I film della Fase 1 del Marvel Cinematic Universe dal peggiore al migliore

Film Fase 1 MCU dal peggiore al migliore

Inaugurata a partire dal 2008, con l’uscita di Iron Man al cinema, la cosiddetta Fase 1 del Marvel Cinematic Universe ha aperto, contemporaneamente, anche la saga dell’infinito, che si è conclusa con gli eventi osservati all’interno di Avengers: Endgame. La Fase 1 del Marvel Cinematic Universe, a posteriori, è stata ritenuta da tantissimi fan come una delle migliori dell’intero apparato cinematografico della Marvel, in virtù della caratterizzazione dei personaggi e di numerosi film che, in poco tempo, hanno già ottenuto un grandissimo successo tra i fan, tanto da essere considerati, in alcuni casi, dei veri e propri cult; ma sarà davvero così? Vale la pena approfondire tutto ciò che c’è da sapere a proposito della Fase 1 del Marvel Cinematic Universe, attraverso una classifica che riguardi i film dal peggiore al migliore.

Iron Man 2

Il film oggettivamente peggiore nella Fase 1 del Marvel Cinematic Universe è Iron Man 2. Il prodotto cinematografico in questione caratterizza il sequel del primo Iron Man, che ha inaugurato la Fase 1 del Marvel Cinematic Universe; se il primo film aveva ottenuto un buon successo di pubblico e di critica, essendo candidato addirittura agli Oscar per ben due categorie, Iron Man 2 sembra aver già esaurito tutte le buone idee di partenza, sia dal punto di vista narrativo, sia per quel che concerne l’impianto puramente tecnico. Il film del 2010, diretto da Jon Favreau, funziona in quanto terza pellicola del Marvel Cinematic Universe, se si considera anche L’Incredibile Hulk con Edward Norton all’interno della continuity Marvel.

Per quanto, all’interno del film, sia introdotta per la prima volta la Black Widow interpretata da Scarlett Johansson, che dovrebbe essere portatrice di un messaggio femminista neanche troppo accentuato (la scena in cui atterra numerosi membri della sicurezza mentre Happy riesce a disarmarne soltanto una è terribile), il film pecca in ogni sua componente. La narrazione è particolarmente scarna, dal momento che richiama l’impianto delle classiche soap opera statunitensi che si risolvono con il più prevedibile dei lieto fine, mentre lo stesso comparto tecnico del film sembra essere animato da una mancata voglia di realizzare il prodotto in modo soddisfacente. L’elemento peggiore, trattandosi comunque di un film del 2010, è il ricorso alle transizioni del regista che, rispetto al primo film, dimostra ancor meno inventiva nel suo lavoro. Non funziona neanche il villain, interpretato da Mickey Rourke, che appare piuttosto pallido nella sua caratterizzazione e che non riesce mai davvero a impressionare lo spettatore sullo schermo, sia per quel che concerne le sue azioni, sia per quanto riguarda l’intera personalizzazione del personaggio. L’intera narrazione, in definitiva, appare piuttosto vuota, nonché priva di idee a seguito di un primo film che, comunque, aveva permesso di approfondire, da un punto di vista prettamente morale, la storia di Tony Stark e del suo rapporto con la crudeltà del mondo occidentale.

L’incredibile Hulk

Il secondo tra i film peggiori della fase 1 del Marvel Cinematic Universe è L’Incredibile Hulk, diretto da Louis Letterier nel 2008. In realtà, si tratta di un prodotto cinematografico dalla difficile collocazione, dal momento che si fa fatica a ritenerlo parte del Marvel Cinematic Universe stess; il problema, causato dal conflitto dei diritti con la Universal Studios, si è concretizzato attraverso l’impossibilità di realizzare un sequel in cui Hulk fosse protagonista o personaggio principale. Inoltre, per lo stesso motivo, il film non compare neanche nella piattaforma di streaming Disney Plus, nella quale è possibile vedere tutti i film appartenenti alle diverse fasi del Marvel Cinematic Universe.

Tornando al prodotto cinematografico in questione, che vede l’interpretazione di Edward Norton nei panni del protagonista, l’intenzione iniziale era quella di realizzare un reboot del precedente Hulk di Eric Bana, distribuito nel 2003, attraverso una concezione del personaggio piuttosto lontana dall’universo Marvel tradizionale: il personaggio interpretato da Edward Norton, infatti, si sottopone volontariamente a una tipologia di esperimento che gli permette di trasformarsi in Hulk, mentre nella trattazione tradizionale il supereroe viene investito dai raggi gamma nel tentativo di salvare Rick Jones. Il film in questione appare sostanzialmente monodimensionale, in quanto l’intero impianto morale del prodotto, che avrebbe tempo e spazio per essere sviluppato – soprattutto per quel che concerne le scene in Brasile di cui si è parlato particolarmente per quel che concerne l’importanza di rappresentare le favelas – appare piuttosto striminzito e scarno.

