Ghost in the Shell: SAC_2045 è davvero un successo?

poster ufficiale SAC 2045

Negli ultimi anni Netflix ha prodotto serie di successo, non solo con attori in carne ed ossa ma anche di animazione. Un esempio sono Beastars e Ghost in the Shell, che sfruttano l’animazione digitale. Mentre la prima citata è stata sin da subito acclamata per la grande espressività dei suoi personaggi antropomorfi, la seconda sembra aver ricevuto aspre critiche nonostante l’aspetto decisamente più “umano” dei suoi protagonisti.

Analizziamo insieme le motivazioni dietro questi giudizi.

Ghost in the Shell, un capolavoro moderno

La storia di Ghost in the Shell è stata creata dal mangaka Shirow Masamune, e sin da subito ha riscosso successo per la sua protagonista, Motoko Kusanagi, portando a diverse serie spinoff e film dalle ambientazioni cyberpunk e anche un po’ nostalgiche.

La sua idea ed i suoi scenari hanno dato ispirazione ad altre opere, come ad esempio Blade Runner e soprattutto la trilogia di Matrix, e creato le basi per scenari ambientati in un futuro post-apocalittico o comunque post-conflitti mondiali, dove in ogni momento si combatte tra il rimanere umani ed il diventare sempre più un tutt’uno con le macchine.

Anche Netflix non ha saputo resistere al fascino di Motoko e del suo corpo completamente cibernetico (una shell, appunto, ossia un guscio) e ha deciso di portare sulla propria piattaforma un riadattamento personale della storia, ambientato nel 2045. Nonostante la trama anche piuttosto interessante, il cast e il character design del famoso illustratore russo Ilya Kuvshinov, però, pare che la serie abbia lasciato il pubblico con sentimenti contrastanti.

Un cyborg poco espressivo

In effetti, pare che la maggior parte delle critiche rivolte alla serie sia dovuta proprio alla poca espressività dei personaggi.

Guardando la serie (della quale è stata confermata anche una seconda stagione) infatti si nota con difficoltà il cambio di espressioni dei personaggi, in particolare di Motoko e di Batō. Avere personaggi protagonisti con un volto quasi perennemente nella stessa espressione non crea il coinvolgimento che ci si aspetta.

Ancora, vengono fatti anche confronti con la sopracitata serie Beastars, sempre prodotta da Netflix (anche di questa è confermata una seconda stagione, in arrivo nel 2021), nella quale i protagonisti sono tutti diversi e nonostante tutto sono più espressivi. Motoko in particolare è quella che tende ad essere meno espressiva di tutti gli altri personaggi. È vero, è un personaggio forte e soprattutto serio (dopotutto è lei il maggiore), ma il suo viso è quasi sempre piatto, non arrivando a coinvolgere sul serio gli spettatori.

Il character design non è tutto

Forse in un tentativo di rimanere fedeli allo stile di illustrazione di Ilya Kuvshinov si sono “trattenuti” dal dare una maggiore espressività ai personaggi, col risultato però di non coinvolgere appieno il pubblico. La resa e il rendering generale dei modelli 3D tende inoltre a ricordare quella dei modelli utilizzati in diversi videogiochi, più che quella che ci si aspetta da una serie televisiva.

La qualità della serie, espressività quasi completamente assente a parte, è tuttavia piuttosto buona. C’è ovviamente un margine di miglioramento anche nella trama, ma sarà solo il tempo a dire se la seconda stagione sarà migliore della prima a livello tecnico e narrativo. In attesa della seconda stagione di Ghost in the Shell: SAC_2045, se siete curiosi riguardo il mondo dell’opera di Shirow Masamune, allora avrete molto da guardare e da leggere.
Dall’opera sono nati diversi film di animazione, serie TV sempre d’animazione e anche il film live action del 2017 con Scarlett Johansson nel ruolo di Motoko. Se invece volete guardare SAC_2045 potete farlo tranquillamente su Netflix, che di recente ha anche aggiunto il doppiaggio italiano.

About the Author

Anna Grimaldi
Studiare sei lingue è ancora poco per me. Principalmente interessata all'animazione, in particolare anime, e a film live action o di azione.