Recensione: Il gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio

La recensione di Il gatto con gli stivali 2 - L'ultimo desiderio, film della DreamWorks

Il gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio è diretto da Joel Crawford, sequel del capitolo spin-off dedicato all’animale protagonista nell’ormai lontano 2011. Questo nuovo film targato DreamWorks incrementa i riferimenti al mondo di Shrek, lasciandone intuire un ritorno a casa nel giro di qualche tempo. La ripresa di una delle saghe più fiorenti per la casa di produzione statunitense, passa per un titolo d’animazione tra i più interessanti distribuiti nel 2022. Ecco la trama e la recensione di Il gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio, diretto da Joel Crawford.

La trama di Il gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio, il nuovo film DreamWorks

Il gatto con gli stivali dopo le sue mille avventure, nell’incipit fa il gradasso mostrandosi ballerino e canterine in dimora altrui, affrontando al meglio un gigante e sopprimendo il mostruoso ostacolo in poco tempo, dopo una sequenza spettacolare visivamente. Nonostante un inizio col botto, si viene a conoscenza del fatto che il protagonista è sopraffatto dalla sua leggenda, e ha vissuto con troppa leggerezza le sue otto vite su nove, perdendole.

L’obiettivo del gatto, qui, è di scovare la Stella dei Desideri nella Foresta Nera per riappropriarsi delle vite perdute. Avendone una sola a disposizione, il protagonista è costretto a chiedere aiuto alla sua ex partner, l’affascinante Kitty Zampe di Velluto. Ma durante la nuova missione incontra Perrito, un cane che nel corso del film si dimostra sempre leale e tenero con gli altri personaggi. Infatti, Gatto e Perrito si incontrano in una pensione per gatti dove l’anziana signora si prende cura di tutti i mici; il cane si traveste per sembrare uno di loro e ricevere un tetto sotto cui ripararsi.

I villain sono vari: Riccioli D’oro e la famiglia criminale dei tre Orsi, e “Big” Jack Horner, colui che possiede la mappa ed è in cerca della Stella dei Desideri per accaparrarsi tutta la magia del mondo per dominarlo. Ma in particolare il Gatto sarà minacciato dal terrificante cacciatore di taglie, il Grande Lupo Cattivo, un incubo che lo perseguita costantemente. La morte per lui sarà motivo di tensione perenne, e dovrà riguardarsi più volte per evitarla.

La recensione di Il gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio, un ottimo ritorno all’animazione per la DreamWorks

Il ritorno all’animazione per la casa di produzione DreamWorks ha un sapore dolce, convincente sia per lo storytelling che per i contenuti veicolati con una tecnica mozzafiato, per adulti e piccini. Ancora una volta il target è vasto, questo grazie ai fattori sopracitati: la tecnica la si deve alla sperimentazione apportata dal capolavoro Spiderman: Un nuovo universo, che è riuscito a instaurare nuove animazioni per ibridare il fumetto e il cinema come mai si è riuscito a fare in precedenza. Il gatto con gli stivali 2 ne è debitore, ma l’utilizzo è decisamente più soddisfacente di I Mitchell contro le macchine (film d’animazione Netflix): il design di personaggi e ambienti è grottesco, espressivo e divertente; l’animazione ritocca il 2D, con movimenti a scatti e superfici dipinte a mano. Se tecnicamente l’operazione è promossa, pienamente riuscita, anche nel veicolare i messaggi e nel caratterizzare il suo protagonista, il film non è da meno.

Il ritmo incalzante permette allo spettatore, dai bambini agli adulti, di potersi divertire tra una battuta e l’altra (anche se meno presenti rispetto al film precedente) e soprattutto di godere di un’azione spettacolarizzata. Gatto è ossessionato dalla sua stessa figura, e rischia di disgregarsi internamente proprio perché fino ad adesso ha creato in sé una leggenda vivente tanto da non riuscire a vivere appieno: rifiuta la mano di Kitty, perde tutti i suoi amici, continua nel suo viaggio in solitudine da cavaliere errante senza macchia e senza paura. La leggenda, tanto cara come tematica al genere western nel quale il primo film si crogiolava spassosamente, si deve necessariamente scontrare con la realtà, umanizzando il protagonista alle prese con lo scopo di ripristinare tutte e nove le vite, ma soprattutto scontrandosi con la cruda verità di essere solo. Ricorda sicuramente gli archetipi narrativi di Sergio Leone, con dei protagonisti in conflitto con sé stessi e alla ricerca di un tesoro inestimabile, pronti a tutto pur di raggiungerlo. La solitudine va a perdersi poi pian piano che la narrazione prosegue, e in questo sequel non si tradisce questo meccanismo di presa di coscienza.

Gatto capisce l’importanza della fiducia in sé stesso ma soprattutto negli altri: Kitty e Perrito sono le persone che ama e che lo amano, imprescindibili per una vita gioiosa e vissuta appieno, anche se ciò significa rinunciare alla possibilità di morire per ben 8 volte senza conseguenze. Ma la consapevolezza nel ritrovarsi non è insito solo nel protagonista della pellicola, bensì anche ai cattivi, dato che Riccioli D’oro vorrebbe esprimere lo strano desiderio di liberarsi dalla sua famiglia di Orsi per trovarne una umana. Eppure, alla fine, anche lei comprenderà quanto l’amore vada oltre la razza. Chi non avrà nuove consapevolezze, poiché cattivo fino al midollo al punto da spaventare il paziente Grillo Parlante, è proprio Jack Horner. Il Lupo Cattivo va oltre l’essere metafora della morte che incombe sul Gatto, è fisicamente lì in quanto minaccia concreta; il suo fiato, da vero cacciatore di taglie che può appropriarsi della Leggenda vivente incarnata dal gatto con gli stivali, lo rende una presenza costantemente sinistra nelle movenze e nelle intenzioni. C’è addirittura un goccio di sangue nel primissimo scontro tra i due personaggi, qui presentati come nemesi; che possa tornare in futuro in un eventuale terzo capitolo? Nel frattempo, c’è un nuovo film su Shrek alle porte, e il finale di questo film lo dice a caratteri cubitali.

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Christian D'Avanzo
Cinefilo dalla nascita e scrittore appassionato. Credo fermamente nel potere dell'informazione e della consapevolezza. Da un anno caporedattore della redazione online di Quart4 Parete, tra una recensione e l'altro. Recente laureato in scienze della comunicazione - cinema e televisione presso l'università degli Studi Suor Orsola Benincasa.