Recensione: Strange World − Un mondo misterioso, l’ultimo film della Disney

La recensione di Strange World − Un mondo misterioso, l'ultimo film della Disney all'insegna dell'avventura e dell'accettazione dell'altro

Strange World – Un mondo misterioso è il 61esimo film della Disney, ed è diretto da Donald Lee Hall – già co-regista di Big Hero 6 (2014), Oceania (2016) e Raya e l’Ultimo Drago (2021) – e da Qui Nguyen, che firma anche la sceneggiatura. Distribuito in sala sia in America che in Italia a partire dal 23 novembre 2022, il film è in perdita prevista di 100 milioni (18 milioni guadagnati su 180 milioni spesi). A dare voce ai personaggi, nella versione originale troviamo gli attori Jake Gyllenhaal, Dennis Quaid, Gabrielle Union e Lucy Liu; in quello italiano, da segnalare Francesco Pannofino che intona le gesta di Jaeger Clade. Di seguito la trama e la recensione del 61esimo film Disney, Strange World – Un mondo misterioso.

La trama di Strange World – Un mondo misterioso, 61esimo film Disney

Strange World – Un Mondo Misterioso racconta la storia dei Clade, una leggendaria famiglia di esploratori. I nostri protagonisti si imbarcano in un misterioso viaggio verso un mondo inesplorato, abitato da strane e surreali forme di vita, per salvare l’isolata città di Avalonia dopo che si è compresa la gravità della situazione energetica dovuta al consumo del pando. La pianta, scoperta da Searcher Clade, si trova in pericolo così come la popolazione che ha sempre contato sul suo uso.

Il viaggio alla scoperta del problema nel mondo misterioso e straordinario, inizia quando Callisto Mal bussa alla porta della fattoria dei Clade. Oltre a ciò la famiglia si trova a dover affrontare al suo interno una delicata relazione padre-figlio, segnata da un’eredità pesante. Ciò riguarda sia il ritrovato Jaeger, perduto e bloccato all’interno delle lontane terre per 25 anni e suo figlio Searcher, che lo stesso Searcher ed il giovane Ethan Clade.

La rivelazione finale su cosa sia effettivamente il mondo misterioso, porrà i protagonisti di fronte ad un’importante scelta che richiederà un sacrificio. Ma ciò che conta, più di ogni cosa, è aver ritrovato sé stessi e i propri familiari.

La recensione di Strange World – Un mondo misterioso, un classico film d’avventura con elementi moderni

La storia lascia spazio, nella sua 1 ora e 40, alla scoperta degli strani esseri e del territorio che li ospita, con sprazzi d’azione e flusso di coscienza dei personaggi che dialogano costantemente tra di loro. Attraverso questo meccanismo segnato dallo spirito di avventura, si riescono a mescolare elementi più tradizionali ad altri prettamente moderni, soprattutto nei contenuti inseriti con naturalezza.

L’omosessualità esplicitata dal più giovane dei Clade, Ethan, non viene trattata come un corpo esterno da dover immettere e accettare al proprio interno, bensì è un qualcosa che sembra già appartenerne intrinsecamente, senza particolari risvolti sociali o ritratti del diverso affrontati con particolare rilevanza in altre pellicole LGBTQ+.

Per di più, l’altro tratto moderno di maggior importanza, è proprio la situazione energetica ritratta (forse involontariamente): la pianta Pando si sta esaurendo, pur essendo un’alternativa differente alle conosciute fonti d’energie. In tal caso, c’è da correre i ripari per assicurarsi una certa qualità di vita, e inevitabilmente non si riesce a distogliere il pensiero dall’attualità. Il Pando non sembra più una certezza o un elemento dovuto dalla quotidianità, ma c’è da preservarlo.

Da qui il viaggio nel mondo misterioso, che richiama esteticamente gli sci-fi degli anni ’50 nel suo classicismo, con rimando diretto al film Viaggio al centro della terra (1959) e anche ai romanzi di Jules Verne e Edgar Rice Burroughs (Tarzan). L’estetica fumettistica centra la tradizione franco-belga di quei tempi, nel cui nucleo c’è sempre l’avventura: l’incipit che immerge lo spettatore nella narrazione sembra proprio avere l’intento di trasporre un fumetto al quale si sfogliano le pagine.

