con un testo soave e ricco di significato. Io sì è un’ottima prova di cantautorato che, tende a rivestirsi di inusitata brillantezza grazie agli arabeschi tessuti nel film a cui fa da soundtrack. La pellicola conquista i San Diego Film Critics Society Awards ed i Satellite Awards; venendo nominato in questa sede per la miglior attrice in un film drammatico (Sophia Loren), la miglior sceneggiatura non originale e, ancora una volta, la miglior canzone originale.

Conclusioni

La vita davanti a sé è un ottimo esempio di come, nella vita, non bisogni soffermarsi sugli estremi; quanto piuttosto prestare attenzione alle scale di grigi. Che i legami che costruiamo nei momenti più bui della nostra vita si rivelano sempre essere i più potenti e autentici. Che, finché si ha la volontà di andare avanti per la propria strada, seguendo la luce lungo il proprio sentiero; pur temendo i tratti più oscuri, non si sarà mai davvero soli. Ognuno di noi, in fondo, merita di essere amato e, sebbene esporsi possa costituire un pericolo non indifferente per le anime più sincere; occorre farsi coraggio e cominciare a camminare, magari anche a piccoli passi, verso la felicità; nel momento in cui ci si senta davvero pronti ad accoglierla nella propria vita.

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Claudio Pezzella
Studente in culture digitali e della comunicazione. Articolista specializzato in contenuti a tema culturale. Appassionato di cinema, serie TV, musica ed arte in ogni sua forma.