Film d’animazione 2022: top e delusioni

Bilancio sull'animazione del 2022: i migliori film e le delusioni

Il 2023 è alle porte, si sta per concludere il 2022. I titoli di film girati con la tecnica d’animazione sono stati numerosi, tra alti e bassi; è giunto il momento di tirare le somme ed elencare le migliori pellicole animate e distribuite sia in sala che in streaming. Di seguito la lista della top dei film d’animazione del 2022 e le piccole delusioni, in ordine sparso:

La top

Ecco i migliori film d’animazione del 2022, senza un ordine preciso basato sulla qualità:

Il Gatto con gli Stivali 2: L’ultimo desiderio

Il sequel targato DreamWorks prosegue la scia della nuovissima tecnica d’animazione introdotta da Spiderman: Un Nuovo Universo. A distanza di 11 anni dal primo capitolo, il Gatto torna protagonista in una pellicola spin-off del mondo di Shrek, proponendo un film dall’ampio target. Per i bambini c’è a disposizione uno storytelling leggero, con personaggi teneri e dal respiro familiare; per gli adulti c’è la riflessione sul valore della vita in base alla morte, nonché alla presenza di chi si ama. Il Gatto con gli Stivali 2: L’ultimo desiderio ha un riscontro assolutamente positivo, per la maturità con la quale ci si approccia all’avventura western del protagonista, e per la leggerezza di una narrazione molto semplice quanto genuina.

Red

La Pixar torna nel 2022, anche se a dispetto di lavori passati come Soul e Luca, lo fa passando maggiormente inosservata. Gli Studios hanno dato vita al film Red, una rappresentazione dell’adolescenza femminile e i conflitti corporali (mestruazioni) e sociali (iniziale emarginazione) che ne derivano. Il character design è orientaleggiante, ed il personaggio principale è una volpe gigante dal pelo rosso, dolcissima e avvincente anche per l’aspetto marketing. La narrazione scorre facilmente senza grosse intuizioni visive, con espedienti di trama piuttosto semplici ma pur sempre efficaci; il finale con il rimando ai kaiju movie è il momento più alto sul piano dell’intrattenimento del film. L’introspezione, invece, è inserita con il pilota automatico e dopo tutto, va bene anche così. Film genuinamente standard e con qualche tocco orientale a renderlo accattivamente.

La fortuna di Nikuko

Anche il cinema nipponico offre qualcosa, come di consueto, in questa stagione cinematografica: La fortuna di Nikuko. Distribuito in Italia al cinema come evento extra per un numero limitato di proiezioni, il film diretto da Watanabe, regista di I figli del mare (2019) cambia registro e sforna un’importante opera di formazione al femminile, tentando con un tatto d’altri tempi, di offrire la dualità dei punti di vista in campo: quello della madre e quello della figlia. La quotidianità e la derivante monotonia o ordinarietà, sono elementi principali di una narrazione che si prende i suoi tempi pur presentando una durata piuttosto breve; ma l’intelligenza sta anche in questo, sapere quando fermarsi, ed è da apprezzare. Il cibo diventa fonte di piacere, gioia per gli occhi e per il palato; la sequenza retrò del flashback è il guizzo visivo più interessante del film.

Apollo 10 e mezzo

Opera personale di Richard Linklater, animata in modo tale da sembrare una meravigliosa allucinazione, un sogno pervasivo, un viaggio nella memoria dell’alter ego del regista. Gli anni ’60 della fantascienza al cinema coincide con la corsa allo Spazio: l’allunaggio. Il piccolo protagonista non è altro che il desiderio di Linklater di essere un famoso astronauta che sfrutta le minute dimensioni dell’Apollo 10 e mezzo, una nave costruita con misure sbagliate e perfette per il corpo di un bambino. Il pretesto familiare riporta lo spettatore ai tempi della Guerra del Vietnam, alle uccisioni di personaggi noti come il Presidente Kennedy e Martin Luther King, presentando il contesto storico di quel periodo come se fosse un documentario sinceramente vissuto, consumato. Il racconto è forte e convincente, le animazioni funzionali.

