Il Divin Codino: la recensione del film Netflix su Roberto Baggio

Il Divin Codino: in arrivo un nuovo film Netflix su Roberto Baggio

Roberto Baggio non è soltanto uno dei calciatori più importanti che si siano mai distinti all’interno della cultura calcistica italiana, ma anche un personaggio controverso, continuamente oggetto di trattazione giornalistica e di attenzione mediatica. A partire dalla sua ideologia, fino a considerare le sue dichiarazioni e passando per una scelta culturale e religiosa che spesso viene messa in primo piano quando si parla del calciatore, ci sarebbe tanto da dire a proposito di quanto da considerare ci sia sul personaggio che ha fatto la storia del calcio italiano e non solo. Il Divin Codino tenta, attraverso una trattazione non soltanto biografica ma anche caratterialmente profonda, di riprendere gran parte delle caratteristiche di cui si è fatta precedentemente menzione; tuttavia, non sempre sembra essere esatto o puntiglioso su alcuni aspetti, che vengono sottovalutati o non considerati al meglio in virtù di una visione d’insieme differente rispetto a ciò che ci si potrebbe aspettare. Ecco tutto ciò che c’è da sapere a proposito del film Netflix su Roberto Baggio. 

Il film di Letizia Lamartire tra caratteristiche di Roberto Baggio e credenze

Nell’osservare del trailer di Il Divin Codino e nel rapportarsi al prodotto cinematografico dedicato alla figura di Roberto Baggio, è stato comprensibile aspettarsi un film che potesse sottolineare e riflettere alcuni elementi preponderanti all’interno della carriera dell’attaccante italiano che ha fatto la storia. In primis, non poteva che essere trattata la carriera ricco di grandissimo talento e pregna di grandissime abilità per un calciatore che è stato in grado di rivoluzionare il gioco, far appassionare migliaia di spettatori e, soprattutto, segnare un solco importante all’interno della storia del calcio.

In secondo luogo, la trattazione biografica di Roberto Baggio ha potuto godere di altri elementi che sono stati bene armonizzati – dal punto di vista della trama – data la regia di Letizia Lamartire, che ha cercato di offrire un taglio più drammatico, e meno documentaristico, della vita e della carriera dell’attaccante italiano. In primo luogo, in effetti, l’elemento fondamentale di cui si è fatto approfondimento è quello del buddismo, che ha comportato un radicale cambiamento nella vita, negli approcci e nelle credenze dell’attaccante italiano, non soltanto per questioni di natura strutturale, ma anche e soprattutto per una realtà di stampo ideologico e caratteriale.

Non è da meno la trattazione è privilegiata di tutte quelle caratteristiche che hanno riguardato il rapporto di Roberto Baggio con il suo tempo: a partire dal delicato e continuo confronto con i genitori fino a considerare una continua discrepanza rispetto a tanti altri campioni dei suoi anni, che si sono sempre mostrati come caratterialmente e mediaticamente differenti rispetto a una figura che – per certi aspetti – è sembrata da sempre isolata da un punto di vista ideologico e caratteriale. Insomma, il film di Letizia Lamartire parla dell’uomo prima che del calciatore, di Roberto prima che di Roberto Baggio, e ciò conferisce alla pellicola un fattore di realismo e di mancata piaggeria, a cui normalmente si assiste in casi di biopic.

Il Divin Codino non è un film calcistico, nonostante la figura di Roberto Baggio

In definitiva, ciò che emerge dagli aspetti relativi alla trattazione del film su Roberto Baggio è una caratteristica che non a tutti coloro che si rapportano a questo stesso prodotto cinematografico potrebbe piacere: il film in questione, per quanto parta da presupposti di natura calcistica, parlando e mettendo sullo schermo la vita e la carriera di uno dei calciatori più importanti della storia, non ha un valore prettamente calcistico. Ci si potrebbe aspettare ampi scorsi relativi a match che sono stati giocatori da parte del grande attaccante italiano, considerando azioni pregevoli, gol che hanno fatto la storia o il famoso rigore maledetto che ancora si ricorda, a distanza di decenni, e che ha condannato l’Italia alla sconfitta in finale mondiale contro il Brasile.

Al di là di questi aspetti, il film godere certamente di trattazione sportiva e calcistica maggiore, cercando di approfondire aspetti che avrebbero cercato di offrire elementi inediti o sconosciuti agli amanti e ai conoscitori dell’attaccante italiano. In virtù di una visione d’insieme più globale, però, che cerchi di far emergere soprattutto componenti caratteriali, personali e familiari del calciatore, si sacrifica molto di quell’impianto sportivo che naturalmente dominerebbe in un prodotto cinematografico simile, come alcuni film o documentari – Maradona in primis – hanno indicato nel corso degli anni.

About the Author

Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.