Ma non è tutto: durante il racconto ci sarà modo di dar spazio alle epiche gesta di Jaegar Clade, ormai storia passata, si sceglie di rappresentarli didascalicamente con l’arte pittorica per impressionare chi guarda con una specie di dipinto, che prende vita grazie alle parole di uno dei personaggi. L’estetica risulta curata e costituisce uno dei maggiori pregi del film.

Altro elemento legato alla tradizione è l’immaginario legato agli anni ’30 – ’40: la fattoria Clade che vive di agricoltura propria rappresenta l’archetipo per mettere in scena uno spazio che potesse dare il senso della famiglia e del raccoglimento del proprio benessere. C’è anche un tenerissimo cane, appartenente ai Clade, con una sola zampa; ma il cucciolone è ritratto con un incancellabile sorriso per tutto il film. Tutto questo, viene mescolato alla modernità di personaggi multietnici. I colori freddi di queste immagini, vengono contrapposte a quelli caldi dello strano mondo e delle creature.

Il cuore del contenuto moralistico è soprattutto l’esposizione di sé stessi in rapporto agli altri, a ciò che sembra diverso ma va accettato per quello che è, in quanto contenente valori preziosi esattamente come quelli personali o semplicemente già conosciuti, assodati. Il nuovo può spaventare, soprattutto le vecchie generazioni, ma con il dialogo ci si può arricchire: questo è il mantra del film.

Strange World – Un mondo misterioso, i problemi del film

Se convince l’estetica ed il giusto mix tra elementi classici – quali l’avventura filmica, romanzesca e fumettistica, ed il richiamo storico agli anni ’30 e ’40 – e quelli moderni – le questioni LGBTQ+ e multietnicità e la situazione energetica –, a far dubitare della completa riuscita del prodotto è un ritmo eccessivamente spezzettato dai dialoghi per lasciare spazio agli aspetti visivi del film.

La narrazione è tutt’altro che incalzante, e i più piccoli, target principale del 61esimo film Disney, rischiano di distrarsi perdendosi tra le chiacchiere. Ciò non toglie che per un adulto molti particolari sopracitati non mancheranno di essere approfonditi, anche se nel modo più classico possibile con conversazioni talvolta piatte e “vecchie”, questa volta nel senso negativo del termine. Anche il design dei personaggi è legato alla tradizione e contrasta con il surrealismo del mondo misterioso.

Il confronto tra generazioni e il rapporto padre-figlio sono aspetti fondamentali per veicolare il messaggio, perché dalla chiusura iniziale che porta all’abbandono di Searcher da parte di Jaeger, si arriva all’apertura di entrambi nei confronti l’uno dell’altro e del giovane Ethan. Ciò viene avvalorato dalla continua esposizione dei personaggi al diverso.

Tuttavia, è il contorno a risultare poco rielaborato e decisamente, abbondantemente, legato a una tradizione di difficile presa su un pubblico giovane e moderno. Va bene la tradizione, ma il racconto poteva e doveva osare di più, anche se sceglie di risultare atemporale a differenza dei precedenti film Disney. Il surrealismo delle creature e dello strano mondo vivacemente colorato, risulta così frenato da un impianto narrativo troppo “sulle sue”.

Anche se ci si trova di fronte un plot piuttosto banale, il finale è perfettamente coerente con quanto mostrato: c’è il sacrificio della popolazione di fronte la scoperta sull’identità del mondo misterioso. Esso non è altro che una gigantesca creatura, e tutto ciò che lo spettatore si trova davanti sono elementi che rappresentano il corpo biologico del nuovo essere. A discapito di un racconto eccessivamente tradizionale, la rivelazione citata è convincente nell’immaginario del film.

About the Author

Christian D'Avanzo
Cinefilo dalla nascita e scrittore appassionato. Credo fermamente nel potere dell'informazione e della consapevolezza. Da un anno caporedattore della redazione online di Quart4 Parete, tra una recensione e l'altro. Recente laureato in scienze della comunicazione - cinema e televisione presso l'università degli Studi Suor Orsola Benincasa.