L’obiettivo del film è dichiaratamente quello di realizzare un impianto che sia comprensivo di sole scene d’azione, che in effetti non mancano all’interno della pellicola: tuttavia, da un lato queste ultime risultano essere anche troppo sovrabbondanti, dal momento che sacrificano anche una basilare caratterizzazione morale e psicologica dei personaggi, dall’altro l’intero comparto di animazione e CGI appare piuttosto debol,; tanto da restituire un prodotto tutt’altro che gradevole da osservare sullo schermo. A differenza del precedente Iron Man 2, che tra i suoi difetti mostrava anche un’assenza completa di narrazione avvincente, almeno L’Incredibile Hulk con Edward Norton riesce a sopperire ai suoi numerosissimi problemi con continue scene d’azione, che riescono comunque a non far percepire la durata totale di 112 minuti sullo schermo. Come è emerso nel corso degli anni, Edward Norton sarebbe stato ben lieto di interpretare il personaggio in più film, raggiungendo addirittura una caratterizzazione simile al Batman di Christopher Nolan. Tuttavia, il progetto non è stato mai realizzato, anche per ambizioni differenti da parte della Marvel che hanno, poi, sostituito l’attore con Mark Ruffalo. Il futuro e il declino del supereroe è sotto gli occhi di tutti.

Thor

In una posizione più mediana, per quanto non sia esente da difetti e, è Thor, film che permette di affrontare, per la prima volta all’interno dell’universo cinematografico, la mitologia norrena, attraverso parte di quelle narrazioni che sono divenute celebri dal punto di vista letterario e fumettistico. Il film del 2011, diretto da Kenneth Branagh, permette di osservare per la prima volta sullo schermo il Thor di Chris Hemsworth, oltre che Tom Hiddleston nei panni di Loki, Natalie Portman in quelli di Jane Foster e tanti altri attori, come Anthony Hopkins che veste i panni di Odino, Idris Elba, Stellan Skargaard e non solo; il prodotto cinematografico in questione appare, se lo si osserva attraverso la prospettiva della contemporaneità, comunque uno dei migliori dell’intera saga cinematografica dedicata a Thor. Il vero problema, per quel che concerne il personaggio che, dopo aver osservato il responso critico per il suo ultimo film, si è detto interessato ad un cambiamento delle caratterizzazioni del suo supereroe, non sta tanto nel primo film, quanto più in una concezione generale del personaggio che, per quanto avesse delle enormi potenzialità narrative e strutturali – attingendo molto dalla mitologia norrena che ha tantissimo da raccontare – è stato sempre sviluppato male, dal punto di vista narrativo e cinematografico, per motivi differenti.

Gli ultimi due film di Thor, diretti da Taika Waititi, sono ampiamente riconosciuti per un carattere parodistico e pop che, ormai, supera anche la linea dell’eccesso, riuscendo addirittura a stancare anche i fan più appassionati dei prodotti Marvel e del personaggio di Thor stesso. I primi due film dedicati a Thor, però, non sono certamente esenti da colpe e problemi, dal momento che l’intero impianto narrativo risulta essere addirittura estremizzato nell’altro senso, in virtù di una narrazione spesso stanca e priva di caratteri approfonditi in modo ideale dal punto di vista strutturale; tutto sommato, il Thor del 2011 è un film che funziona nella sua linearità, dal momento che permette di introdurre un personaggio che viene a contatto, nonostante il suo carattere divino, con una personalità particolarmente difficile e scontrosa, oltre che testarda, che non gli permette di diventare Re di Asgard.

