La creazione di saghe cinematografiche caratterizza il risultato di un insieme di progetti e di ambizioni che, nella realtà del cinema, si concretizzano sulla base di produzioni particolarmente importanti. La trasposizione di materiale culturale, letterario o teatrale, che trova vita sul grande schermo attraverso un numero consistente di opere, non è certamente cosa semplice: quell’inventiva che definisce i primi lavori è, naturalmente, oggetto di una necessaria replica nei lavori successivi e la concezione dei primi lavori non può certamente scemare o diminuire nelle realizzazioni successive. Per questi e altri motivi, non sempre ci si ritrova di fronte a grandi saghe che vengono concepite sul grande schermo e quelle esistenti caratterizzano dei veri e propri riferimenti culturali per addetti ai lavori e spettatori. Grazie all’inventiva di Kenneth Branagh e ad una produzione importantissima, il progetto di realizzare un universo cinematografico su Hercule Poirot, basato sui lavori di Agatha Christie, sembra essere più che semplicemente reale e i primi lavori non hanno sicuramente deluso.
Assassinio sull’Orient Express e l’esperimento riuscito di Kenneth Branagh
Nel prendere in considerazione le due opere che potrebbero comporre i pilastri iniziali di un universo cinematografico basato sulle opere di Agatha Christie e sul personaggio di Hercule Poirot, non si può che partire – per un motivo prettamente cronologico – dal prodotto cinematografico Assassinio sull’Orient Express, distribuito nel 2017 e prontamente accolto da critiche particolarmente positive. Il lavoro di Kenneth Branagh è apparso, sotto diversi punti di vista, più che soddisfacente, in virtù di un impegno di produzione – nel cercare di dare una definizione esatta all’idea di adattamento del personaggio e delle opere di Agatha Christie – che, chiaramente, ha avuto i suoi riflessi nella scelta di un cast corale particolarmente omogeneo e funzionante in ognuna delle sue parti. Le scelte di stile e di regia, inoltre, che caratterizzano l’operato di Kenneth Branagh non hanno deluso e, attraverso questo lavoro, l’attore e regista britannico ha dimostrato di potersi nettamente distaccare da quelle opere per grandi pubblici (Cerentola, Thor) che l’avevano interessato nella prima parte della sua carriera.
Assassinio sull’Orient Express è stato prodotto da Ridley Scott, Mark Gordon, Simon Kinberg, Kenneth Branagh, Judy Hofflund, Michael Schaefer, e vede la presenza di un cast corale, comprendente i seguenti attori: Penélope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Johnny Depp, Josh Gad, Derek Jacobi, Leslie Odom Jr., Michelle Pfeiffer e Daisy Ridley, oltre che il regista stesso che veste i panni del protagonista Hercule Poirot. L’effetto risultante della pellicola, fatta salva la parte finale del film che sembra aver perso un po’ di mordente rispetto al contesto generale del prodotto cinematografico, è più che soddisfacente per lo spettatore.
Le scelte stilistiche di Kenneth Branagh hanno convinto spettatori e addetti ai lavori in un ideale connubio tra un’espressione artistica tipicamente appartenente al genere del giallo (detective apparentemente infallibile colto in momenti di compartecipazione emotiva, soggettività statuaria dei personaggi, ricerca minuziosa e ossessiva del dettaglio, colpo di scena e cliffhanger finale capace di collegare alla storia successiva) e una definizione teatrale del set cinematografico, oltre che dei personaggi stessi. Il set del treno, inoltre, che molto raramente lascia spazio ad inquadrature esterne mai slegate dal contesto dominante, rende il film particolarmente gradevole anche dal punto di vista estetico. Contenutisticamente parlando, chiaramente, si può dir poco di un lavoro che muove le sue basi da una narrazione da sempre convincente nell’ambito della storia della letteratura; tuttavia, con Kenneth Branagh, per quanto il romanzo omonimo fosse stato già adattato per grande schermo da Sidney Lumet nel 1974, si avverte per la prima volta un impegno serio nel definire l’opera letteraria anche nel contesto cinematografico.
