Recensione – The Flying Sailor: cortometraggio d’animazione candidato agli Oscar 2023

Ecco la recensione di The Flying Sailor, cortometraggio animato candidato agli Oscar 2023

The Flying Sailor è un cortometraggio animato diretto da Amanda Forbis e Wendy Tilby. Questo corto dura soltanto 8 minuti e tratta una tematica importante ed esistenzialista, con uno stile d’animazione suggestivo nei disegni misti a da riprese in live action, probabilmente materiale preesistente o girate velocemente ad hoc. Il favorito nella categoria Miglior Cortometraggio D’Animazione è Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo, disponibile su Apple TV Plus. Per saperne di più su The Flying Sailor, ecco la trama e la recensione del cortometraggio d’animazione candidato agli Oscar del 2023.

La trama di The Flying Sailor, cortometraggio incentrato sull’esplosione di Halifax

L’esplosione di Halifax, da cui il cortometraggio trae fantasiosamente una storia individuale, è un disastro artificiale inferiore soltanto all’impatto devastante della bomba atomica. Questa esplosione avvenuta nel porto marittimo di Halifax, comune canadese che ha ricoperto un ruolo importante durante la Prima Guerra Mondiale, ha avuto delle conseguenze a dir poco drammatica. Lo scontro di due navi, di cui una trasportava un ingente quantitativo di tritolo, ha generato un’esplosione potente tanto da distruggere edifici, case, e causare chiaramente un numero elevatissimo di vittime.

Il racconto del cortometraggio è incentrato su un marinaio che passa durante il momento dello scontro, proprio poco dopo che il TNT viene mostrato a bordo di una delle due navi. Questo personaggio si ferma e si accende una sigaretta, ma quando avviene l’esplosione ha avvio un vorticoso viaggio per il protagonista. Durante questo mirabolante percorso, il marinaio ripensa a tutta la sua vita finché non cade sul fondale marino, e la sigaretta viene evidenziata con un primo piano.

La recensione di The Flying Sailor: un prodotto piuttosto banale il candidato agli Oscar 2023

Riprendendo il percorso del protagonista di 2001: Odissea nello spazio, il marinaio protagonista di The Flying Sailor vive un viaggio psichedelico in cui si ritrova faccia a faccia con la morte e ripensa a ciò che ha vissuto. Le immagini animate sono semplici quanto efficaci per tecnica, siccome dei disegni a mano prendono vita attraverso un programma digitale e di elaborazione del 3D, dando profondità di campo e distaccando il personaggio dai vari sfondi. Ciò per dare un senso metaforico all’incidente appena avvenuto: l’esplosione intesa come accensione, fuoco, viene evidenziato dal gesto del marino intento a fumare una sigaretta. Nel mentre il tritolo presente su una nave causa un’esplosione quasi atomica, radendo al suolo tutto ciò che c’è intorno e catapultando il marinaio in una specie di danza in slow-motion. Durante questa sequenza, vengono presentati intermezzi che richiamano il sangue e l’esplosione, con qualche linea rossa a squarciare lo sfondo nero, quasi da cinema d’avanguardia europea come soluzione stilistica.

Il problema riscontrato nel cortometraggio è l’immagine più e più volte riproposta di un fallo in primo piano, come a volte sottolineare di aver presente l’uomo completamente nudo, simbolicamente rappresenta il momento di catarsi e sincerità che spetta ad ogni persona nel momento vicino la morte. Tuttavia è un elemento che tende a disturbare, come un ossimoro pedante poco in linea con la trattazione del tema principale. Va bene l’aspetto onirico, ma infilarci una metafora grottesca finisce per deformare il prodotto finale e a rendere poco divertente il tono da commedia mescolato al drammatico. Infatti, ricorrono immagini-ricordi del marinaio che vede scorrere la sua vita davanti ai suoi occhi mentre fluttua parallelamente alle immagini-sfondo della scenografia. Ma anche questi elementi scadono nel retorico e nel banale: visivamente l’animazione viene unita al live action, enfatizzando la realtà da cui la storia attinge. La stessa realtà viene evidenziata da tali immagini da materiale d’archivio, ma probabilmente si tratta proprio di girato acquisito da terzi o su portali che li hanno a disposizione senza copyright. Una scelta di montaggio che avrebbe potuto esaltare il racconto, invece lo affievolisce per l’eccessiva semplicità: una corsa sul prato quando si è bambini, la vista del mare e altri ricordi sparsi sono una sequenza artificiosa e nemmeno lontanamente sincera.

Insomma, The Flying Sailor è descrivibile, in sintesi, come un cortometraggio d’animazione ben eseguito tecnicamente ma vuoto nel suo essere derivativo, un mappazzone narrativo che mescola inutilmente due toni alternando elementi pulp, parossistici e melensi. In 7 minuti, senza contare i titoli di coda, non riesce a raccontare null’altro che ovvietà, lasciando indifferente e addirittura appesantito lo spettatore. Anche sul piano sonoro si poteva osare di più, confezionando diversi stili musicali in punti differenti del cortometraggio a rilevarne la carica grottesca o drammatica. Eppure, anche da questo punto di vista, è abbastanza inconsistente e tende ad appiattire la visione del prodotto, senza un voice over, una musicalità o dei rumori significativi e incisivi. The Flying Sailor non sembra altro che un corto a tema composto con elementi preesistenti e montati ad hoc. La sigaretta è simbolo del progresso, lo stesso progresso che viene ripreso e spento sul finale, quando goffamente e incredibilmente il marinaio atterra sul fondale marino dopo questo viaggio atavico. All’inizio la sigaretta viene accesa e denuncia il pericolo derivato dallo sviluppo tecnologico. Ecco, appunto, un prodotto tematico costruito appositamente. Poco c’entra però con gli Oscar, dato il livello dei cortometraggi visti in passato.

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Christian D'Avanzo
Cinefilo dalla nascita e scrittore appassionato. Credo fermamente nel potere dell'informazione e della consapevolezza. Da un anno caporedattore della redazione online di Quart4 Parete, tra una recensione e l'altro. Recente laureato in scienze della comunicazione - cinema e televisione presso l'università degli Studi Suor Orsola Benincasa.