Recensione − La Stranezza: il film su Pirandello

La recensione del biopic su Pirandello: La stranezza

Distribuito nelle sale italiane il 27 ottobre 2022, il film biografico su Luigi Pirandello diretto da Roberto Andò con Toni Servillo, Ficarra e Picone: La Stranezza. Ambientato in Sicilia, si prende come base di partenza il periodo di ispirazione che precede la stesura del copione di Sei personaggi in cerca d’autore, capolavoro teatrale entrata di diritto nella storia dell’arte. Da qui, il racconto mescola realtà e finzione. Ecco la recensione del film di Roberto Andò, su Luigi Pirandello: La Stranezza.

La trama del film su Pirandello, La Stranezza

Cos’è la stranezza da cui il film prende il titolo? Lo scrittore Luigi Pirandello è ossessionato da un’idea strana e ancora indefinita: la creazione di una nuova commedia. Dopo la morte della sua anziana balia, lo scrittore allora non ancora premiato col Nobel per la letteratura, torna al suo paese d’origine. Nessuno lo riconosce, e si seguono gli eventi seguendo il suo punto di vista, ma anche e soprattutto, di Nofrio e Bastiano. I due gestiscono un’impresa di pompe funebri, e sono amici di vecchia data. Decidono di dilettarsi in paese con il teatro, mettendo in scena un dramma dai toni farseschi che è anche motivo di dibattito col professor Pirandello, non ancora riconosciuto dalla coppia. Lo stesso scrittore, dopo una conversazione incentrata sul valore del teatro e della letterature, ne spia le prove e assiste alla prima della loro nuova farsa drammatica.

Nel teatrino si è infatti radunato l’intero paese e quando un evento imprevisto costringe Nofrio e Bastiano a interrompere la rappresentazione l’atmosfera vira dal comico al tragico. Repentinamente, lo spettacolo si trasforma in una resa dei conti totale in cui a confrontarsi sono platea ed attori. Pirandello spia ogni minima parola, ogni minimo gesto di quella comunità dolente e ne sembra insieme divertito e turbato. Quella strana serata sarà d’ispirazione al Maestro, che arriverà a mettere in scena al Teatro Valle di Roma, nel 1921, la prima dei Sei personaggi in cerca d’autore. In platea, su invito, ci sono anche Nofrio e Bastiano. La recita inizia e i due assistono sorpresi e rapiti al susseguirsi di situazioni paradossali, inconsapevoli che ciò che li aspetta è un finale ancora più imprevedibile.

La recensione del film La Stranezza, pellicola Pirandelliana ancor prima che su Pirandello

La Stranezza è ambientato in Sicilia, scenografie rurali che diventano narrative dal momento in cui ne vengono messi volontariamente in risalto degli elementi dal regista. Infatti, il piccolo paese è rappresentazione dell’Italia attuale pur trovandosi storicamente nel primo dopo guerra; eppure il comune è rimasto invariato in molti luoghi del Sud Italia, tra personale solo anziano, tra chi ride, chi mangia, chi dorme. Il denaro è il primo personalissimo obiettivo di ciascun individuo, soprattutto di chi è dotato di maggior responsabilità. Per seppellire la povera balia di Pirandello, c’è bisogno di pagare due volte. Corruzione e inadempienza. Ricorda qualcosa? Ma non è soltanto metaforica la rappresentazione della Sicilia. Lo spirito è centrato in pieno nei leggeri toni gotici che accompagnano i personaggi, soprattutto Pirandello in certe occasioni. La nebbia, le bare, le morti, e persino il lungo cappotto con tanto di cappello che indossa lo scrittore in una scena fuori dal teatrino, sembra quasi provenire da L’esorcista. E in effetti, ragionando su tali elementi, si può giungere alla conclusione che il Maestro debba esorcizzare in un certo qual senso i suoi demoni interiori, curando questo senso definito come ‘la stranezza’, per lasciarsi ispirare e tornare a scrivere.

Un ricordo quello della sua balia, come ‘Rosebud’ per Citizen Kane in Quarto Potere, legato all’infanzia per curare il sentimento di ‘stranezza’ che limita le facoltà intellettuali di Pirandello. Il passato può essere un macigno di cui è difficile liberarsi, soprattutto quando in certe sequenze ai limiti dell’onirico, si nota la follia della moglie dello scrittore. Un dolore tale da sopprimere la libertà di pensiero, ma anche motore di frantumazione della realtà. D’altronde si evince dalla conversazione tra Giovanni Verga, impressionista e rappresentatore di una realtà, e Pirandello stesso, creatore di più realtà, frantumate dalle prospettive e dai diversi punti di vista. Lo scrittore dà vita alle maschere, alla finzione come realtà e alla realtà come finzione. E Andò porta sul grande schermo questo spirito pirandelliano, prima che un film su Pirandello.