Wendell & Wild

Il ritorno di Selick a distanza di anni dal suo ultimo lavoro, Coraline e la porta magica, è direttamente su Netlix. Il suo Wendell & Wild, alla cui sceneggiatura ha lavora anche Jordan Peele, è una rappresentazione in stop-motion della ricerca di sé stessi. Kat, la protagonista, è rimasta orfana e soffre per episodi di bullismo, a cui risponde con violenza e ne paga le conseguenze. I Klaxon sono un modo per farsi beffe della politica trumpiana, ricordando l’ex Presidente degli USA anche fisicamente; la comunità afroamericana è protagonista per l’estetica della pellicola, in particolare per il character design dei personaggi (Wendell e Wild in prima linea), ma anche per parlare di accettazione di sé stessi, dell’altro in quanto diverso, e per rapportarsi con il dialogo con la vecchia generazione. Un’opera estremamente matura, autentica nel raccontare e animata incredibilmente con due mondi idealmente opposti, anche come colorazione, che entrano in contatto.

Pinocchio di Guillermo del Toro

Il miglior film d’animazione del 2022 è il Pinocchio di Guillermo del Toro, un esempio estremamente maturo e convincente di utilizzo sia della stop-motion sia della ripresa del materiale preesistente per ricucirlo con estetica e poetica autoriale. Del Toro prende il romanzo di Collodi da cui attinge e propone una declinazione diversa e su più fronti del ruolo genitoriale, svuotando di significato l’obbedienza legata al periodo storico della dittatura fascista, trasformando il paese dei balocchi in un campo d’addestramento patriottico. I simboli cristologici sono espedienti per riflettere sull’accettazione del diverso, nonché sul ruolo stesso del genitore. Pinocchio, in questo caso, non è altro che una umanizzazione della depressione di Geppetto, privato di un figlio a causa di una bomba (in chiesa). Squisitamente gotico, profondamente riflessivo, il regista messicano ridisegna i confini della vita e della morte, rappresentandone i valori in stop-motion.

Le delusioni

Ecco i film che ci hanno provato ma che non ci sono riusciti, facendo bene ma non benissimo, risultando deludenti:

Lightyear – La vera storia di Buzz

Secondo titolo rilasciato dagli Studi Pixar quest’anno, ma in sala, a differenza di Red che è stato distribuito direttamente su Disney+. La vera storia di Buzz è una storia semplice, forse fin troppo; a differenza degli altri titoli sopracitati, non è così genuina come potrebbe sembrare. Certo, i personaggi sono ben pensati e Sox è una spalla irresistibile, ma non basta ad affrontare le responsabilità di essere il film spin-off che ha fatto innamorare Andy dello Space Ranger. Lightyear nel film è un protagonista impavido, carico di doveri e di voglia di far bene, anche con una certa tenerezza c’è la rappresentazione delle relazioni umane. Peccato che l’effetto nostalgia e le continue citazioni a film fantascientifici come Interstellar, ad un certo punto risultino vaghe e poco pratici. Il finale è interessante per la rappresentazione della sfida a sé stessi e al cambiamento personale; è tutto ciò che c’è nel mezzo a risultare poco epico e labilmente piatto.

Strange World – Un mondo misterioso

Strange World – Un mondo misterioso, è un film Disney basato sugli archetipi narrativi dei romanzi di avventura anni ’50, così come l’immaginario a cui fa riferimento è proprio di quell’epoca. La fattoria è la casa dei sogni, la voglia di rivalsa passa per il cambiamento personale. Il meglio del film sta nei sotto testi autentici e ben inseriti, in modo naturale; ciò che non funziona è l’aspetto commerciale siccome un film con poca azione e molti dialoghi rischiano di perdere durante il tragitto l’attenzione dei più piccoli, e di non interessare troppo gli adulti, che non è detto abbiano nostalgia di quella tipologia di atmosfera e di quei racconti. Il dialogo è il protagonista, ponte tra due generazioni per un futuro migliore; ottimo il rimando (anche non voluto) all’attuale situazione energetica. Peccato per una mancanza, come nel caso precedente, di pathos e originalità d’azione e nei meccanismi d’intrattenimento.

About the Author

Christian D'Avanzo
Cinefilo dalla nascita e scrittore appassionato. Credo fermamente nel potere dell'informazione e della consapevolezza. Da un anno caporedattore della redazione online di Quart4 Parete, tra una recensione e l'altro. Recente laureato in scienze della comunicazione - cinema e televisione presso l'università degli Studi Suor Orsola Benincasa.