Allo stesso tempo, il Loki di Tom Hiddleston è tra i villain, almeno nelle fasi iniziali, più funzionali che siano presenti nell’intero apparato del Marvel Cinematic Universe, nonché uno dei personaggi che hanno subito le maggiori trasformazioni morali e psicologiche, tali da permettere a qualsiasi fan di amare questo personaggio, indipendentemente da quale sia il proprio supereroe preferito. Funziona anche l’incontro di Thor con la terra, i suoi costumi e l’insieme delle tradizioni terrestri che sono assolutamente sconosciute per un supereroe di questo genere. Tuttavia, il film si risolve, così come i successivi, in una serie di scelte narrative e registiche che non funzionano nel migliore dei modi, dal momento che comportano soltanto la banalizzazione di un personaggio che, prima ancora dei due film diretti da Taika Waititi, sembrava essere già off target per la maggior parte degli spettatori. Per questo motivo, guardando anche alle possibili potenzialità che il Thor del Marvel Cinematic Universe avrebbe potuto ottenere, se si dà uno sguardo ai numerosi videogiochi o alle narrazioni letterarie incentrate sulla mitologia norrena, non si può che storcere il naso di fronte ad un prodotto che, comunque, rispetto ai due precedentemente citati, funziona nelle sue caratteristiche e nella sua idea di comunicazione cinematografica.

Iron Man

Come già indicato precedentemente, Iron Man è il film del 2008 che apre il Marvel Cinematic Universe, soprattutto nella concezione generale degli Avengers che deriva dalla scena post-credit del film con Samuel L. Jackson. A differenza del secondo, nonché del terzo film che chiude la saga incentrata sul personaggio di Tony Stark, Iron Man possiede dei caratteri che sono sostanzialmente positivi, nonostante i numerosi errori tecnici del film candidato all’Oscar per ben due categorie. La narrazione di Tony Stark, un uomo particolarmente indifferente e dedito al completo lusso, si scontra con la cruda realtà del rapimento in Afghanistan, che riguarda il protagonista della pellicola in una serie di azioni che, poi, provocheranno la sua fuga e la nascita del supereroe d’acciaio.

Sotto questo punto di vista, la narrazione di iron Man supera addirittura i caratteri fumettistici, sia per quel che concerne l’impianto morale del personaggio, sia per quanto riguarda il successo che Iron Man assume nel corso del tempo all’interno dei prodotti cinematografici. Funzionale, al racconto, anche l‘introduzione di un villain piuttosto marginale, rispetto ai film futuri, interpretato da Jeff Bridges. In questa fase storica dei film della Marvel, i villain sono sviluppati solo ed esclusivamente per essere mono-film, con una nascita, un apogeo e un successivo declino all’interno della pellicola, che corrisponde con la fine del terzo atto. Tecnicamente parlando, dunque – anche sulla base del fatto che il film sia del 2008 – è giusto non aspettarsi alcun eccesso, oltre che pochi (pochissimi) lampi di genio all’interno di una pellicola standard, sotto tutti i punti di vista. Per questo motivo, appare piuttosto intelligente la scelta di non donare eccessivo spazio a un personaggio soltanto introduttivo, rispetto ad una narrazione che diventa più complessa per altri aspetti. Iron Man è il perfetto prodotto da cui ci si aspetta un sequel, dunque sa non esaurire i suoi caratteri, permette di mostrare la crescita del personaggio in modo graduale e stupisce anche con la realizzazione del suo plot twist, benché piuttosto telefonato, finale.

Captain America – Il primo vendicatore

Se con il personaggio di Thor si è stati piuttosto critici, soprattutto per quel che concerne lo sviluppo del personaggio nel corso dei quattro film della saga, non si può che restituire tutti i caratteri positivi alla realizzazione e alla creazione dei caratteri tipici di Captain America. Introdotto per la prima volta all’interno del Marvel Cinematic Universe nel 2011, attraverso il film Captain America – Il primo vendicatore, il primo Avengers ha sempre goduto di un’ottima caratterizzazione morale, psicologica ed etica del personaggio. Il prodotto cinematografico in questione, diretto da Joe Johnson, ha l’unico grande difetto di presentare un effetto speciale orribile oer quel che concerne il protagonista Steve Rogers nelle prime fasi del film, quando, pur essendo piuttosto magro e inadatto a vivere una vita in guerra, decide di offrirsi per salvare la sua patria in occasione della seconda guerra mondiale.