Il film biografico finalmente esce dagli schemi classici basati sul banalizzante racconto di ‘fattarelli’ di vita privata, per concentrarsi sull’arte in quanto letteratura, teatro, cinema: suono e immagini offrono riflessioni profonde sul senso stesso di realtà e finzione. Il confine che divide questi due modus operandi, questi due mondi mai realmente opposti, viene lacerato per mescolarsi. Lo spettatore, tra una battuta e l’altra, si ritroverà a farsi una risata per poi pensarci su. Non è forse questo, allo stato puro, lo spirito pirandelliano?

Gli elementi di realtà e finzione del film La Stranezza

Come sopracitato, realtà e finzione si mescolano e generano una profonda riflessione sulle immagini stesse, tra metateatro e rappresentazione cinematografica. Per chi scrive, dal momento in cui vi è la conversazione tra Verga e Pirandello, si porta lo spettatore nel flusso di coscienza dello scrittore protagonista, tra dolori e ispirazioni, comico e tragico. I personaggi dei qui eccellenti ed equilibrati Ficarra (Bastiano) e Picone (Nofrio) sembrano prima essere un espediente narrativo per introdurre Pirandello nel paesino, ma già dalle prime battute si nota come essi siano più che un mero meccanismo di sviluppo della trama. Portano in sé due riflessioni importanti, nella prima parte del film: la prima riguarda la mancanza di immagini all’epoca; non essendoci, come oggi c’è Internet, alcuna referenza d’immagine per gli autori, non hanno potuto riconoscere Pirandello, trattandolo come uno dei tanti. Ci scherzano anche su. Ma più incisiva ancora la scena ironica in cui la coppia banchetta su una bara, ironizzando sul senso stesso della morte mentre si chiacchiera di teatro e letteratura con il Maestro, da loro chiamato Professore. E in effetti, l’arte rende immortali: i personaggi vivono grazie all’autore e l’autore vive grazie ai suoi personaggi, bloccando lo scorrere del tempo.

La seconda parte del film, dalla conversazione già più volte citata tra i due scrittore siciliani, lo spettatore è catapultato nella coscienza di Pirandello. Si noterà come è quasi tutto girato in teatro, tra le prove dell’amatoriale compagnia teatrale di Nofrio e Bastiano e la prima de I sei personaggi in cerca d’autore. Il teatro è direttamente nello spirito di Pirandello, volto all’ispirazione che cerca per rendere unico il copione del suo prossimo spettacolo. C’è anche tempo per qualche storica battuta recitata in siciliano dagli attori, per poi passare alla tragedia: Nofrio si è ispirato alla realtà, forse anche inconsciamente, per la rappresentazione teatrale, una tragicommedia dal retrogusto amaro che prenderà la piega di una vera tragedia quando il pubblico del piccolo paese capirà la veridicità dei fatti messi in scesa; qualsiasi sotto trama legata agli intrighi verrà a galla, e le conseguenze non mancheranno. Quella strana sera sarà d’ispirazione, in quanto riflessione tra realtà e finzione, eventi accaduti e arte creativa, per Pirandello e la sua prossima opera teatrale.

Il cinema è presente quanto il teatro. Andò usa una regia e un montaggio invisibili, delicati, senza particolari ed eccessivi movimenti di macchina. Un uso sapiente fino al punto in cui l’onirico prende vita: durante le prove, gli attori recitano la parte degli spaventati, quasi intontiti, alle prese con un fantasma. Ecco che il suono si distorce, le immagini rallentano, lo sguardo nascosto di Pirandello-spettatore vengono lasciate in balìa dell’arte e della riflessione. E dulcis in fundo, la coppia formata da Nofrio e Bastiano è invitata per la prima dell’opera teatrale del Maestro a Roma. Qui, si comunica allo spettatore che i personaggi sono maschere inventate appositamente per l’opera filmica, lasciando dialogare letteratura-teatro e cinema, in modo assolutamente brillante. Gli inviti di Pirandello ai due non sono mai stati consegnati, e loro non sono mai stati avvistati da nessuno, e inoltre restano a dormire rinchiusi in teatro, come se fosse sempre stata casa loro.

La Stranezza è un film delicato, profondamente riflessivo, ironico e Pirandelliano. Un’autentica e genuina perla del cinema italiano.

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Christian D'Avanzo
Cinefilo dalla nascita e scrittore appassionato. Credo fermamente nel potere dell'informazione e della consapevolezza. Da un anno caporedattore della redazione online di Quart4 Parete, tra una recensione e l'altro. Recente laureato in scienze della comunicazione - cinema e televisione presso l'università degli Studi Suor Orsola Benincasa.