Assassinio sul Nilo e la patina shakespeariana del secondo film su Hercule Poirot
Con Assassinio sul Nilo, del 2022, il progetto dell’universo cinematografico basato sulle opere di Agatha Christie ha preso forma per l’attore e regista britannico. In una sua intervista, Kenneth Branagh aveva dichiarato quanto segue: «Penso che ci siano ottime possibilità di farlo. Con 66 libri, racconti e pièce teatrali, c’è molto materiale e lei stessa ha mescolato spesso i suoi personaggi nei libri. Si ha la sensazione di un vero e proprio universo, un po’ come quello di Dickens. Un mondo nel quale vivono vari personaggi. Quindi credo che quest’ipotesi abbia delle possibilità.»
Se il numero consistente di opere e di adattamenti possibili sicuramente convince per un motivo prettamente quantitativo, la selezione delle opere rappresenta un fattore importante, al fine di offrire un prodotto cinematografico decisivo in virtù di una logica di costruzione di una vera e propria saga cinematografica crescente nei suoi caratteri e delle sue definizioni. Assassinio sul Nilo, per certi versi, è apparso ancor più pregno del lavoro e dell’ideologia cinematografica di Kenneth Branagh, per quanto siano numerose le sbavature e i difetti che hanno portato molti spettatori del prodotto cinematografico a criticarne contenuti e scelte di regia. Ancora una volta il cast corale merita una sua definizione; all’interno del film hanno recitato i seguenti attori: Tom Bateman, Annette Bening, Russell Brand, Ali Fazal, Dawn French, Gal Gadot, Armie Hammer, Rose Leslie, Emma Mackey, Sophie Okonedo, Jennifer Saunders e Letitia Wright, a cui si aggiunge l’attore che ha mantenuto la sua interpretazione di Hercule Poirot. Anche la produzione è rimasta importante, con i nomi Ridley Scott, Kenneth Branagh, Judy Hofflund, Kevin J. Walsh che hanno definito il film in quanto a finanziamento effettivo.
Nell’opera di Kenneth Branagh si nota un passo in avanti verso quella concezione di universo cinematografico che ha definito la maggior parte delle saghe di successo: immergersi all’interno dell’opera non è possibile attraverso il semplice adattamento “letterale” di un prodotto di riferimento, ma passa attraverso scelte ideologiche e contenutistiche che si traducono in fattori che potranno essere osservati e percepiti sul grande schermo, oltre che in grado di restituire il senso di firma di un determinato film. L’impianto romantico del secondo film di Kenneth Branagh su Hercule Poirot è sicuramente più presente e importante del primo, oltre che in grado di definire, in maniera certamente non banale, il filo conduttore del prodotto cinematografico. L’anima shakespeariana del film – a dimostrazione di una carriera teatrale mai fine a se stessa del britannico – definisce la bellezza del prodotto stesso, che evidenzia i suoi difetti in una questione più legata a regia e scelte attoriali (Russell Brand, tra gli altri, sembra a disagio in un ruolo non comico) che non a un discorso stilistico e interpretativo.
Perché Kenneth Branagh è “l’uomo giusto” per creare un universo cinematografico su Hercule Poirot?
Guardando ai due film precedentemente citati e considerando la possibilità di vederne degli altri, non si può non provare un certo senso di fascino che alimenta la visione dei prodotti cinematografici stessi e che viene costantemente alimentato, a dire il vero, dalla grandissima caratura letteraria delle opere di Agatha Christie. Il connubio che potrebbe crearsi, immaginando future trasposizioni cinematografiche, non può che lasciare grandi aspettative, dal momento che Kenneth Branagh appare fortemente e fermamente calato in un ruolo attoriale e registico che convince spettatori e addetti ai lavori. L’attore e regista britannico, in effetti, si rapporta perfettamente alle opere basate sul personaggio di Hercule Poirot, per un motivo soprattutto culturale che incide particolarmente sulla realizzazione di ogni sua pellicola.
La consistente carriera teatrale di Kenneth Branagh, oltre che il rapporto con uno dei più grandi autori della letteratura mondiale (William Shakespeare) offrono la possibilità di ribadire alcune delle definizioni già offerte sul grande schermo in una chiave differente, dettata dalla presenza di un’ispirazione non poetica ma letteraria e, per questo, meno bisognosa di adattamenti evocativi e fascinosi. L’ascesa dell’attore e regista britannico, inoltre, avvertita soprattutto dalla realizzazione di Belfast, rende lo stesso protagonista di una contemporaneità cinematografica in cui ci sono sicuramente pochi altri, soprattutto nel mondo della regia, che potrebbero fare di meglio.