È ovvio che, considerando anche la CGI del 2011, realizzare un effetto speciale di questo genere fosse sostanzialmente difficile, data la struttura fisica di Chris Evans che veste i panni del protagonista, ma il risultato fa piuttosto sorridere per quel che concerne il palese errore presente sullo schermo; al di là di questo aspetto, però, Captain America vive di numerosi pregi, soprattutto per quel che concerne la concezione generale del personaggio che, addirittura, sarà reso migliore e più amato nel secondo film, facente parte della Fase 2 del Marvel Cinematic Universe. Tutto sommato, dunque, Captain America riesce a introdurre e a sviluppare perfettamente la morale tipica dei più classici film americani, legati all’ambito della guerra e della nazione: Steve Rogers è un uomo che, dal punto di vista morale, funziona perfettamente, dato il suo enorme attaccamento alla patria e, soprattutto, in virtù di una grande abnegazione che viene percepita con grande positività dallo spettatore sul grande e piccolo schermo; è importante, allo stesso tempo, anche la caratterizzazione del villain, Teschio Rosso, che ritornerà attraverso alcuni caratteri anche nelle pellicole successive, oltre che del personaggio di Bucky, fondamentale in quanto a concezione personalistica nell’intero Marvel Cinematic Universe (torna in Captain America – The Winter Soldier e Avengers: Infinity Wars). Insomma, non si può che restituire al film un gran numero di caratteri positivi, soprattutto per quel che concerne una pellicola che, nei suoi 124 minuti totali, sa impressionare lo spettatore e, allo stesso tempo, permette di condurre una narrazione ideale in virtù del successivo film degli Avengers.

The Avengers

Il miglior film della Fase 1 del Marvel Cinematic Universe è The Avengers, prodotto cinematografico del 2012 scritto e diretto da Joss Whedon, che chiude la Fase 1 del MCU; il primo grande evento crossover realizzato dalla Marvel, con tutti i supereroi precedentemente presentati all’interno della Fase 1, vede la presenza sullo schermo di attori come Robert Downey Jr, Chris Evans, Mark Ruffalo, Chris Hemsworth, Scarlett Johansson, Tom Hiddleston, Stellan Skarsgaard, Samuel L. Jackson e Clark Gregg. Date le aspettative della vigilia, che vedevano in questo film un prodotto particolarmente atteso dopo la presentazione dei supereroi nei precedenti film, non si può che dire che il risultato sia stato sicuramente notevole. The Avengers supera, per caratterizzazione generale della pellicola e concezione dell’intero spazio del crossover, la maggior parte dei futuri eventi Marvel, che vedono la compresenza di attori dal grande calibro e dalla forte personalità sullo schermo; merito di una regia particolarmente intelligente di Joss Whedon, che ha saputo gestire perfettamente la numerosa e folta presenza di personaggi per mezzo di una serie di espedienti che, in primo luogo, portassero i supereroi stessi ad essere spesso separati, in secondo luogo permettessero di generare un grande equilibrio sulla base di una narrazione volutamente corale e caotica.

Nessuno dei supereroi spicca sull’altro, per quanto ognuno degli stessi sappia donare molto, in termini di caratterizzazione psicologica, alla pellicola: il Tony Stark di Robert Downey Jr. spicca per il grande carisma portato sul grande schermo attraverso Iron Man, per mezzo di una concezione del personaggio che finalmente viene fatta evolvere da un punto di vista morale, mentre la precedentemente citata abnegazione di Chris Evans con Steve Rogers si risolve anche in una serie di conflitti interiori portati sullo schermo. Lo stesso Hulk di Mark Ruffalo, unico caso in tutto il Marvel cinematic universe, funziona perfettamente, grazie alla nuova gestione della rabbia, oltre che in virtù dell’approfondimento di un personaggio che si pensava, a seguito di questo film, potesse diventare non soltanto l’Avenger più forte, ma anche l’attore migliore all’interno dell’intera Marvel. Purtroppo, come osservato successivamente, le aspettative della vigilia saranno tradite da una concezione molto più goffa e grottesca del personaggio che, in un primo momento, aveva superato anche Eric Bana ed Edward Norton in quanto ad apprezzamenti della critica e del pubblico. In generale, dato anche l’inserimento di Loki nei panni del villain, che scatena l’insieme degli eventi che riguardano New York, il film è più che semplicemente godibile, ricco di effetti speciali che convincono, divertenti nelle sue immagini, attrattivo per quel che concerne la sua narrazione e, infine, addirittura capace di far ridere con la scena post-credit che vede i supereroi mangiare all’interno di un fast food. Film assolutamente promosso e, nel complesso, uno dei migliori prodotti del Marvel Cinematic Universe.

About the Author

Bruno Santini
Laureando in comunicazione e marketing, copywriter presso la Wolf Agency di Moncalieri (TO) e grande estimatore delle geometrie wesandersoniane. Amante del cinema in tutte le sue definizioni ed esperto in news di attualità, recensioni e approfondimenti.